I Dry River si sono formati nel 2004 a Castellon de la Plana, città di oltre 170 mila abitanti della comunità autonoma Valenciana, come rock cover band, in repertorio Queen e Dream Theater. L'ensemble spagnolo ha poi iniziato a scrivere materiale inedito per debuttare discograficamente nel 2012, con "El Circo de la Tierra" a cui hanno fatto seguito sempre per la label Rock Estal Records http://www.rockestatalrecords.es, gli album in studio "Quien tenga algo que decir... que calle para siempre", ( frase spesso usata nelle cerimonie matrimoniali: Chiunque abbia obiezioni parli ora o taccia per sempre ') nel novembre 2014, "2038" nel 2018. Hanno registrato anche due live nel 2017 e nel 2019. La loro proposta sonora, con testi rigorosamente in spagnolo, è un vigoroso progressive metal su cui si intersecano momenti sinfonici, hard rock e sprizzate jazzy. Da segnalare la performance concertistiche estremamente curate e sceniche Ultima line up: Carlos Álvarez: chitarra solista, programmazione e voce. Ángel Belinchón: voce solista. Martí Bellmunt: chitarre, tastiere, sax e cori. Pedro Corral: batteria. David Mascaró: basso e cori. Matías Orero: chitarre e cori Sito ufficiale: http://www.dry-river.com/
Album consigliato: Quien tenga algo que decir... que calle para siempre (2014)
I Kotebel, gruppo prestigioso madrileno del terzo millennio, si sono costituiti nel 1999 grazie al polistrumentista/compositore venezuelano di formazione classica Carlos Guillermo Plaza Vegas https://www.facebook.com/cgplazavegas. Dopo l'esordio "Structures" nel gennaio del 2000, l'ensemble da progetto solista di Plaza è cresciuto in organico e ha rilasciato altri sei dischi in studio, tutti per la dinamica label francese Musea Records http://www.musearecords.com: "Mysticae Visions" (2002), "Fragments of light" (2003), "Omphalos" (2006), "Ouroboros" (2009), "Concerto for piano and electric ensemble" (2012), "Cosmology" (2017) e il live "At prog-resiste" il 16 agosto 2014. il tappeto sonoro della band, tutti ottimi musicisti, è un crossover elaborato di progressive sinfonico d'avanguardia con una vasta gamma di influenze dalla musica classica al jazz. Un sound, meramente strumentale, che affascina e seduce anche il più pretenzioso progsters. Sito ufficiale: https://www.kotebel.com/home.php Link utile: https://kotebel-music.bandcamp.com Line up attuale: Carlos Guillermo Plaza Vegas e sua figlia Adriana Plaza Engelke alle tastiere. Jaime Pascual: basso.Carlos Franco: batteria e percussioni. Cesar Garcia Forero: chitarra. In ascolto l'intero ultimo album Cosmology con le incursioni al flauto di Omar Acosta, collaboratore di Plaza fin dal primo disco.
I Jardin de la Croix sono stati formato da Ander Carballo e Pablo Rodríguez: chitarre Hugo Casqueiro: basso e Israel Arias: batteria a Madrid nel 2007. Il quartetto ha pubblicato l' album di debutto "Pomeroy" il 1 Marzo 2008 a cui hanno fatto seguito: "Ocean cosmonuts" (2011) con l'innesto al basso di Carlos Schonert, "187 steps to cross the universe" (2013) e il 18 Ottobre 2016 "Circadia" con il nuovo bassista Ignacio Hernandez. Da segnalare la recente uscita il 19 Giugno scorso dell'E.P. " Letargo", due tracce per quasi 16 minuti davvero interessanti, sono previsti tra la fine di quest'anno e l'inizio del 2021 altri due E.P.. Il loro sound strumentale s'indirizza verso un energico post math rock con sfumature progressive di buon livello melodico. Link utili: https://jardindelacroix.bandcamp.com https://www.facebook.com/jardindelacroix/ In ascolto l'ultimo full lenght Circadia, sei tracce per oltre 40 minuti di musica.
