Rikard Sjoblom (Beardfish)

Rikard Sjoblom (Beardfish)
“La luce sul Prog non si è mai spenta, è stata solo offuscata in attesa di nuova energia dal risveglio delle coscienze....”. (Mauro Pini)

giovedì 30 dicembre 2021

Top five italiana 2021

Come di consueto, eccovi - in ordine alfabetico- le mia personalissima top five progressiva italiana estratta dai dischi che ho potuto ascoltare in questo 2021 che sta declinando con tutta la sua complessità.

Mobius Strip: Time Lag

Il 12 luglio distribuito dalla Ma.Ra.Cash Records è stato rilasciato "Time lag", naturale evoluzione rispetto all’ omonimo album d’esordio datato 2017 dei Mobius Strip,  ensemble proveniente da Sora (provincia di Frosinone).
Luciano Gap nel suo blog http://aut-frosinone.blogspot.com/2021/10/laffascinante-viaggio-in-time-lag-il.html ha ben sintetizzato l'essenza del nuovo lavoro affermando che si tratta di un disco "aperto, ricco di colori, sfumature timbriche, anche se non viene mai meno la ricercatezza ritmica. Tracce piene di suoni ma, nello stesso tempo, ariose. Ogni brano è una piccola suite dove ogni movimento è prezioso, sorprendente, ma, indubbiamente, inserito perfettamente nell’architettura armonico-ritmica".
Time lag, nei suo 50 minuti di musica per sei tracce prettamente strumentali a parte l'ultimo brano, è eterogeneo e imprevedibile facendoci esplorare territori sonori dal canterburiano colto alla jazz fusion progressiva più suadente.
Come nel precedente cd la copertina, molto articolata, è opera di Francesco Tersigni,  all’interno dell'esaustivo libretto c’è una immagine che è una chiara citazione al capolavoro del cinema muto “Viaggio nella luna” di Georges Mèliés realizzata da Max Marchini, il grafico della Ma.Ra.Cash Records.
Line up:  Lorenzo Cellupica: piano, organo, tastiere, voce. Nico Fabrizi: sax tenore, sax alto, sax soprano, percussioni. Eros Capoccitti: basso elettrico, percussioni. Davide Rufo: batteria, percussioni. Ospiti: Fabio Gelli e Giacomo Serino: tromba. Romeo Venditti: trombone. Simone Marcelli e Massimo Izzizzari: chitarra elettrica. Caterina Sebastiano, Debora Camilli e Andrea Martini: voce.
In ascolto l'intero disco


Noisy Diners: 
The Princess Of The Allen keys (The history of Manto)

Il progetto Noisy Diners ha preso forma grazie a nomi già noti e apprezzati del mondo musicale quali il tastierista Cristiano Roversi (dai Moongarden in avanti, una delle principali icone per noi vecchi melomani progressivi) e il chitarrista Fabrizio Dossena (ottimo interprete di De Andrè). 
Il loro album di debutto "The Princess Of The Allen keys (The history of Manto)" , registrato con l'auxilio di alcuni ospiti tra cui spicca lo svedese, ma statunitense di nascita, Nad Sylvan, l' attuale vocalist di Steve Hackett, è stato rilasciato digitalmente a gennaio e come supporto cd il 21 maggio.
Il disco, dalle tinte rock opera e primo atto di una trilogia, è un concept album che "racconta" la leggenda della maga Manto (per la mitologia greca terza figlia dell'indovino cieco Tiresia di Tebe) e della nascita della città di Mantova (luogo di residenza dal 2012 di Dossena).
Sette tracce per quasi 56 minuti in cui il sound sinfonico di sapore genesisiano si eleva su picchi di godimento fruitivo con sprizzatine jazzy, cambi di tempo e virtuosismi mai fini a se stessi con la notevole vocalità di Donata Luani (Manto) in grande evidenza.   
Da sottolineare infine la splendida copertina ad opera dell'artista argentino Daniel E. Dankh (classe 1959) https://www.facebook.com/daniel.estebedankh.3.
Per chi desidera andare più in profondità su questo lodevole progetto consiglio caldamente la lettura del blog dell'amico e concittadino Athos Enrile ove troverete anche una intervista a Fabrizio Dossena http://athosenrile.blogspot.com/2021/04/noisy-diners-princess-of-allen-keys.html.
Line up: Cristiano Roversi: tastiere, Chapman Stick, orchestrazioni classiche,Davide Jori: chitarre elettriche. chitarre. Fabrizio Dossena: chitarra acustica. Erik Montanari: chitarre elettriche, chitarre acustiche. Ezio Secomandi: batteria. Mirko Tagliasacchi: basso. Antonio De Sarno: narrazione. Donata Luani: voce "Manto". Ospiti alla voce Nad Sylvan "Virgilio", Stefano Boccafoglia "Tiresia". Beatrice Cotifava "La principessa delle chiavi a brugola " Aran Bertetto "Caronte" e Mauro Negri al sassofono.
In ascolto l'intero album

