Fare delle scelte nel mare magno progressivo delle uscite internazionali non è certo agevole. More solito, propongo di seguito alcuni lavori tra i più meritevoli di questo 2014 che volge ormai al termine.
Inner Drive: Oasis
Debutto di grande qualità per i moscoviti Inner Drive. Una band che nel 2014 per la Lizard Records di Loris Furlan ha realizzato uno splendido disco interamente strumentale “Oasis”.
Le dieci tracce del lavoro del combo russo sono permeate da un raffinatissimo prog-fusion con trame melodiche suggestive e fini tessiture sinfoniche che avvincono l’ascoltatore fin dal primo momento e che negli ascolti ripetuti si consolidano in un godimento per il fruitore.
Hanno suonato nell’album con il leader tastierista-compositore Sergey Bolotov , i bassisti Dmitry Shtatnov e Alexei Klubochkin, i batteristi Vimal Nikonov e Fedor Kozharinov che si cimenta anche al basso, i chitarristi Tatiana Kanevskaya Anatoly Gladkov, la violinista Inna Klubochkina e la flautista Natalia Filatova.
A seguire un contributo video realizzato da me con immagini russe sulle note di Life in our minds uno dei brani più interessanti del disco.
Giunti al sesto album in studio i peruviani Flor de Loto colpiscono nuovamente il vostro blogger con un opera assai gradevole.
Il disco, dal titolo “Nuevo Mesias” ,consta di nove tracce (quattro strumentali) in cui si miscelano, in maniera corroborante, hard-prog, ballad melodiche, sprizzate etno- folk con il flauto di Junior Pacora in grande spolvero e la voce del compositore/chitarrista Alonso Herrera sempre all’altezza delle parti strumentali stimolanti.
Nell’edizione deluxe con dvd si possono trovare videoclip, live act, foto e il documentario (sottotitolato in inglese) sulla realizzazione del nuovo lavoro.
Da segnalare anche l’eccellente art work con la copertina psichedelica a cura di Estefania Fernandez Ruiz.
Line up: Alonso Herrera : chitarre e voce, Alejandro Jarrin: basso, Junior Pacora: flauto,quena, sax, zampogna e charango. Ignacio Florez: chitarra. Agustina Gonzalez Garcia: cori. Daniel Lopez Gutierrez : tastiere e alla batteria/percussioni Alvaro Escobar.
Solaris: Martian Chronicles II
Un ritorno intrigante e coerente, seppur molto legato al nitore filologico del loro splendido disco d’esordio del 1984 (Martian Chronicles), è quello dei progger sinfonici ungheresi Solaris con Martian Chronicles parte seconda, sempre ispirato al libro di fantascienza di Ray Bradbury.
Da rammentare che il nome del gruppo deriva dal titolo del famoso romanzo del polacco Stanisław Lem che nel 1972 divenne pure un film fantascientifico filosofico del regista russo Andrej Tarkovskij.
Le cronache marziane del terzo millennio sono strumentali con una cascata di tastiere e inserti di flauto sempre ben assortiti soprattutto nell’iniziale lunga suite omonima che si svolge in sette movimenti davvero notevoli per oltre ventidue minuti d’intensa goduria progressiva.
Il resto del disco non è all’altezza dell’inizio pur mantenendosi di dignitoso livello, eccezion fatta per l’ultima traccia un po' aliena come il titolo ci fa capire (Alien song)
Line up: Csaba Bogdan: chitarre, Robert Erdesz: tastiere, Attila Kollar: flauto, Laszlo Gomor e Ferenc Raus alla batteria, Attila Seres al basso e il violino suonato da Edina Szirtes ‘Mokus.
Kant Freud Kafka: No tengas miedo
Qualcuno ha voluto unire tre grandi menti della letteratura e psicologia e farne un nome di un progetto musicale, per concepire questo era necessario estro e creatività , ciò che non manca al polistrumentista/compositore -one man band- spagnolo Javi Herrera che esordisce discograficamente con un album “No tengas miedo” tutto da gustare.
Il catalano Herrera, che si cimenta in tastiere/percussioni/voce facendosi aiutare da numerosi musicisti di eccellente levatura tecnica, con sei tracce per quasi un ‘ora di musica ci porta in universi sinfonici, space rock, simil floydiani, jazz fusion, per un risultato finale che lascia un buon sapore nel palato cognitivo del fruitore.
Gens de la lune: Epitaphe
I concept album sono ormai da tempo prassi consolidata del mondo progressive e non solo, quello proposto dai francesi Gens de la lune dal titolo “Epitaphe”, ispirato alla vita di Leon Deubel poeta transalpino grande ammiratore di Verlaine e morto suicida a 34 anni nel 1913, è indubbiamente un bel doppio disco per dodici tracce (sei per cd) di 86 minuti di ottimo prog sinfonico.
I Gens de la lune, con questo lavoro, giungono alla terza uscita discografica e lasciano il segno, l’ensamble capitanato da un nome storico del progressive europeo ossia il funambolico-trasformista compositore Francis Decamps (classe 1952) degli Ange con una produzione assai curata anche a livello di art work,realizzano un’opera rock progressive sicuramente significativa per chi ha amato gli Ange
Line up: Jean Philippe Suzan alla voce, Francis Decamps alle tastiere, Damien Chopard alle chitarre, Cedric Mells alla batteria e al basso Mathieu Desbarats.
Giacché non ho segnalato nessun disco inglese, per quanto riguarda il panorama non progressive, mi preme citare: “The take off and landing of everything”, il sesto album in studio degli Elbow, band originaria di Manchester, produttrice di una birra artigianale di nome Charge. Il disco registrato ai Real World Studios di Peter Gabriel si muove tra intense ed eleganti ballads con la splendida voce di Guy Garvey, assai simile al buon Peter tra l'altro..., sempre in grande spolvero.
Nessun commento:
Posta un commento