mercoledì 31 marzo 2021

minDance

I minDance sono una band di Campobasso con una anamnesi musicale che viene da lontano in quanto tra il 2012 e il 2014  con l'acronimo GMST che rappresenta sia il tempo siderale medio a Greenwich (Greenwich Mean Sidereal Time, per saperne di più:
http://sphaeramundi.scarpel.net/glossario/tempo-siderale-di-greenwich-gast-gmst/ ) sia le iniziali dei nomi degli artisti coinvolti (Guido Squiletti, Massimo Cosimi, Salvatore Cocca e Tonino Marchitelli) si erano esibiti in varie occasioni senza però arrivare a compiere progetti discografici. Due dei musicisti coinvolti (il vocalist, tastierista Marchitelli e il batterista Cosimi) dal 2015 in poi coinvolgendo altri strumentisti quali il bassista /cantante/ sintetizzatorista Peppe Aloisi e il chitarrista GianLuca Vergalito, hanno proseguito l'attività che, finalmente il 17 dicembre 2020 è sfociata nel debutto discografico con "Cosmically Nothing" (Lizard Records).
Il disco, undici tracce per poco meno di un ora di musica, è davvero una notevole miscellanea di sonorità, passando dallo space rock progressivo al dark wave con digressioni psichedeliche e financo jazzistiche.L'immagine di copertina è un dettaglio del dipinto "La montagna e le stelle" del pittore, loro corregionale, Michele Gammieri http://www.michelegammieri.it.
L'ensemble molisano è indubbiamente tra le più sorprendenti realtà del panorama progressivo (e non solo) nostrano. Consigliatissimo!







lunedì 22 marzo 2021

Raven Sad

Dei Raven Sad, progetto del musicista/compositore pratese Samuele Santanna, avevamo già parlato-seppur brevemente- quasi dieci anni fa per l'uscita del loro terzo disco "Layers of stratospehere" 
Il 2 febbraio 2021, dopo una gestazione di un paio d'anni, l'ensemble toscano - sempre per Lizard Records- ha rilasciato la quarta fatica discografica " "The leaf and the wing", otto tracce (tre strumentali) per quasi settanta minuti di musica che riconcilia il vecchio progster  con lo scenario musicale odierno che sicuramente ha un suo perchè con rap, trap e auto-tune ma che non entra minimamente nelle proprie corde emotive.
Il disco è un concept esistenzialista che prende forma narrativa il 20 luglio 1969 (giorno dello sbarco sulla luna) allorquando il protagonista Will Weaker -seduto in salotto- è in procinto di sprofondare nel consueto momento di confidenza con le sostanze, cercando di raggiungere l'oblio narcotico sapendo che dopo quella notte l'umanità non sarà più la stessa.
L'album è un gioellino armonico assoluto, sospeso tra le alte sfere della psichedelia progressiva melodica di ottima fattura con il cantato di Gabriele Marconcini   ( Merging Cluster https://www.donatozoppo.it/merging-cluster-merging-cluster-autoprod/ e Biofonia http://www.biofonia.it) che si eleva su vette di godimento affiancato al chitarrismo di Santanna emozionale nel suo incedere sia in assolo , sia in accompagnamento essendo sempre di gran spessore l'affiatamento con il "vecchio" compagno di note musicali il pistoiese Trinci. 
Anche la "nuova" sezione ritmica è in gran spolvero con Geri e Carnesecchi degni protagonisti di un lavoro che si preannuncia tra i migliori di questo 2021.  
Come è scritto nella back cover del cd: " Mystery creates wonder and wonder is the basis of a man's desire to understand....Il mistero crea meraviglia e la meraviglia è la base del desiderio dell'uomo di capire" ( Neil Armstrong ) e ascoltando il disco più volte ci si meraviglia come esso, tra dolcezza ed energia, cresca di ascolto in ascolto, qualità precipua per i lavori d'alto lignaggio artistico. 
Line up: Samuele Santanna: chitarre. Fabrizio Trinci: tastiere, cori. Marco Geri: basso. Francesco Carnesecchi :batteria e il vocalist Gabriele Marconcini.
In ascolto l'intero e consigliatissimo album.