Raven Sad:  
The leaf and the wing

L'ensemble toscano del poliedrico musicista/compositore pratese Samuele Santanna, dopo una gestazione di un paio d'anni, ha rilasciato Il 2 febbraio la quarta fatica discografica  "The leaf and the wing" per Lizard records.
Il disco, otto tracce (tre strumentali) per quasi settanta minuti di musica, riconcilia il melomane progressivo diversamente giovane con lo scenario musicale odierno intriso di rap, trap e auto-tune ma che non entra minimamente nelle proprie corde emotive.
Il disco è un concept esistenzialista che prende forma narrativa il 20 luglio 1969 (giorno dello sbarco sulla luna) allorquando il protagonista Will Weaker -seduto in salotto- è in procinto di sprofondare nel consueto momento di confidenza con le sostanze, cercando di raggiungere l'oblio narcotico sapendo che dopo quella notte l'umanità non sarà più la stessa.
L'album è un gioellino armonico assoluto, sospeso tra le alte sfere della psichedelia progressiva melodica di ottima fattura con il cantato di Gabriele Marconcini   ( Merging Cluster e Biofonia ) che si eleva su vette di godimento affiancato al chitarrismo di Santanna emozionale nel suo incedere sia in assolo , sia in accompagnamento essendo sempre di gran spessore l'affiatamento con il "vecchio" compagno di note musicali il pistoiese Trinci. 
Anche la "nuova" sezione ritmica è in gran spolvero con Geri e Carnesecchi. 
Come è scritto nella back cover del cd: " Mystery creates wonder and wonder is the basis of a man's desire to understand....Il mistero crea meraviglia e la meraviglia è la base del desiderio dell'uomo di capire" ( Neil Armstrong ) e ascoltando il disco più volte ci si meraviglia come esso, tra dolcezza ed energia, cresca di ascolto in ascolto, qualità precipua per i lavori d'alto lignaggio artistico. 
Line up: Samuele Santanna: chitarre. Fabrizio Trinci: tastiere, cori. Marco Geri: basso. Francesco Carnesecchi :batteria e il vocalist Gabriele Marconcini.
In ascolto l'intero album.

Reverie: 
Orpheus

Dopo una lunga pausa discografica di sei anni, a seguire del brillante full lenght del 2015 in dialetto friulano "Gnos furlanis, il Timp dal Sium" che ha ottenuto una nomination nella categoria "Miglior album in dialetto o lingua minoritaria" del prestigioso premio Tenco, i Rêverie, si ripresentano il 15 aprile con 35 minuti di musica di grande spessore tecnico ed emozionale con il cd "Orpheus" (distribuzione BTF https://www.btf.it/orpheus.html ).
Un concept album che si basa liberamente  sui " Sonetti a Orfeo" del drammaturgo/poeta austriaco Rainer Maria Rilke (1875-1926),  su "Alcyone" di Gabriele D'Annunzio (1863-1928) e sulle  "Metamorfosi" di Publio Ovidio Nasone (43 a.c.-18 d.c.).
Il mito greco di Orfeo, il cantore che ammaliava l'uomo e la natura, viene così glorificato in una suite di tredici tracce divise in cinque parti (Un gesto nel silenzio, Anime amanti, Costante metamorfosi, Invisibile poesia, Dalle immensità lontane) più un prologo (Stabat nuda aestas) e un epilogo (...Et spicea serta gerebat).
Protagonisti di questa "meditazione in musica" sono il  polistrumentista milanese Valerio Vado il quale, deus ex machina della composizione musicale e degli arrangiamenti, suona chitarre, bassi, bass pedals, effetti, mellotron, percussioni e la vocalist  Fanny Fortunati la quale attraverso il suo strumento straordinario che è la voce (si occupa anche degli arrangiamenti vocali) offre momenti di rispettoso e intenso lirismo celebrando i versi tradotti in italiano di Rilke e trasportando il fruitore su vette di assoluto godimento cerebrale:"....in questa straripante notte tu sii la magia all'incrocio dei tuoi sensi ....".
L'accompagnamento strumentale di Vado è -more solito- efficace con una trama minimalista elaborata  e mai inopportuna di suoni e una predilezione del sottoscritto per le sue parti chitarristiche.
Da segnalare l'artwork e le arti visive con le composizioni pittoriche originali di Mariangela Zabatino https://www.mariangelazabatino.it


