Gli Xenograft sono un
gruppo di valenti musicisti di Melbourne che, seppur non abbiano finora
pubblicato un full lenght- solo due e.p.- sono da nominare per la qualità del
loro sound post progressivo (così si autodefiniscono sulla pagina facebook) con
afflati math-rock e spruzzate funkeggianti.
Line up: Jarrad Will:
basso. James Carman: batteria. Carey: chitarra. Nick Coulter: sax. Tom Martin:
tastiere e Clayton Smith: chitarra.
Il trio degli Ahkmed
nasce a Melbourne nel 1998 grazie a John-Paul “Popey” Caligiuri (batteria,
voce), Carlo Iacovino (chitarra) e Dan McNamara (basso).
Attivi discograficamente
dal 2002, dopo tre E.P. e una compilation del 2007, rilasciano l’album di
debutto “Distance” nel 2009 e successivamente-dopo aver sostituito il bassista
con Finn Rockwel- nel 2015 “The inland sea”, entrambi per l’etichetta tedesca
Elektrohasch (vedi: https://www.elektrohasch.de/startsite ).
La loro proposta
sonora si orienta verso lo space rock progressivo con inclinazioni heavy-psichedeliche.
Gli Hemina, sono un gruppo fondato a
Sydney nel 2008 dal polistrumentista/cantante Douglas Skene. Questa band di
progressive metal è depositaria di sonorità potenti, ma anche di uno spiccato
senso epico della melodia, il tutto condito da virtuosismi strumentali. La loro
proposta sonora si è esplicata attraverso quattro E.P. e tre full lenght (
Synthetic nel 2012, Nebulae nel 2014 e Venus nel 2016).
Ultima line up: Douglas Skene: voce,
chitarre, tastiere. Mitch Coull: chitarre, voce.
Gli Eyes of etherea sono una band,
totalmente strumentale, di Melbourne che ha all’attivo tre dischi: Files from
the chronographic institute nel 2008, Retropod nel 2011 e Mood adjuster nel
2015, full lenght impreziosito dalla presenza, in due delle sette tracce di
Colin Bass, l’illustre bassista dei Camel.
Il loro tappeto sonoro è contraddistinto
da un vigoroso space rock progressivo con influenze jazz e fusion.
Ultima Line up: Andrew Briggs: chitarre.
Dan Briggs: tastiere & synths, basso e
Gli Anubis, il cui nome prende spunto dal
Dio egiziano - con la testa di cane- protettore del mondo dei morti e delle
necropoli, si sono formati a Sydney nel marzo 2004 grazie al cantante /
bassista Robert James Moulding e al
tastierista / chitarrista David Eaton. La coppia ha poi integrato la line up
con il virtuoso chitarrista della prog metal band Hemina (vedi scheda), ossia
Douglas Skene e con Dean Bennison
(chitarre), Steven Eaton (batteria) e Nick Antoinette (basso). Questa formazione
ha pubblicato gli album “230503” (2009) e “ A Tower of Silence” (2011) grazie
all'etichetta australiana Bird's Robeband. Successivamente, con l’abbandono del
bassista Antoinette sostituito da Anthony Stewart, la band ha rilasciato altri
tre album in studio: “Hitchhiking to Byzantium” nel 2014, “The second hand” nel
2017, “Different stories” nel 2018, disco questo caratterizzato da
rielaborazioni acustiche di materiale dei primi quattro album più una traccia
inedita del 2009. Da segnalare la presenza in discografia di due lavori dal
vivo nel 2015 “Behind Our Eyes (Live, 2014)” e il 1 Febbraio 2019 “Lights of
change (Live in Europe 2018).
Il loro sound deve molto al neoprogressive
europeo anni novanta rielaborandolo sapientemente con afflati heavy prog di
buona fattura.
I The Grand Silent System sono un ensemble australiano fondato nel 1999nella zona di Latrobe Valley, una regione dello stato di Victoria. La band,
dopo essersi trasferita a Melbourne e un E.P.di debutto "They Who Built nel 2001,
ha rilasciato due album:“ Gift or a Weapon” nel 2003 e l’anno
successivo “ Everyone Lies Alone”.
La loro proposta sonora è una miscellanea
ben assortita di rock progressive, jazz e world music.
Line up: Sean Albers: voce, percussioni. Daniel
Calabro: chitarra. Ben Rejmer; tastiere. Karen Heath: clarinetto, sassofono, flauto.
Ben Hellmig: batteria e
In quest’epoca di mordi e
fuggi “(T)Rappiano” - di cui non metto in dubbio la dignità d’esistenza- noi melomani progressivi diversamente giovani
abbiamo però un assoluto bisogno di rassicurazioni armoniche. E’ in questo
scenario che l’accoglienza di un disco come “Il Risveglio del Principe” dei
Celeste si evolve verso un alto rispetto
per una proposta musicale che accompagna -con smisurata dolcezza- le emozioni
verso un’ opera intrisa di significativa
poesia, sublime nel suo incedere, ricca di eufonia.
L’ensemble sanremese negli
anni settanta ci aveva deliziato con “Principe di un giorno”, in questo millennio il multiforme Ciro Perrino,
unico rimasto della formazione storica, dismesse le vesti di pianista minimalista di virtuose
opere quali ad esempio “ Piccole ali nel vento o Back Home” ( vedihttps://ciroperrino.bandcamp.com/album/piccole-ali-nel-vento
https://ciroperrino.bandcamp.com/album/back-home
) ha ridato forma e sostanzaal progetto
Celeste (di nome e di fatto, alla faccia di reunion posticcie…), chiamando accanto
a sé talentuosi musicisti (vedi line up) per 50 minuti di un full lenght diviso
in otto tracce (sette per l’edizione in vinile). Un lavoro pervaso da un gran
senso della melodia e dal magico suono del Mellotron, compagno fedele di
delizie folk jazz progressive, in cui si erge una semantica raffinata. Girovogando
tra i testi: “…Sereno e altero prosegui intento nella tua sacralità…. empi l’orizzonte…….
Rimparando gli antichi Peana, magicando e il corpo s’illuminerà….non voltarti
per non vederti….non specchiarti per non saperti…non parlarti per non sentirti….bianca
vestale, antiche essenze….La tua veglia infinita porterà verità….”. La verità è
che il buon Perrino, compositore sopraffino, ha fatto centro con “Il Risveglio
del Principe” giacchè-appena terminato- si ha voglia di riascoltare il disco
che cresce di fruizione in fruizione. Da evidenziare che, ulteriore complemento
di qualità, l’opera esce per la Mellow Records del vate progressivo Mauro “Faraone”
Moroni, autentico punto di riferimento per ogni rispettabile progsters. Da
sottolineare gli incantevoli disegni di copertina di Laura Germonio e la parte grafica
a cura di Claudio Feltrini.