Per conoscere meglio i Raven Sad rimando al sito di Donato Ruggiero ove è possibile leggere un'intervista approfondita al gruppo: 




ProAge

Il cantante Mariusz Marysia Filosek e il batterista Arkadiusz Aru Grybek nel 1985 a Bedzin, una cittadina polacca di 56000 abitanti a 13 km nord est di Katowice, diedero vita ad un ensemble chiamato Czwarty Wymiar che si sciolse nel 1990 senza pubblicare nulla. 
Nel 2008 la coppia assieme ai fratelli Kwiecien, Marcin alla  chitarra e Maciek al basso e al tastierista Marcin Kosa Kos Kosakowsky diedero vita ad un nuovo gruppo che chiamarono ProAge. Con questa formazione nel 2011 autoprodussero un E.P. dal titolo "Szary szkielet drzew", poco dopo i due Kwiecen si trasferirono fuori dalla Polonia e furono sostituiti da Tomek Papernik alla chitarra e inizialmente Darek Skalski, poi Pawe Drobniewsky al basso. Dopo un'altro E.P. "Odbycie Szalenstwa" nel 2015  avviene l'ennesimo cambio di line-up con l'ingresso del chitarrista Slawomir Yeahlon Jelonek e del bassista Roman Siminski. Il quintetto registra il primo full length nel 2017 in due versioni: l'edizione in lingua polacca con il titolo "Odmienny Stan Rzeczywistosci" e la sua controparte inglese "A Different state of reality". 
La medesima formazione a cinque con ospiti Malgorzata Lydka al flauto e Grzegorz Hankus al clarinetto rilascia nel 2019 "MDP"un concept album basato su una persona che soffre di un disturbo di personalità multipla.
Il 15 gennaio 2021 viene pubblicato "4.Wymiar" - sei tracce per quasi un ora di musica con tematica centrale il tempo- in una formazione a sei: Mariusz Filosek: voce. Sławomir Jelonek: chitarra. Krzysztof Walczyk: tastiere. Roman Simiński:basso. Bogdan Mikrut: batteria. Mariusz Rutka: sassofono, percussioni, ospiti Janek Mitoraj: chitarra in un brano e Małgosia Łydka: flauto. 
La proposta sonora della band -invero apprezzabile ma non originalissima- è un neo progressive con momenti più duri e fiammate interessanti verso lo space progressivo con sprizzatine new wave.
Sito ufficiale: http://www.proageband.pl
Album consigliato: A Different state of reality (2017)


 

venerdì 19 marzo 2021

Glass Kites

Il gruppo di Vancouver dei Glass Kites si è formato nel 2008, usando inizialmente il moniker Right. Dopo un E.P.  e una serie di esibizioni dal vivo, la band canadese ha deciso di mutare il nome in Glass Kites nel 2011,  pubblicando il 1 ° gennaio 2012 su bandcamp il loro full length omonimo d'esordio. Sempre auto producendosi Il 1 gennaio 2021 hanno replicato con Glass Kites II°. Il loro tappeto sonoro fluttua tra post rock e neo prog con tastiere in evidenza e sfumature jazzy, ottime le parti cantate da Feldman
Line up: Leon Feldman: voce, chitarra, tastiere, piano, sintetizzatore. Nate Drobner: basso, tastiere, sintetizzatore. Curt Henderson: chitarra. Daryn Cassie: piano, Fender Rhodes. Kyle Araki: batteria.
In ascolto la terza traccia "The body" dal loro primo album


Album consigliato: Glass Kites (2012)


martedì 16 marzo 2021

Tusmørke

I Tusmørke,in norvegese significa crepuscolo, sono stati fondati nel 1994 (fino al 2009 con il moniker "Les Fleurs du Mal" ) a Skien, una cittadina a sud est della Norvegia a 120 km da Oslo, famosa per aver dato i natali a Henrik Ibsen il più importante drammaturgo norvegese.
L'ensemble nordico è assai fecondo avendo realizzato dal disco d'esordio "Underjordisk Tusmørke" del 2012 ben sette altri full lenght, l'ultimo dei quali il doppio " Nordisk Krim" è stato rilasciato il 26 febbraio 2021 dalla label Karisma Records https://www.karismarecords.no.
Il gruppo dei gemelli Momrak ci fa navigare disinvoltamente in acque non sempre facilmente accessibili con continui rimandi al krautrock e al folk progressivo con testi sempre pregnanti cantatati sia in lingua madre (in prevalenza), sia in inglese. Splendide le incursioni flautistiche.
Line up: Benedikt "Benediktator" Momrak: basso, voce. Kristoffer "Krizla" Momrak: flauto, voce. Haugebonden Gode Gullstein: tastiere. Åsa Ree: violino. Martin "Hlewagastir" Nordrum Kneppen: batteria, percussioni. 
In ascolto Black Swift, terza traccia del secondo disco "Riset Bak Speilet" del 2014

