Abbiamo pertanto chiesto al bassista/paroliere Adolfo Silvestri di guidarci nel fascinoso universo Antilabè.
L’embrione del gruppo nasce nel 1993, dopo aver militato in vari gruppi, la voglia di sperimentare mi porta a collaborare con il compositore Graziano Pizzati. Realizzata l’iniziale stesura dei brani, grazie all’ausilio dei primi strumenti digitali, il desiderio di allargare il contributo ad altri musicisti ci porta a delineare nel tempo formazioni eterogenee che hanno permesso al gruppo di esprimere a pieno la propria creatività senza schemi precostituiti. Sappiamo che spesso è necessario, soprattutto da parte dei critici, inquadrare i gruppi in un contesto specifico, ma possiamo dire che noi non rientriamo in questa regola, non amiamo essere ingabbiati ed il nostro stile è frutto di un interesse per tutti i generi, dalla classica al rock, dal folk al jazz, in un alternarsi continuo che trova ispirazione proprio nell’eterogeneità.
Con Animi Motus siete giunti al quarto full length, il terzo nel nuovo millennio, disco realizzato anche attraverso una proficua campagna di crowdfunding, come mai questa decisione?
Normalmente una band che non abbia un contratto con un’etichetta discografica si autofinanzia con i concerti, purtroppo in questi ultimi anni il mondo della musica è stato colpito da eventi che lo hanno penalizzato notevolmente e la ripresa, soprattutto per gruppi meno conosciuti come il nostro, è ancora lenta. Ci siamo quindi rivolti al crowdfunding e, sia pure ottenendo un risultato parziale, dobbiamo ringraziare coloro che ci hanno supportati perché il loro contributo è servito ad abbassare i costi, sempre molto alti se si vuole un prodotto di qualità.
Da nostalgico il ritorno della diffusione dei dischi in vinile, anche per le nuove uscite, mi gratifica parecchio. Com’è nata l’idea di far uscire il nuovo disco in formato 33 giri in edizione limitata a 300 copie?
L’idea del 33 giri ha radici lontane, risale al periodo adolescenziale quando acquistavo i LP dei miei gruppi preferiti (Gentle Giant, Genesis, Banco, PFM, tanto per citare qualche nome) e nel contempo sognavo un giorno di realizzarne uno anche mio. Si dà il caso che anche il chitarrista del gruppo, Marino Vettoretti, avesse la stessa idea (quando si dice empatia…), farla accettare successivamente dagli elementi più giovani del gruppo non è stato difficile, se non altro per la curiosità e per questo ritorno al vinile che oggi sembra godere di una seconda vita. Quanto all’edizione limitata, in primis c’è la questione economica, non potevamo permetterci di più, e forse inconsciamente ci solletica anche l’idea che in un futuro lontano il nostro LP possa diventare un pezzo raro per i collezionisti.
Rock progressive, afflati canterburiani, fusion-jazz, world music, folk, musica da camera, una pletora di generi racchiusi nel vostro album, l’eterogeneità è il vostro punto focale ma con la bussola del sentimento non è difficile addentrarsi nel pianeta Animi Motus, proviamo a farlo traccia per traccia, ti chiedo di descrivere sinteticamente la cifra stilistica di ogni singolo brano e il messaggio emozionale ad esso associato in una sorta di guida all’ascolto…
Citando, come avete fatto anche voi, il padre dell’antroposofia Rudolf Steiner, la realtà universale è una manifestazione spirituale in continua evoluzione. Credo che la sensazione ascoltando il vostro disco per intero (https://antilabe.bandcamp.com/album/animi-motus ) sia quella di una scoperta ininterrotta, come se ad ogni ascolto emergessero delle nuove sfumature sensoriali, che pensiero hai al riguardo?
Hai individuato perfettamente il leitmotiv di Animi Motus e dell’intero percorso musicale del gruppo: riuscire a trasferire, mediante suoni e parole, le emozioni che stanno alla base dei nostri brani. Come tali, i “movimenti dell’animo” sono intrisi di individualità, pur stabilendo un comune denominatore nell’accezione generale del termine, tuttavia ogni universo personale è a sé stante, un afflato che si autoalimenta…Pensiamo alla nostra musica come un’onda sonora che funziona da stimolo, generando sinapsi emotive che ad ogni ascolto danno forma ad incontri sensoriali di vario tipo. Se riusciamo ad ottenere questo risultato, anche per poche persone, abbiamo centrato il nostro obiettivo primario.
