Rikard Sjoblom (Beardfish)

Rikard Sjoblom (Beardfish)
“La luce sul Prog non si è mai spenta, è stata solo offuscata in attesa di nuova energia dal risveglio delle coscienze....”. (Mauro Pini)

mercoledì 20 ottobre 2021

Mobius Strip: Time Lag

Dell'ensemble di Sora dei Mobius Strip già parlammo in occasione dell'esordio discografico, vedi http://progressivedelnuovomillennio.blogspot.com/search?q=mobius+strip
Il 12 luglio 2021 distribuito dalla Ma.Ra.Cash Records è stato rilasciato "Time lag" 
Luciano Gap nel suo blog http://aut-frosinone.blogspot.com/2021/10/laffascinante-viaggio-in-time-lag-il.html ha ben sintetizzato l'essenza del nuovo lavoro affermando che si tratta di un disco "aperto, ricco di colori, sfumature timbriche, anche se non viene mai meno la ricercatezza ritmica. Tracce piene di suoni ma, nello stesso tempo, ariose. Ogni brano è una piccola suite dove ogni movimento è prezioso, sorprendente, ma, indubbiamente, inserito perfettamente nell’architettura armonico-ritmica".
Prendendo spunto dall'uscita del secondo full length del combo laziale, abbiamo chiesto a  Lorenzo Cellupica, compositore e tastierista, di rispondere ad alcune nostre domande per esplorare più da vicino il fascinoso pianeta dei Mobius Strip, a seguire ciò che ci ha verbalizzato.

-Album d’esordio omonimo nel 2017, “Time Lag” nel 2021, ci racconti sinteticamente la genesi che vi ha portato a questo secondo lavoro?

In questo lasso di tempo abbiamo provato ad espandere i confini della nostra musica e a sperimentare nuove soluzioni, sia in termini compositivi che esecutivi. Credo che alcune caratteristiche del nostro stile siano rimaste invariate, ma per molti altri aspetti riteniamo che Time Lag possa considerarsi quasi una naturale evoluzione rispetto all’album d’esordio, probabilmente dovuta ad una maggiore intesa di gruppo che abbiamo maturato nel corso di questi quattro anni.

-Sei tracce per quasi cinquanta minuti di musica di sound gradevolissimo che confermano, anzi secondo me migliorano, quanto di buono si era potuto assaporare quattro anni fa, quali sono le differenze sostanziali tra i due dischi?

Penso che Time Lag, pur mantenendo una certa unità stilistica, sia un disco più eterogeneo e di conseguenza più imprevedibile ed interessante rispetto a Möbius Strip. Anche se non è un vero concept album, l’idea alla base è stata quella di concepire il lavoro come un viaggio per l’ascoltatore, attraverso delle composizioni che potessero essere ricche di sezioni e di sonorità. Per mettere ancora più in risalto questo aspetto, per la prima volta abbiamo anche arrangiato i brani per altri strumenti oltre a tastiere, sax, basso e batteria (ci sono anche tromba, trombone, chitarra elettrica e voci), in modo da arricchire e variare ulteriormente il sound.

-Anche in questo lavoro, dedicato al tempo, si avverte una possente coesione tra voi quattro strumentisti, un clima di passione e voglia di suonare assieme (vedi anche foto del libretto del cd), mi puoi confermare questa impressione e cosa avviene durante le vostre sessioni di prove e nei concerti?

Ci siamo sempre divertiti e stimolati molto nel suonare e nello scrivere musica per il gruppo, è da circa dieci anni che abbiamo avuto modo di conoscerci musicalmente, oltre che a livello personale ovviamente. Abbiamo interessi e gusti musicali comuni, il che ci permette quindi di stare su una stessa lunghezza d’onda, ma allo stesso tempo riusciamo anche ad amalgamare le nostre inevitabili divergenze, che alla fine incanaliamo in un progetto comune.



-A livello compositivo tu Lorenzo sei sempre il “predominante”, come avviene il portare agli altri il materiale creato?

I nostri brani sono sempre frutto dell’interplay e della capacità di ognuno di inserirsi al meglio nel tessuto sonoro. Generalmente sottoponiamo agli altri le composizioni, che vengono rielaborate con il contributo di tutti.