Album consigliato: Ført Bak Lyset (2016)



lunedì 15 marzo 2021

Caligonaut

Caligonaut è un progetto solista del norvegese Ole Michael Bjørndal, valente musicista, noto per aver suonato con Oak, Airbag, Gentle Knife,Bjørn Riis. 
Il suo album d'esordio "Magnified As Giants" è stato pubblicato il 26 febbraio 2021 dalla label Apollon Records https://www.apollonrecords.no.
Quattro tracce per cinquanta minuti di musica portatrice sana di melodie coinvolgenti che lasciano spazio a momenti introspettivi quasi malinconici per la delicatezza della proposta con ottimi assoli chitarristici. 
Line up: Ole Michael Bjørndal: chitarre, voce. Kristian Karl Hultgren: basso. Lars Fredrik Frøislie: tastiere, mellotron, sintetizzatori. Andreas W. S. Prestmo: cori. Henrik Fossum e Arild Brøter: batteria. Iver Kleive: organo da chiesa. Åsa Ree: violino, cori. Stephan Hvinden: chitarra ritmica.
In ascolto l'intero album



mercoledì 10 marzo 2021

La compagnia dell'Es

C'erano tre ragioni primigenie che invitavano ad accostarmi con curiosità al disco de La compagnia dell'Es "Paola  Tagliaferro sings Greg Lake" uscito il 23 febbraio 2021 per la OWL Records con distribuzione BTF https://www.btf.it/paola-tagliaferro-sings-greg-lake.html e in vendita sulle principali piattaforme come Spotify, Itunes, Amazon Deezer.
La prima, essendo Psicologo di professione, il nome dell'ensemble che ha suonato nel disco, che tra l'altro è anche quello dell'Accademia internazionale delle arti fondata da Paola Tagliaferro nel 2013, un'associazione culturale senza scopi di lucro. l'ES secondo la teoria psicoanalitica è l'istanza psichica più arcaica e rappresenta l'inconscio ossia la sfera dell'attività psichica che non raggiunge il livello della coscienza.
La seconda, conoscendo la passione e la profonda amicizia con la famiglia Lake della vocalist/musicista/ compositrice protagonista dell'album ossia Paola Tagliaferro, sapevo che non si sarebbe trattato solo di un mero progetto musicale ma di un percorso espressivo di sensazioni viscerali che si sarebbero intrecciate con la commozione. 
Terza ragione, last but not least, la scaletta del cd. Essa racchiude autentiche gemme della musica che prediligo per un autore - Gregory Stuart "Greg" Lake (1947-2016)-  che ho sempre ascoltato con grande attenzione e ammirato per la produzione e la carriera artistica (in fondo al post troverete il mio ricordo su Lake, articolo già apparso nel dicembre del 2016 su Mat 2020 https://www.mat2020.com/anno-2016.html ).
Prima di addentrarmi su un lavoro che riconcilia con la musica dopo la boria sanremese è importante ricordare che La compagnia dell'ES è un gruppo aperto composto da musicisti di grande caratura tecnica, i quali hanno accompagnato la fascinosa Tagliaferro in queste dieci tracce per tre quarti d'ora di delizia sonora, interamente dedicata all'arte di Greg Lake. 
Album magnificamente suonato e arrangiato che inizia - giustamente dato il titolo- con From the beginning (E.L.P. Trilogy 1972)  " ... you see it's all clear/ you were meant to be here/ from the beginning....vedi è tutto chiaro/era destino che fossi qua/fin dall'inizio..." per poi sfociare nel quadro acustico di Still you turn me on (E.L.P. Brain salad surgery 1973) "....You could be anything...potresti essere qualsiasi cosa". La terza traccia è la celeberrima Lucky Man (E.L.P. Omonimo 1970) con l'oboe in evidenza per una composizione del Lake dodicenne che rimane tra le più significative come il drammatico pathos, qua reso bene dalla viola, di C'est la vie (E.L.P. Works vol.1 1977 ) " ...who knows, who cares for me...chi lo sa, chi si preoccupa per me...". Successivamente,  dopo l'accoppiata tratta da Pictures at an exhibition 1971 ossia Promenade 2 e The sage, s'eleva verso una delle migliori rivisitazioni dell'album ossia Take a pebble (E.L.P. Omonimo 1970) con testo di Peter Sinfield " Just take a pebble and cast it to the sea...prendi solo un sassolino e lancialo nel mare..." magari in quel mare di Zoagli, ridente paese della riviera ligure di Levante http://www.comune.zoagli.ge.it  che, dopo averlo visto protagonista sul palco,  ha onorato la memoria di Greg Lake attribuendogli  nel 2017 la cittadinanza onoraria. Il  finale del cd vede I believe in father Christmas sempre scritta con Sinfield (Singolo 1975, E.L.P. Works vol. 2 1977), Moonchild (King Crimson In the court of the Crimson King 1969) e la conclusiva traccia di 10 minuti Epitaph- Battlefield che unisce il repertorio del primo disco dei King Crimson con gli Emerson Lake Palmer di Tarkus in un binomio di grande levatura, ".... confusion will be my epitaph/as I crawl a cracked and broken path....la confusione sarà il mio epitaffio, mentre striscio su un sentiero incrinato e rotto......".
Trattasi realmente di un disco ove in ogni singola nota, parola, immagine del magnifico artwork traspare dedizione inebriante per l'autore, consigliatissimo!
 "In questo viaggio intenso, profondo e difficile, ho imparato sotto la guida di Regina Lake (n.d.r.: la moglie), a percepire l'intenzione e il sentimento di Greg e a far risuonare l'opera di questo grande artista attraverso la mia voce e la musica de La Compagnia dell'Es" 
(Paola Tagliaferro)
Line up: Paola Tagliaferro: voce. Giulia Ermirio: viola. Pier Gonella: chitarra. Andrea Zanzottera: piano. Enten Hitti (  Gino Ape e Pierangelo Pandiscia): liuto, campane, oboe, xilofono. Vincenzo Zitello: arpa. U:T. Gandhi alle percussioni.
Per conoscere più da vicino Paola rimando al blog del fraterno amico Athos Enrile 
"Music is a wonderful journey,made through sounds and encounters....La musica è un viaggio fatto di suoni e incontri" (Paola Tagliaferro e La compagnia dell'Es)
In ascolto e in visione Lucky Man

