Lorenzo, è interessante comprendere la storia di questo progetto, per te che sei musicista laureato al conservatorio, raccontaci com’è nata l’esigenza di comporre e registrare un album di solo pianoforte?
Ho sempre desiderato di registrare un album in piano solo, sia perché consente molta libertà a livello esecutivo dal momento che non ci sono altri musicisti con cui interagire, sia perché rappresenta una sfida, a livello sia tecnico che espressivo, molto impegnativa.
Dieci brani per oltre cinquanta minuti di musica, nove inediti più uno splendido omaggio ai Beatles con We can work it out (un loro singolo del 1965 coverizzato anche dai Deep Purple in The book of Taliesyn nel 68), ci descrivi sinteticamente, traccia per traccia, la genesi di ogni composizione?
Incipit è semplicemente una breve introduzione nata da un’improvvisazione.
A Piece of Cake è una sorta di brano folk molto vivace, anche se in alcuni punti compaiono delle armonie più moderne.
Spider è un misto di jazz modale e tonale, con una sezione centrale che riprende probabilmente alcuni elementi più legati al progressive rock o comunque ad un jazz moderno.
Hide and Seek è un pezzo più delicato, in cui ho tentato di unire delle melodie molto cantabili e pop ad una struttura più elaborata.
We Can Work it Out è il mio omaggio ad uno dei miei brani preferiti dei Beatles, che ho riarrangiato in maniera più jazz/soul.
Eleventh Avenue è ispirato alla musica di Thelonious Monk, in cui ho ripreso per l’appunto l’utilizzo degli accordi di undicesima diesis molto utilizzati dal pianista.
‘Round Midday è un’altra composizione dedicata a Monk e liberamente ispirata a ‘Round Midnight, di cui ho ripreso le prime quattro note del tema.
In a Haunted House è il brano più progressive dell’album, una sorta di mini suite con molte sezioni.
Anything to Say è un brano molto melodico in cui ho sperimentato l’unione di melodie folk, armonie jazz e alcune atmosfere provenienti dalla musica impressionista.
Egg Dance è una veloce danza in tre quarti.
Quanto è differente “raccontare una storia” attraverso un brano totalmente strumentale rispetto a composizioni che hanno testo e musica?
Personalmente, trovo più stimolante provare a suscitare delle emozioni semplicemente con le note. Ho scritto dei testi (e continuo a farlo), ma al momento sono maggiormente interessato alla suggestione della musica strumentale, da un certo punto di vista anche più potente di quella con un testo, in quanto non legata al significato delle parole.
Se ti dico Thelonious Monk cosa mi rispondi?
Monk è stato l’oggetto di studio della mia tesi del triennio di Pianoforte Jazz ed è uno dei miei pianisti preferiti, sia per l’innovazione nell’approccio esecutivo, sia per la bellezza delle sue composizioni.
Com’è suonare in un disco senza i tuoi compagni di avventura progressiva dei Mobius Strip?
Ho pensato che le composizioni di In a Haunted House avrebbero funzionato meglio in piano solo, per cui non mi sono avvalso della collaborazione dei miei colleghi per questo progetto. Ovviamente con i Möbius Strip continuiamo a suonare assieme, stiamo anche lavorando sul nostro terzo album.
Le copertine dei due dischi dei Mobius Strip erano “fumettistiche” seppur di grande spessore grafico, di tutt’altro genere quella di “In a Haunted House”, com’è nata questa scelta?
Sebbene credo che la musica di In a Haunted House sia molto varia, dato l’utilizzo del solo pianoforte è probabilmente più legata ad un senso di introspezione (seppure ci siano molti brani energici e gioiosi), mentre quella dei Möbius Strip è più potente a livello sonoro, per cui ho ritenuto opportuno utilizzare un altro tipo di copertina per questo lavoro. Fortunatamente, Franco Valente è un caro amico di famiglia ed un ottimo fotografo, per cui sapevo che avrei potuto contare su di lui.
Una giornalista sul web ti ha definito: “Un prodigio della musica. Giovane di talento e appassionato”, cosa provi nel leggere siffatte lodi?
Ovviamente sono lusingato, ce la metto tutta per provare a dare il mio piccolo contributo.
Tu oltre ad essere valente compositore e pianista sei anche un ingegnere. Tra le qualità precipue della categoria professionale c’è quella di essere un leader, come artista ti rispecchi in tale peculiarità?
Non mi considero un leader, semplicemente ci sono alcuni progetti musicali di cui faccio parte in cui, essendo io il principale compositore, so di essere il più indicato a dirigere i lavori.
Il tuo debutto solistico avrà un seguito o si tratta di un episodio a se’ stante?
Attualmente sto lavorando su diverse composizioni per il progetto da solista. Molto probabilmente il prossimo disco non sarà di nuovo in piano solo perché sto scrivendo principalmente per formazioni più estese, spero comunque di continuare ad avere la possibilità di promuovere In a Haunted House dal vivo prima del prossimo album.
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