I Pervy Perkin sono un gruppo proveniente da Murcia, città di un milione e mezzo di abitanti del sud-est della Spagna. Inizialmente il progetto creato da Alvaro Luis (chitarra) e Carly Pajaron (batteria) si chiamava Hybrid Blood poi nel 2011 con l'inserimento di Dante "The Samurai" (chitarre, voce ), Rafa 'Fika' (basso) e Ugo Fellone (tastiere) hanno mutato il nome in Pervy Perkin, in quello stesso anno hanno gareggiato in un importante concorso musicale a Murcia, raggiungendo le semifinali. Hanno all'attivo tre album: il doppio "Ink" (2014), "Totem" (2016) e "Comedia: Inferno" (2019). La loro proposta sonora miscela il prog sinfonico con corpose parti metal, afflati post rock e sprizzatine funky. Molti interessanti sono i live act ove la band interagisce con il pubblico formando uno spettacolo simil teatrale. Ultima line up: Dante "The Samurai": chitarre, voce. Juan Tides: chitarre, voce. Alejandro Macho: tastiere, voce solista. Pablo Aks: basso, voce. Carly Pajarón: batteria, voce. Link utile: https://pervyperkin.bandcamp.com
Gli Psychosound band formatasi nel 2013 a Ciudad Real, città spagnola di quasi ottantamila abitanti situata nella comunità autonoma di Castiglia-La Mancia. Hanno pubblicato solo digitalmente l'E.P. "Internal clock" il 20 Febbraio 2014, lavoro che mirabilmente fonde il prog con il jazz e il metal. Line up: Juan Pablo Mejia: chitarra. Ana Marin: basso e Victor Ubeda: batteria (sostituito poi dal 2015 da Nino Bagnoli originario di Benidorm) Link utili: https://www.facebook.com/psychosoundband https://psychosound.bandcamp.com
Girón è il progetto solista di Tomás Fernández Girón, polistrumentista e compositore spagnolo con una lunga carriera musicale alle spalle, bassista degli El Círculo de Willis (vedi: https://progressivedelnuovomillennio.blogspot.com/2020/07/el-circulo-de-willis.html ). Ha all'attivo tre album in studio: " Forest" (2014), " Stones" (2015) e "Clouds" (2017) e un live " Japan Tour 2019" (2020). Il suo tappeto musicale è indirizzato verso sonorità elettroniche che devono molto al sound cosmico degli anni 70 (Tangerine Dream, Cluster etc..), riproposto in chiave terzo millennio Link utile: https://giron.bandcamp.com
I madrileni El Círculo de Willis si sono formati nel 1999 grazie all'ex bassista Vidal e agli attuali componenti della band, ossia il batterista Güevo e il chitarrista El Niño. Il nome del gruppo prende spunto dal poligono o circolo di Willis, un vasto sistema di comunicazione di vasi sanguigni presente alla base della scatola cranica umana. L'ensemble ha rilasciato due dischi "Fabulas" del 2012 e "Retales" del 2015 oltre a "Cuadrad0" un E.P. del 2005. Il loro sound, prettamente strumentale, spazia tra il prog, la fusion, il psyco- hard rock, con la capacità e la creatività di improvvisare e sorprendere il fruitore. La lineup 2015: Ivan Güevo Pozuelo del Castillo (batteria / percussioni). Tomas Fernandez Giron (basso / sintetizzatori).Sergio El Niño Segovia Hoya (chitarra / pianoforte / Hammond). Gonzalo Solas Fernandez (flauto / sassofono) Link utile: https://elcirculodewillis.bandcamp.com
I Ñu sono una band che si è formata nel 1974 a Madrid grazie al flautista e cantante José Carlos Molina, l'unico membro del gruppo che è rimasto per tutta la carriera che, discograficamente, si realizza nell'arco temporale dal 1978 al 2011 con tredici album in studio, tre live e quattro compilation. I continui cambiamenti nella formazione dell'ensemble, più di sessanta musicisti diversi in tutta la discografia, sono stati causati dal carattere del suo leader Molina, descritto come "irascibile, autosufficiente e non molto diplomatico". Per quanto riguarda l'attività nel terzo millennio, i madrileni hanno rilasciato tre cd in studio: "Requiem" (2002), "Titeres" (2003) e "Viejos Himnos Para Nuevos Guerreros" (2011) e due compilations: la doppia antologia " Esperando" (2002) e nel Dicembre 2011 " ...y nadie escapò de la evolucion" una raccolta di registrazioni demo e live inedite del periodo 1975-1977. Il loro sound è un corposo heavy progressivo, inframezzato da momenti melodici, con sprizzate folk metal dovute all'uso del flauto che li ha fatti paragonare agli Jethro Tull versione più dura.