Syndone: Kama Sutra

L'ensemble torinese dei Syndone si ripresenta dopo tre anni da "Mysoginia" con "Kama Sutra", uscito per la Ma.Ra.Cash.Records il 25 agosto.
L'opera, ottavo album in studio, cantato interamente in inglese, nelle sue undici tracce (dodici nella unlimited edition) per tre quarti d'ora di musica, intreccia molteplici stili e influenze:  prog sinfonico, RIO, Canterbury, musica da camera contemporanea, hard rock, opera, jazz, il tutto per un prodotto di alta qualità, intriso di ricercatezza strumentale.
E' un concept album con al centro la parola Kama Sutra ( per approfondimenti rimando a
https://www.treccani.it/enciclopedia/kamasutra/ ) e le sue declinazioni sull'amore, il consumismo, la caduta degli dei, la mercificazione del corpo.
Line up: Nick Comoglio: Hammond, Moog, Juno-DS, Mellotron. Riccardo Ruggeri: voce
Marta Caldara: vibrafono, timpani: Gigi Rivetti: piano, Wurlitzer, Rhodes, Hammond, clavinet
Simone Rubinato: basso, fretless, Taurus bass. Eddy Franco; batteria e percussioni. 
Ospiti: Riccardo Diggiani: sitar. Annie Barbazza: voce. Gianluca Cagnani: organo a canne. David Jackson: sassofono. Vincent Boniface: flauto di cristallo. Claudio Adamo: chitarra elettrica. Andrea Manco: flauto: Luigi Finetto: oboe. Luigi Picatto: clarinetto.
Da rilevare inoltre la straordinaria partecipazione dell' Orchestra Sinfonica di Budapest, diretta da Francesco Zago.
Sito ufficiale: https://www.syndone.it
In ascolto la quarta traccia Into the kama con Annie Barbazza

Desidero, more solito, segnalare un disco non progressive che mi ha particolarmente colpito nell'ascolto, quest'anno mi dirigo in Sardegna, terra di origine di mio nonno paterno nonchè di Jacopo Incani in arte Iosonouncane.
Il poliedrico musicista insulare, attivo discograficamente fin dal 2010, il 14 maggio di quest'anno con il colossale doppio LP Ira ha davvero toccato apici di freschezza e originalità tra testi che mischiano "inglese, arabo, francese, spagnolo, tedesco e italiano, un idioma ipotetico dello sconfinamento, della migrazione, dell’uomo che marcia per terre e nuota per mari alla ricerca di quella liberazione che coincide, per noi che lo seguiamo in quest’ascolto, con la catarsi che ci investe dopo il dramma" (Rolling Stone 5 maggio 2021) e composizioni musicali che mettono insieme elettronica, sound etnico, afflati cosmici, jazz contemporaneo e molto altro, il tutto per un lavoro sopraffino che merita nelle sue quasi due ore di durata una attenzione particolare.
Da rilevare anche la continua differenziazione dei registri vocali dell'artista sardo classe 1983, una delle realtà più fascinose dell'odierno panorama nazionale.
In ascolto Jabal, quarta traccia su diciassette dell'album
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