Armonite: And the stars above
Il progetto dei nuovi Armonite, dopo un disco nel 1999, prende vita nel 2015 allorquando il compositore/tastierista Paolo Fosso e il violinista/violista Jacopo Bigi, assieme al bassista Colin Edwin (Porcupine Tree) e al batterista Jasper Barendregt, rilasciano il breve ma intenso disco "The sun is new each day".
Il 25 Maggio c.a. per la label Cleopatra Records esce "And the stars above" un album ove il duo si attornia, oltre della consueta sezione ritmica , di altri notevoli artisti per produrre musica di grande prestanza tecnica e rilevanza emotiva. Dodici tracce, più due bonus tracks, in cui il rock progressive colto si intreccia con la musica classica, la musica etnica e la fusion. Da notare la presenza in tre brani della suadente vocalist Maria Chiara Montagnari e in uno (District red) più uno dei bonus del quartetto d'archi Indaco (Eleonora Matsuno e Jamiang Santi / violino. Francesca Turcato / viola. Cosimo Carovani / violoncello).
Line up: Jacopo Bigi: violino acustico ed elettrico, viola, ukulele, fischietti. Paolo Fosso : piano, tastiere. Ospiti: Colin Edwin e Alberto Fiorani: basso. Giacomo Lampugnani e Gianmarco Straniero: contrabbasso. Jasper Barendregt, Corrado Bertonazzi e Emiliano Cava: batteria. Maria Chiara Montagnari: voce. Diletta Fosso: voce infantile. Marcello Rosa / e Gabriele Montanari: violoncello.
Link utile: https://armonite.bandcamp.com/album/and-the-stars-above
Daal: Decalogue of darkness
Anno prolifico il 2018 per il batterista romano Davide Guidoni e il tastierista bergamasco Alfio Costa depositari del progetto Daal. L'ottima coppia di strumentisti ha infatti rilasciato quest'anno-dopo quattro anni di silenzio discografico- ben due album estramemente diversi tra loro. Se "Navels falling into a living origami" è poco più ostico nella fruizione, "Decalogue of darkness" nei suoi dieci capitoli (senza titoli) mi ha fatto "innamorare" immediatamente delle sue solenni sonorità sinfoniche con il mellotron in poderosa evidenza.
Un lavoro, dalla intrigante copertina medievale e alchemica, è intriso di onirismo con afflati gotici e una coloritura timbrica mai banale.
L'elegante album, completamente strumentale, della durata di oltre settanta minuti, è impreziosito della presenza di Ettore Salati alla chitarra e Bobo Aiolfi al basso.
Del disco Alfio Costa così commenta: "...volevamo qualcosa di diverso per i Daal, siamo scesi al livello del nostro mondo. Abbiamo incontrato demoni,uomini, stregoni del nostro tempo e stati d'animo della nostra società. E' incredibile come la storia dell'uomo si ripeta,è incredibile come l'uomo compia gli stessi errori, è incredibile come la memoria si perda in una macchia d'oscurità".
Link utile:https://maracashrecords.bandcamp.com/album/decalogue-of-darkness
In ascolto la decima e ultima traccia "Chapter X".
Homunculus Res: Della stessa sostanza dei sogni
Terza prova per i siciliani Homunculus Res,sempre alle prese con una interessante alchimia stilistica con il Canterbury sound come figura centrale. Il disco "Della stessa sostanza dei sogni" rilasciato per AltrOck Production mantiene la solita natura eccentrica e ironica sia nei testi sia nelle parti strumentali con una nutrita presenza di musicisti che arricchiscono la proposta artistica.
L'album del compositore D'Alessandro nelle sue dodici tracce per poco più di quaranta minuti passa dalle canoniche sonorità canterburiane a ritmi jazzistici, da canzoni simil pop a fraseggi avant-prog, il tutto con eclettismo e seduzione per un prodotto variegato e ricco di sorprese per il fruitore..
Line up: Dario D'Alessandro: voce, chitarra, synth, basso, glockenspiel. Mauro Turdo :
chitarra. Davide Di Giovanni: tastiere, synth, chitarra acustica, percussioni. Daniele Crisci: basso. Daniele Di Giovanni: batteria, percussioni. Ospiti: Valerio Mirone, Alessandra Oria Bollino e Sara Zerilli: voce. Rocco Lomonaco, Luciano Margorani e Lorenzo Leddi: chitarra.Tommaso Leddi : mandolino, trombone. Paul "Ske" Botta: hammond, synthorchestra, mellotron. Petter Herbertsson: basso. David Newhouse: sassofoni (soprano, contralto, tenore e baritono), clarinetto e flauto. Giorgio Trombino: sassofono contralto, voce. Giuseppe Turdo: oboe e corni inglesi e francesi. Giovanni Rotondi: clarinetto. Dario Lo Cicero: flauto, gemshorn. Pivio: elettronica. Marco Monterosso: fischio.
In ascolto la terza traccia "Bianco supremo"
Nathan: Era
Era non è solo il sostantivo femminile che indica una scansione del tempo, non è solo la terza persona singolare dell'imperfetto del verbo essere, non è solo il personaggio mitologico greco, sovrana dell'Olimpo e matrona del matrimonio, della fedeltà coniugale e del parto, ERA è anche il titolo del nuovo album dei savonesi Nathan.
L'ensemble ligure, dopo il brillante esordio nel 2016 con Nebulosa, il 12 Aprile di quest'anno ha dato alle stampe il secondo full lenght della loro carriera iniziata anni fa come tribute band (Genesis, Pink Floyd e Supertramp) ma ormai virata, con innegabile perizia compositiva del duo Abba -Lugaro, verso brani propri.