Album consigliato: Viejos Himnos Para Nuevos Guerreros (2011)
Mi sono avvicinato, con
trepidazione e curiosità, all’ascolto del nuovo lavoro dei Monjoie (pronuncia Monjwà , grido di battaglia dei cavalieri franchi) dopo che il precedente ( vedi https://progressivedelnuovomillennio.blogspot.com/2018/09/monjoie.html) era risultato- per il vostro blogger- tra i
dischi migliori del 2018.
L'attesa era dovuta al fatto che le due opere evidenziavano una
linea di affinità letteraria in quanto i testi- integralmente riproposti- sono delle
magnifiche liriche di illustri poeti inglesi del romanticismo. L’ensemble ligure, dopo aver citato
due anni fa William Blake, William
Wordsworth e John Keats, in questa occasione oltre a "confermare" quest'ultimo (1795-1821) si è accostato con rispetto e
fragranza artistica a Percy Bysshe Shelley (1792-1822) e a George
Gordon Noel Byron (1788-1824), Ritengo che il valore di una opera artistica sia direttamente proporzionale alla capacità di suscitare nei fruitori esperienze di soddisfazione e di gratificazione. A differenza di certi piaceri prodotti ad esempio da un bel bagno rilassante o da una passeggiata collinare, i godimenti indotti dall’arte coinvolgono aspetti cognitivi profondi e si prova meraviglia non solo nello scoprire che ha valore ma perché si sperimenta un piacere intrinseco nel giudicare positivamente le opere. Quando si apprezzano gli aspetti e gli elementi dei lavori artistici, come ben sottolinea il filosofo americano contemporaneo Alan Harris Goldman https://en.wikipedia.org/wiki/Alan_H._Goldman vengono sollecitate simultaneamente le facoltà percettive, affettive, immaginative, volitive. Il nuovo disco, il quinto della serie, dei Monjoie dal titolo, ” Love sells poor bliss for proud despair” , rilasciato lo scorso 30 Giugno sempre per la dinamica label veneta Lizard Records http://www.lizardrecords.it, nei suoi 55 minuti divisi in undici tracce mi ha provocato questo tipo di fraseggio mentale lasciandomi il dolce sapore di replicare nuovamente l'ascolto per "penetrare" sempre più in profondità quella suadente cascata sonora in cui le note (non una fuori posto, non una di più...) si susseguono perfettamente, con grande perizia tecnica e senso estetico, dando vita e lustro a poetiche immortali. L'album del combo rivierasco, il cui titolo in italiano è: "L’amore
vende misero piacere per orgogliosa disperazione", un verso estratto dal componimento
“The flower that smiles to-day” (Il fiore che sorride oggi) di Percy Bysshe
Shelley, nona traccia del disco- brano che è possibile gustare nel video al termine del post-, si sviluppa su un tappeto sonoro eterogeneo tra folk, musica etnica, sprizzatine jazzy, espansioni progressive e tocchi wave darkeggianti. Lodi smisurate a tutti i musicisti e un rinnovato plauso alla solennità del canto di Alessandro Brocchi, il Brendan Perry italiano essendo anche un valoroso polistrumentista, che ci conduce sulle vie della beltà classica del mondo greco antico attraverso la lunga suite iniziale divisa in cinque movimenti distinti "Ode on a grecian urn " :"Thou still unravished bride of quietness/Thou foster-child of silence and slow time,Sylvan historian/ who canst thus express.A flow'ry tale more sweetly than our rhyme.....Tu, ancora inviolata sposa della quiete.ù/Tu, figlia adottiva del silenzio e del lento tempo,narratrice silvana/ tu che sai esprimere una favola fiorita più dolcemente delle nostre rime".