A mio avviso l’unica pecca del disco è quella di essere troppo breve (con i cd o i digital album siamo abituati a minutaggi più consistenti), giacché la fragranza della fruizione si consolida in ogni singola nota, ti chiedo se col senno di poi avresti cambiato qualcosa…
Animi Motus è il frutto della collaborazione fra me e Marino, gran parte del materiale è venuta di getto, ma alla fine ci siamo convinti che per ogni brano la durata fosse quella giusta. Nei vari passaggi, fra la creazione e la registrazione, è stato inevitabile effettuare tagli, aggiustamenti, ridimensionamenti, ma bisogna considerare anche il limite di tempo oltre il quale chi stampa vinili consiglia di non andare. Per dirla tutta, ci sarebbe stato qualche minuto in più per lato, ma a nostro avviso non avrebbe cambiato molto la fisionomia dell’intero album.
In Animi Motus, oltre al basso suoni l’handpan, strumento idiofono che mi fece conoscere anni fa il mio concittadino Loris Lombardo, come mai questa scelta?
Sono un patito di strumenti, se potessi ne riempirei la casa, ma devo limitarmi anche perché non ho molto spazio a disposizione. L’handpan era uno di quelli in lista da molto tempo, sono affascinato dal suo suono che ammalia e rilassa, mi sembrava quindi l’ideale per descrivere le atmosfere di Dubitar, un brano acustico in cui c’è modo di dialogare anche con flauto traverso ed oboe.
Spesso le copertine sono fondamentali per la buona riuscita dei dischi, quella del maestro Pier Toffoletti è davvero particolare, gli occhi della donna…il suo sguardo, è magnetismo puro…
Ti propongo un gioco, usa una metafora o solamente un aggettivo per descrivere ogni componente della band…
Luca Crepet: la tenacia
Alessandro Leo: l’intraprendenza
Adolfo Silvestri: la passione
Loris Sovernigo: l’arte
Luca Tozzato: l’accuratezza
Marino Vettoretti: la creatività
Carla Sossai: la concordia
Cosa provi nel comporre e suonare con gli Antilabé?
Ritengo utopistico parlare di gruppo, in qualsivoglia contesto, come di un nucleo coeso che avanza imperterrito, animato da un comune ideale. Personalmente preferisco parlare della “magia dei gruppi”, quel momento particolare che rende possibile arrivare a certi risultati non perché le motivazioni siano identiche per ogni componente, ma piuttosto perché improvvisamente si creano dei “punti di contatto” nella diversità dei singoli. Amo questo clima che si crea anche all’interno degli Antilabé, il poter condividere rimanendo se stessi, esprimendo le proprie idee che pian piano si ampliano con il contributo degli altri elementi, ogni tessera ha una sua forma, un suo colore, ma il risultato finale è uno splendido ed unitario mosaico variopinto.
Più agevole per te scrivere libri o testi per composizioni musicali? Quali sono le differenze?
Bella domanda…In ambito musicale mi cimento da diverso tempo con i testi, solitamente attendo che venga completato un brano perché mi stimola molto creare quella fantastica fusione fra suoni e parole che a volte, private di significato, diventano pura onomatopeica. Oramai è una pratica alquanto agevole, ti posso dire che per alcuni brani di questo ultimo lavoro sono bastate un paio di ore per ottenere il testo definitivo. Scrivere libri (al momento ne ho solo uno all’attivo, “Domus Venetkens”), è decisamente più complesso, comporta un impegno continuo che non può essere racchiuso in uno spazio di tempo limitato. Creato il canovaccio, bisogna poi documentarsi, andare alla ricerca di fonti se si fa riferimento a periodi storici ben precisi, costruire i personaggi, definire i loro caratteri, rileggere, correggere ecc. ecc. In ultima analisi ti confido che comunque la passione che riverso in entrambe le situazioni ha la stessa intensità, perché in fondo quello che mi gratifica di più è riuscire a descrivere mediante le parole.
Tornando agli Antilabé, prospettive future del gruppo?
Il desiderio immediato è quello di vedere riconosciuto quanto più possibile il contenuto di Animi Motus, un lavoro in cui abbiamo cercato di dare il meglio e che per noi rappresenta il punto di svolta rispetto al passato. In tal senso ci auguriamo di tornare ad una consistente attività live, sperando che anche attraverso il tuo blog ci possano essere nuovi contatti per chi ha la voglia e la curiosità di ascoltare la nostra musica. Di recente abbiamo anche collaborato con una scrittrice, Daniela Gianfrate, abbiamo in programma alcuni eventi in cui le musiche di Animi Motus rappresenteranno la cornice ideale per il tema così attuale che ruota intorno al supporto per i malati di Alzheimer.
In conclusione una storiella minima con i titoli dei brani in neretto.
Fluttuavo, in segregazione tra i labirinti della mente, soggiogato dal timor panico e pervaso de animi solitudine. Tutto mi facea dubitar di me stesso! La notte tormentata lasciò spazio alla resilienza del mattino, scorsi una luce nuova che mi permise di allontanarmi da quella metalleia di sensazioni negative. Finalmente scovai anch’io l’amor che move il sole e le altre stelle…
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