Il disco "Era", dall'artwork accattivante con un disegno in copertina della pittrice Federica Pigmei ( vedi http://www.federicapigmei.it ), uscito anch'esso per l'etichetta AMS è un lavoro lungo 54 minuti diviso in otto brani, tutti di durata compresa tra il 5,54 di "Maschere" e il 7,35 di "Esistono ore perfette".
La nuova proposta discografica, seppur inseribile in un filone progressivo debitore dei seventies, è fresco e godibile, con i testi di Bruno "vox" Lugaro (solo "Figli di cane" è stata scritta dal giornalista Roberto Baglietto) mai banali e sempre profondi seppur non siano tessere di mosaico di un concept come il precedente Nebulosa.
L'album cresce di ascolto in ascolto come una magnificenza floreale con svariate gemme sonore. La sezione ritmica Sanfilippo-Bronzu è eccellente con il Prof. Abba tastierista essenziale e preciso e Daniele "guitar" Ferro che, oltre a far scendere l'età media dell'ensemble delizia il palato dei progster con degli assolo strepitosi.
Line up: Bruno Lugaro: voce, PierGiorgio Abba: tastiere (e qualche chitarra acustica), Daniele Ferro: chitarra, Fabio Sanfilippo: batteria, Mauro Bronzu: basso e ai cori Monica Giovannini e Jannette Vagnola.
Link utili: https://www.facebook.com/Nathansavona/
http://athosenrile.blogspot.it/2018/04/e-uscito-era-dei-nathan-intervista-agli.html
In ascolto e in visione, l'ottava e ultima traccia del disco, "Esistono ore perfette"
Not a good sign: Icebound
Terzo disco per una delle creature artistiche dell'estroso tastierista-compositore milanese Paolo "Ske" Botta. "Icebound" è uscito -in autoproduzione- sia in versione limitata cd (500 copie autografate) sia in versione digitale il 5 Maggio, data Manzoniana per eccellenza.
L'album si compone di nove tracce per quasi cinquanta minuti di sound ove complessità e arioso senso della melodia si sovrappongono con risultati eccellenti per un prelibato ascolto mai banale.
Il lavoro ha visto la dipartita dalla line up della band dell'esimio chitarrista Francesco Zago e del vocalist Alessio Calandriello-seppur quest'ultimo ancora presente nel disco- sostituiti dall'eclettico Marco Trevisan, completano l'organico Alessandro Cassani: basso, voce e Martino Malacrida : batteria, tromba. I virtuosi ospiti presenti sono David Jackson: sassofono e flauto. Fabio "Ciro" Ceriani: percussioni. Margherita Botta: toy glockenspiel e voce . Marcello Marinone: timpani e produzione. Eloisa Manera: violino
Sito ufficiale: https://www.notagoodsign.org
Link utile: https://notagoodsign.bandcamp.com/album/icebound
In ascolto l'ottava traccia del disco "Trapped In" impreziosita dalla presenza di David Jackson, storico virtuoso fiatista dei Van Der Graaf Generator.
Il disco non propriamente prog- anche se in realtà vi sono vistosi rimandi- che desidero segnalare è il quarto album dei Monjoie (pronuncia Monjwà , ispirato a un grido di battaglia dei cavalieri franchi) ossia “And in thy heart inurn me” uscito nell'Estate di quest’anno per Lizard Records. Il titolo, la cui traduzione declama “e nel tuo cuore custodisci le mie ceneri” (sesta traccia dell’album), è il verso finale della poesia “You say you love “ di John Keats (1795-1821) uno dei più significativi letterati del Romanticismo.
Ed è proprio la poesia inglese di fine 700-metà 800 a strutturare verbalmente l’album che di fatto diviene una sorta di concept in quanto vengono proposte quindici composizioni di poeti quali William Blake (1757-1827), William Wordsworth (1770-1850) oltre al già citato Keats. Tutto avviene con assoluto rispetto, con le liriche che vengono espresse in forma canzone mantenendo la possanza artistica dei versi originali.
Fascinoso nel suo fluire per quasi un ora di musica, il quarto full length dell’ensemble ligure, costituitosi nel 1999, è suonato in maniera impeccabile e cantato in modo sopraffino da Alessandro Brocchi che ricorda - per larghi tratti- Brendan Perry dei Dead Can Dance.
Afflati jazzistici che si intersecano al folk della terra d’Albione con reminiscenze progressive “di classe” per una produzione di qualità eccelsa in ogni step compositivo ed esecutivo.
Da sottolineare la splendida copertina melanconica-decadente a cura del fotografo di Wuppertal (Germania) Normann Thielen http://dark-romance-photographie-und-poesie.de .
Decorazioni interne di William Morris e progetto grafico di Giovanni Occhipinti.
Decorazioni interne di William Morris e progetto grafico di Giovanni Occhipinti.
Hanno suonato nel disco: Daniele Marini: tastiere. Alessandro Brocchi: voce, chitarre. Valter Rosa: chitarre e bouzuki. Davide Baglietto: flauti,ocarine, musette del Berry, tastiere. Alessandro Mazzitelli: tastiere, sintetizzatori analogici,ercussioni, basso e produzione.Fabio Biale: violino. Giampiero Lo Bello: filicorno e tromba. Edmondo Romano: clarinetto basso. Lorenzo Baglietto: sax contralto. Federico Fugassa: contrabbasso. Roberto Rosa e Ivan Ghizzoni: basso. Leonardo Saracino, Davide Bonfante e Nicola Immordino: batteria.
Link utile: https://www.facebook.com/monjoieband/info:monjoie.band@gmail.comIn ascolto I cannot exist without you, lirica di John Keats e seconda traccia del disco.
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