Rikard Sjoblom (Beardfish)

Rikard Sjoblom (Beardfish)
“La luce sul Prog non si è mai spenta, è stata solo offuscata in attesa di nuova energia dal risveglio delle coscienze....”. (Mauro Pini)

domenica 29 marzo 2020

Quel che disse il tuono

Solenne si erge alta e splende la seduzione del disco che ho di fronte a me in un gioco di specchi. Mi è naturale iniziare questo mio scritto parafrasando il contenuto del primo brano dell' album d'esordio "Il velo dei riflessi" dei lombardi "Quel che disse il tuono" in quanto la parte testuale seppur di minore dimensione (quantitativa non qualitativa!) è di grande spessore semantico. 
Quel che disse il tuono è un progetto che prende forma nel Gennaio 2019 grazie alla chitarrista e cofondatrice degli Unreal City, la talentuosa/fascinosa Francesca Zanetta con l'intento, assieme agli altri amici musicisti (vedi line up), di lasciare nuove e significative impronte sonore nel mondo progressivo del terzo millennio. Il disco "Il velo dei riflessi", rilasciato il 20 Marzo 2020 per AMS Records, sei tracce per quasi 50 minuti di musica che inizia e termina con l'evocativo rumore del tuono, è un concept album sinfonico in cui Hammond, Mellotron e gli altri strumenti ci guidano in un viaggio profondo alla ricerca di noi stessi. Un essere umano, potresti essere anche tu che leggi o io che sto scrivendo, si trova in una stanza a lui ignota con specchi che deformano la sua imago e ne riflettano eventuali forme personologiche che possono sconfinare in devianze patologiche in una sorta di delirio dissociativo tipico della schizofrenia: Il paradigma dello specchio (primo specchio) " Osservo il mio volto specchiarsi in sè...come un giovane soldato, ho bocca aperta e testa nuda". Figlio dell'uomo (secondo specchio) " Io nato folle, fiamma, carbone....l'uomo nel suo Eden, beve a lunghi sorsi l'ideale" . Chi ti cammina accanto? ( terzo specchio). Il bastone il serpente (quarto specchio) " Nero come assenzio scorre il mio sangue...sovrano certo di un regno vuoto, fermo solenne e imperfetto, io sono eterno". Il nostro protagonista sembra in balia delle sue molteplici personalità e appare avviato verso una immanente e inevitabile  Tragedia ("Trauerspiel") dell'Io, ma la capacità umana di razionalizzazione e di accettazione delle svariate forme del Sè provoca una catarsi da questo pensiero folle, vedi la conclusiva traccia "Loro sono me": " ...Uno e mille, gridano e voglion libertà. per me. Arcangeli e sirene, satana e Abramo, cantano per me. Loro sono me" . 
Il nome della band e Il full lenght sono un omaggio all' opera del 1922 " The Waste Land (La terra desolata) " del drammaturgo/poeta statunitense ma naturalizzato inglese T.S. (Thomas Stearns) Eliot (1888-1965), premio Nobel per la letteratura nel 1948. 
Per approfondimenti vedi: https://www.piuchepuoi.it/tempo-libero/t-s-eliot/t-s-eliot-la-terra-desolata/ .
Solennità compositiva/esecutiva e reminiscenze seventies ma il tutto riportato in chiave moderna e freschissima per un prodotto significativo che ci conforta sul fatto che il prog italiano sia in grande fermento creativo. Tanta buona armonia "Quel che disse il tuono"!
Line up: Francesca Zanetta: chitarre, tastiere addizionali. Niccolò Gallani (Cellar Noise): tastiere , flauto , voce. Roberto “Berna” Bernasconi: voce, basso. Alessio Del Ben: batteria, tastiere addizionali, voce. Ospiti: Claudio Falcone: voce. Claudia Mangano: cori. Giulia Zanardo: flauto.
Sito ufficiale: http://www.quelchedisseiltuono.com/?fbclid=IwAR3g-dKsUJKEIN2mGQPqQNLENafxdM1kL_B_iS1OreWxNjmKNXSF_zB1WTA
In ascolto e visione la seconda traccia "Il figlio dell'uomo"


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