Greg “Lucky Man” Lake: lui sì che è stato un uomo fortunato….

 


Morire è tremendo, ma l’idea di morire senza aver vissuto è insopportabile.
(Erich Fromm)

“Lui sì che ha avuto una vita ricca di emozioni, di sicuro è stato un uomo fortunato”, spesso i commenti riferiti alla dipartita di persone che, per dirla alla Guccini, “hanno lasciato un suono”, posseggono questa tonalità espressiva.
Quando un artista celebre abbandona la sua veste terrena, c’è la tendenza a rivalutarne le opere, anche perchè non ci sono spiragli per crearne di nuove, a meno che non ci siano riserve segrete d’inediti.
A tal proposito un esempio eclatante è quello di Frank Zappa, non più con noi dal 4 Dicembre 1993, ma sempre con noi attraverso nuove uscite discografiche che -di fatto- gli allungano la presenza post  mortem come se fosse ancora in studio a produrre.
Dubito che di Greg Lake si possa avere una vasta mole di “recuperi “ live o di composizioni “nuove”, ma il suo talento è indiscutibile come l’imponente mole che lo ha accompagnato nell’ultimo ventennio della vita.
“Lui sì che è stato un uomo fortunato”, una miriade di sensazioni portanti vengono espresse senza conoscere le persone se non attraverso-essendo musicisti famosi- ciò che hanno condiviso con noi, pubblico attento.
Io non ho mai conosciuto direttamente Lake, né ho assistito a suoi live ( e me ne dolgo), non ho strumenti firmati da lui, nè fotografie, ma posso immaginare che ha avuto una “buona sorte” per quello che ha fatto e per quello che viene ricordato da noi fruitori/musicofili.
Ugo Foscolo pensa  alla morte come un “momento di verità per l’uomo che si misura con se stesso” , Marcel  Proust  ci invita a riflettere  come la morte sia  un elemento che separa, una devastante lacerazione che crea dolore e lascia un vuoto difficilmente colmabile.  Lo scrittore  parigino distingue la figura dell’uomo da quella dell’artista : se l’uomo può morire è pur vero che l’artista rimane in tutta la sua interezza e può continuare  a vivere in eterno nella sua opera; in pratica l’arte è in grado di sublimare la vita dell’uomo e, in questo sua accezione, trova la sua più importante funzione per l’umanità.
Se rifletto sul testo di una delle canzoni più conosciute di Greg, ossia “Lucky man”, ho la predisposizione a pensare che possa esemplificare la sua vita: fama, successo, denaro non hanno potuto bloccare la “pallottola” che una malattia funesta come un tumore gli ha sparato contro. Un agguato mortale che non ha potuto contrastare come l’astuto Sisifo che, grazie ad un inganno, sfuggì all’inesorabile Thanatos: nella mitologia greca la personificazione della morte  http://www.treccani.it/enciclopedia/thanatos/.