-Com’è stato condividere le vostre idee con i vari ospiti del disco?

È stata un’esperienza molto intensa, conoscevamo molto bene i musicisti che abbiamo invitato, alcuni sono anche dei nostri amici (una delle cantanti è anche la mia ragazza) e avevano tutti ascoltato il nostro primo album. Si sono mostrati molto attenti e ricettivi alle nostre necessità e hanno capito perfettamente cosa fare. Il loro contributo è stato fondamentale.

-L’ultimo brano A theme for the end è cantato, è una eccezione che vi siete dati o anche in futuro vedremo la voce tra i vostri consueti strumenti?

Pensavamo che un brano cantato avrebbe sorpreso l’ascoltatore, soprattutto per via della natura del brano e dell’arrangiamento che prevede una formazione estesa (coro a quattro voci, tromba, sax tenore, chitarra elettrica, piano, tastiere, basso, batteria). Per il finale dell’album volevamo infatti registrare un brano che fosse particolare senza però risultare un pezzo a sé. Cerchiamo sempre di andare avanti e di provare cose nuove, in base a questo valuteremo se inserire o meno delle voci anche per il prossimo album.

-Sempre riferendomi a A theme for the end mi spieghi meglio la frase iniziale “My smile is my energy and memory , my tears my story…..il mio sorriso è la mia energia e la mia memoria, le mie lacrime la mia storia”

Preferirei non spiegare il testo e lasciarlo libero ad interpretazioni. L’ho scritto avendo in mente delle precise sensazioni, ma mi piace l’idea che l’ascoltatore possa liberamente combinare la suggestione delle parole con quelle della musica.

-Come nel precedente album la copertina, molto articolata, è opera di Francesco Tersigni ce la puoi spiegare e come mai all’interno c’è una immagine che è una chiara citazione al capolavoro del cinema muto “Viaggio nella luna” di Georges Mèliés?

Abbiamo chiesto a Francesco di replicare lo stile fumettistico che aveva già utilizzato anche per il primo disco, poiché abbiamo ritenuto che le sue idee si potessero adattare molto bene allo spirito delle nostre composizioni. In un certo senso, i dettagli da lui disegnati possono ricordare le varie sezioni dei brani. Invece, il retro di copertina e il resto della grafica (inclusa la citazione di “Viaggio nella luna”) sono stati realizzati da Max Marchini, che è il grafico della Ma.Ra.Cash Records.

-Siete stati accostati al movimento canterburiano o a gruppi di jazz fusion statunitensi quali i mitici Yellowjackets o Steps ahead, cosa ti fanno pensare queste griglie di paragone?

Tali accostamenti ci fanno ovviamente molto piacere, per noi questi gruppi hanno significato tanto dal punto di vista della formazione musicale, sia individuale che di gruppo. Abbiamo cercato di unire elementi significativi, elaborandoli secondo le nostre sensibilità. Il jazz è stato sicuramente il genere che ci ha maggiormente uniti. Gruppi come quelli già citati (tra quelli del jazz-rock inglese in particolare Soft Machine e Hatfield and the North), Weather Report, Perigeo, Snarky Puppy, etc. dimostrano che anche quando si suona una musica complessa, resta fondamentale creare dei brani fruibili e piacevoli all’ascolto.

-Il futuro artistico cosa vi riserva?

Non sappiamo cosa ci riserverà il futuro, non è certamente facile proporre certa musica, specialmente in Italia che è un paese molto conservatore. Tuttavia, siamo fiduciosi nel nostro progetto e nelle sue potenzialità, abbiamo già raggiunto dei traguardi molto significativi che ci hanno dato la forza e lo stimolo per andare avanti.



Line up del disco:  Lorenzo Cellupica: piano, organo, tastiere, voce. Nico Fabrizi: sax tenore, sax alto, sax soprano, percussioni. Eros Capoccitti: basso elettrico, percussioni. Davide Rufo: batteria, percussioni.

Ospiti speciali: 
Fabio Gelli e Giacomo Serino: tromba. Romeo Venditti: trombone. Simone Marcelli e Massimo Izzizzari: chitarra elettrica. Caterina Sebastiano, Debora Camilli e Andrea Martini: voce.

In ascolto l'intero album 

 


Nessun commento:

Posta un commento