Il viaggio prosegue per altri porti di leggiadria ove le sensazioni hanno un valore gnoseologico e conoscitivo con una innegabile identificazione tra il "bello" e il "vero" e la caducità delle cose, vedi ad esempio la sesta traccia Mutability: " We are as clouds that veil the midnight moon/ How restlessly they speed, and gleam, and quiver, Streaking the darkness radiantly! ― /yet soon Night closes round, and they are lost for ever....Noi siamo come nuvole che velano la luna a
mezzanotte/così irrequiete sfrecciano, e sfavillano, e fremono, striando l'oscurità radiosamente! ― /eppure subito la notte si richiude attorno, e le cancella". Da sottolineare che il cd è stato registrato e mixato al Mazzi Factory Studio di Toirano dal genietto del sound Alessandro Mazzitelli, l'interessante dipinto in copertina è stato realizzato da Giovanni Pazzano https://giovannipazzano.ite il progetto grafico è stato curato da John Francis Dooley https://www.facebook.com/johnfrancis.dooley.9. Opera assolutamente da possedere nella propria collezione giacchè come ben recita la traccia conclusiva del disco " She walks
in beauty, like the night Of cloudless climes and starry skies....Ella incede nella bellezza, come la notte di climi tersi e di cieli stellati" Line up: Alessandro Brocchi: voce, chitarra classica ed elettrica, tastiere, tampura. Valter Rosa: chitarre acustiche ed elettriche, bouzuki. Davide Baglietto: flauti, tastiere, musette del Berry. Alessandro Mazzitelli: basso, tastiere,programmazione, percussioni. Leonardo saracino: batteria e percussioni.Edmondo Romano: sassofoni e clarinetti.Fabio Biale: violino.Matteo Dorigo: ghironda. Alessandro Luci: basso fretless. Lorenzo Baglietto: musette del Berry. Simona Fasano: voce recitante. Link utile:https://www.facebook.com/monjoieband/ In ascolto e in visione, con testo inglese/italiano “The flower that smiles to-day”, in cui è degna di menzione la performance violinistica del savonese Fabio Biale (Liguriani, Birkin Tree).
"The flower that smiles today
Tomorrow dies;
All that we wish to stay
Tempts and then flies;
What is this world’s delight?
Lightning, that mocks the night,
Brief even as bright. –
Virtue, how frail it is! –
Friendship, how rare! –
Love, how it sells poor bliss
For proud despair!
But these though soon they fall,
Survive their joy, and all
Which ours we call. –
Whilst skies are blue and bright,
Whilst flowers are gay,
Whilst eyes that change ere night
Make glad the day;
Whilst yet the calm hours creep,
Dream thou—and from thy sleep
Then wake to weep".
"Il fiore che sorride oggi domani muore; tutto ciò che vorremmo restasse ci tenta e vola via; cos’è il diletto a questo mondo? Un lampo, che irride la notte, breve quanto è bello.
La virtù, com’è fragile! L’amicizia, com’è rara! L’amore, che misero piacere vende per orgogliosa disperazione! Ma, per quanto subito decadano, questi sopravvivono alla loro gioia, e a tutto ciò che noi chiamiamo nostro.
Finché i cieli sono azzurri e splendono, e i fiori sono gai, e finché gli occhi che prima di sera mutano rallegrano il giorno; finché le calme ore ancora strisciano, tu sogna – e dal tuo sonno svegliati poi per piangere".
Gli Zopp, progetto del pluripremiato compositore per film e documentari nonchè ottimo polistrumentista Ryan Stevenson (https://www.ryanwstevensonmusic.com), hanno rilasciato l'omonimo disco d'esordio il 10 aprile 2020 per l'etichetta indipendente inglese Bad Elephant Music https://music.badelephant.co.uk e in download digitale. L'album, nove brani per tre quarti d'ora di musica, è altamente influenzato da sonorità canterburiane, un genere che fin da ragazzino il musicista di Nottingham ha imparato ad apprezzare grazie ai gusti paterni e all'incontro con dischi fondamentali quali quelli degli Hatfield and the North e degli Egg. Le sfumature jazzy con aspetti melodici sopraffini rendono questo lavoro, molto ben suonato e prodotto, tra i più interessanti usciti in questo primo semestre del tribolato 2020. Stevenson nel disco si è cimentato con tastiere, Mellotron M4000D, organo Hammond, sintetizzatore analogico Arturia, organo Korg CX-3, pianoforte, Hohner Pianet T, basso, chitarre elettriche, synth Nord Electro, voce, sound design, rumori, registrazioni sul campo, percussioni. Con lui hanno collaborato Andrea Moneta (Leviathan): batteria, percussioni. Andy Tillison (The Tangent): tastiere e coproduzione.coproduzione. Caroline Joy Clarke: voce. Theo Travis : flauto. Mike Benson: sassofono tenore. Link utile: https://zopp.bandcamp.com In ascolto "The noble shirker" la nona e ultima traccia dell'album