"A bullet had found him/His blood ran as he cried/No money could save him/So he laid down and he died/Oooh, what a lucky man he was/Oooh, what a lucky man he was.....Un proiettile lo aveva trovato/Il suo sangue scorse e lui pianse/Non c'erano soldi che potessero salvarlo/Così si distese e morì/Oh, che uomo fortunato era/Oh, che uomo fortunato era...."



sabato 6 marzo 2021

Audiovirale

Gli Audiovirale: la Sanremo verace non è solo Festival a cura di Giovanni Peirone






Le maglie dei colori si allargano e grazie a una fase gialla posso fare un salto nella città dei fiori, che adoro per le zone meno gettonate, non quelle dello shopping e delle esibizioni canore popolarissime, ma perché ci sono i caruggi cari a Calvino che si inerpicano stretti. Altrettanto affascinante è una band di giovanotti non di primo pelo: gli Audiovirale.
Mi accolgono con cordialità, in un incontro on line a casa di Alessandro Vernassa, uno dei componenti, e inizia un giro di domande, fra una strimpellata con una stupenda Martin e ricordi musicali di altri tempi: è come stare fra vecchi amici.
Così passo con naturalezza a porre loro i quesiti che prima di tutto nascono dalla mia personale curiosità.Ordinando le risposte che si sovrappongono inseguendosi in armonia, come deve essere fra musicisti, questo è il resoconto.

 1. La prima domanda è banale: a che cosa si deve il vostro nome?

 Il nome Audiovirale venne scelto tra altri 2/3, e fu Mauro Alberti a proporlo. Suonava bene, e diciamo che creare della musica che diventasse virale era, in qualche maniera, nelle nostre intenzioni.

 2. Potreste presentarvi e dirci come vi siete conosciuti e avete deciso di suonare insieme?

 Il gruppo è nato all’inizio del 2009, grazie a Marco Anfossi (batteria) che contattò Mauro Alberti (voce, chitarra acustica e tastiere) e Alessandro Vernassa (chitarre) per iniziare un nuovo progetto. Avevamo già suonato insieme tempo prima in una cover band, e decidemmo di provare insieme a proporre musica nostra. Inizialmente chiamammo il bassista che suonava con Marco in un altro gruppo, ma a causa dei troppi impegni dovette lasciare dopo poche prove. A quel punto contattammo Alberto Torre, che rimase con noi fino al 2014. In quell'anno, su suggerimento di Francesco Giordano, amico nonché fonico del gruppo, subentra Debora Torti al basso e ai cori. Tutt’ora questa è la formazione degli Audiovirale.

 3. Il blog per il quale vi intervisto è dedicato alla musica prog del terzo millennio, voi siete difficilmente classificabili, ma è indubbio che ci siano spunti di questo genere così impegnativo; sapreste definire la vostra musica?

 Diciamo che amiamo spaziare tra vari generi, rock, pop, folk, blues etc, più che altro ogni singolo pezzo ha una sua definizione, per esempio Delirio è un brano folk, Calice Amaro è rock. Il gruppo non rema in una direzione definita, non ci siamo imposti un genere piuttosto che un altro, piuttosto dipende dall’ispirazione del momento. Il tutto comunque in stile Audiovirale, che si è creato, con il tempo, dalla fusione delle diverse influenze dei vari componenti, dai Pink Floyd ai Genesis, dai Jethro Tull a Zappa passando per De Andrè e tanto altro. Ovviamente emerge anche la personalità dei componenti. Comunque amiamo certamente le atmosfere prog e psichedeliche.

 4. I vostri testi spaziano dall'italiano al francese non disdegnando il dialetto ligure: siete stati influenzati da qualche artista, per questa scelta, oppure è il clima popolare e insieme cosmopolita di Sanremo che vi ha spinti in questa direzione? 

I testi sono opera di Mauro Alberti, e sono frutto del suo talento, e l’avere compiuto studi letterari ha amplificato questa capacità. La scelta della lingua comunque varia in base al pezzo, dalla storia da raccontare. Un po’ come con la musica amiamo spaziare in stili differenti.

 5. Mi fareste una scheda dei vostri lavori?

 Abbiamo 5 album all’attivo:

    Rimuovere prima del volo  (2010)

    Fuori dal seminato  (2013)

    Alto fragile (2015)

    Mezzo gaudio (2017)

    Maragresti (2020)

 


6. Quali progetti avete per il futuro, in termini di produzione?

Vorremmo registrare un sesto album, ci sono alcune idee in cantiere e ci stiamo lavorando.

Purtroppo la situazione attuale non permette d’incontrarci per svilupparle. Lavorare separatamente non è il massimo, ma appena sarà possibile ci lavoreremo sicuramente! Torno a casa con Maaragresti nello stereo dell’auto, e con nel cuore la contentezza per aver potuto incontrare musicisti sinceri.


Ecco dunque la Sanremo che non ti aspetti: schietta e poliglotta, popolare e raffinata, riservata come si è in Liguria ma cordiale come si sa essere quando si ha solo da offrire con entusiasmo ciò che si ama, saporita e genuina come una fetta di pizza sardenaira ma ricca di di spunti eterogenei che accoglie da città di mare e aperta al mondo quale è.

Per ascoltarne due assaggi:






Per acquistare la loro produzione:

https://open.spotify.com/album/0hyZiBCxU960Rqz1zPM4wr


Ringrazio di cuore l'amico da una vita Giovanni Peirone (nella foto) per aver realizzato l'intervista.


mercoledì 3 marzo 2021

The Black Noodle Project

The Black Noodle Project è nato come progetto personale del cantante/chitarrista Jérémie Grima nel 2001 nella periferia di Parigi. Dopo il demo "Dark Smiles" del 1 Settembre 2003 suonato con  Matthieu Jaubert (tastiere, voce), Anthony Létévé (basso) e Arnaud Rousset (batteria),nel 2004 la Musea Records http://www.musearecords.com l'importante etichetta francese fondata nel 1985 ha rilasciato il primo ful length dal titolo "And life goes on" con la medesima formazione a quattro del demo (ospiti Katrin Waldteufel al violoncello e Yogi al sassofono) da cui sono esportati alcuni brani.  Successivamente Jeremie, insieme al chitarrista Sebastien Bourdeix,  ha registrato insieme il CD "Stereoscope" nel 2005. Negli anni successivi altri strumentisti si sono avvicendati al progetto TBNP e l'ensemble con  la presenza fissa di Grima e Bourdeix ha pubblicato altri cinque album in studio ( "Play again" nel 2006, "Eleonore" nel 2008, "Ready to Go" nel 2010 "Ghosts & Memories" nel 2013,  Divided we fall nel 2017 e un live "And live goes on...in Poland" nel 2009. Il 15 giugno 2020,  pubblicato dall'etichetta tedesca Progressive Promotion viene rilasciato "Code 2.0" la cui line up, per la prima volta non prevede il fondatore Grima,l'album quasi tutto strumentale e con i testi in francese invece che in inglese consta di sette tracce per quasi tre quarti d'ora di musica è stato interamente curato dal chitarrista Sebastien Bourdeix che suona anche le tastiere e in un brano canta e viene coadiuvato da ex membri della band Antony Leteve al basso e Fabrice Berger alla batteria.
Il sound del gruppo francese fluttua tra space rock progressive e psichedelia per album sempre di buon livello.


Album consigliato: Divided we fall (2017)

lunedì 1 marzo 2021

Antony Kalugin

 Anthony Kalugin  nato l' 11 febbraio 1981 a Charkiv, la seconda città ucraina per popolazione quasi 1 milione e mezzo, è un polistrumentista/compositore ucraino ben conosciuto nel mondo progressivo de terzo millennio in quanto membro di gruppi quali 
La sua carriera solistica inizia discograficamente nel 2008 con l'uscita dell'album "The water" a cui hanno fatto seguito gli E.P. "Christmas song" (2017), "Legacy" (2018) e i full lenght "Akko 1" (2013)  "Akko 2" (2019), "Marshmallow Moondust" (2020) e l'11 febbraio di quest'anno  " Stellar Gardner"   con la splendida copertina di Igor Sokolskiy https://it-it.facebook.com/sokolskiyi e sempre per la label Caerllysi Music  https://www.caerllysimusic.co.uk .
Il suo tappeto sonoro è preferibilmente orientato verso un prog sinfonico di qualità con melodie affascinanti che catturano immediatamente l'attenzione dei melomani progressivi.

Album consigliato: Marshmallow Moondust (2020)