martedì 29 dicembre 2020

Top Five Internazionale 2020

Eccoci come ad ogni fine anno a tirare le somme. Il 2020 rimarrà nella storia per altri ben più gravi motivi ma anche quest'anno abbiamo potuto ascoltare ottima musica progressiva. Tra tutto quello che ho potuto fruire posto, in ordine alfabetico,  la mia top five internazionale (classifica limitata e opinabilissima). 

Fren: Where do you want ghosts to reside
Esordio al fulmicotone per i Fren, banda polacca di Cracovia fondata nel 2017 e giunta quest'anno il 6 marzo alla pubblicazione del loro primo full lenght autoprodotto dal titolo "Where do you want ghosts to reside". Sei tracce per tre quarti d'ora di tappeto sonoro poliedrico e suadente, meramente strumentale, che ci porta su lidi sinfonici con aperture space, sensazioni canterburiane e possenti afflati jazzistici con la capacità tecnica degli strumentisti sempre in significativa evidenza.
Line up: Oskar Cenkier: piano, organo, Mellotron, sintetizzatore. Oleksii Fedoriv: batteria. Andrew Shamanov: basso, sintetizzatore. Michal Chalota. chitarra.
In ascolto la seconda traccia "Surge"


Fruteria Toni:  El porvenir està en las huevas
Giunti al terzo disco i Fruteria Toni, formatisi nella città portuale di Malaga nel 2007, proseguono  con la realizzazione di chicche sonore di ottimo livello.
La band andalusa ha rilasciato il 10 febbraio (su Bandcamp il 25 marzo) " El porvenir està en las huevas" ( in italiano il futuro è nelle uova) un lavoro autoprodotto di sei tracce per una quarantina di minuti di godimento sonoro che spazia brillantemente tra progressive sinfonico, 
jazz/fusion, blues, funk e sprizzate di musica classica.
Line up: Salva Marina (tastiere, piano, voce e cori). Curro García (basso e cori)
Jesús Sánchez (clarinetto e sax). Víctor Rodríguez (violino) e Adrián Jiménez (batteria)
Hanno collaborato: Lorena Alcaraz (flauto traverso), Eva Montiel (voce lirica e "grande urlo"), Camillo Botta (clarinetto basso)
In ascolto la prima traccia dell'album  dal titolo " Agonia and koyukuk" che narra le grottesche avventure e le peripezie di un salmone selvaggio del Pacifico dal colore argentato.



King Gizzard & The Lizard Wizard: KG

Gli eclettici King Gizzard & The Lizard Wizard si sono formati nel 2010 a Melbourne grazie a sette ragazzi, ambiziosi e formidabili polistrumentisti. Il combo, uno dei più prolifici- al mondo- del decennio, nel 2020 oltre a tre live in digitale (i cui proventi sono stati donati totalmente per i soccorsi ai devastanti incendi australiani ) hanno pubblicato il doppio vinile dal vivo Chunky Shrapnel uscito il 24 aprile e il sedicesimo album in studio "KG" - sottotitolato Explorations into microtonal tuning volume 2- rilasciato il 20 novembre per l'etichetta australiana Flightless Records. Il disco che è poi il sequel sonoro dell'album Flying microtonal banana del 2017, consta di dieci tracce per 41,52 di musica ed è caratterizzato dalla consueta eterogeneità di generi dal garage psichedelico all’acid rock, dal progressive alla surf music, passando per ballads melodiche simil folk.
Line up: Stu Mackenzie: voce, chitarra, basso,percussioni, tastiere, flauto, sintetizzatore,sitar, clavinet, xilofono,violino,vibrafono,fiati., Mellotron, clarinetto, organo . Ambrose Kenny-Smith: voce, armonica, tastiere, sintetizzatore, percussioni Joey Walker: chitarra, basso, voce, juno, baglama, percussioni sintetizzatore, elektron digitakt . Cook Craig: chitarra, basso, pianoforte, sitar, percussioni, clarinetto, flauto, sintetizzatore, tastiere. Lucas Harwood: basso,percussioni. Michael Cavanagh: batteria, percussioni.
In ascolto la seconda traccia "Automation" cantata e composta da Stu Mackenzie-che è anche il produttore del lavoro- il cui testo tratta del complicato rapporto tra esseri umani e intelligenza artificiale. 


Ring Van Mobius: The 3rd majesty
Ring Van Mobius, trio dell'isola di Karmoy all'estremità occidentale della Norvegia, è giunto al secondo disco il 30 ottobre con "The 3rd majesty". Il nuovo lavoro, quattro tracce per oltre 47 minuti di musica, riecheggia chiaramente sonorità vintage dei seventies, in particolare le tastiere di Thor Erik Helgesen fanno rimembrare il compianto di Keith Emerson, ma il valore della proposta, - seppur nostalgica - che ci trasporta su griglie conoscitive e consolidate, merita attenzione non solo da parte dei vecchi melomani progressivi come il sottoscritto.
Line up: Thor Erik Helgesen: Hammond L100, Fender Rhodes, Clavinet D6,Moog, campane tubolari, theremin, voce. Havard Rasmussen: basso. Dag Olav Husas: batteria, timpani, percussioni. 
In ascolto l'intero album


Zopp: Zopp

Gli Zopp, progetto del pluripremiato compositore per film e documentari nonchè ottimo polistrumentista Ryan Stevenson,  hanno rilasciato l'omonimo disco d'esordio il 10 aprile di quest'anno per l'etichetta indipendente inglese Bad Elephant Music e in download digitale.
L'album, nove brani per tre quarti d'ora di musica, è altamente influenzato da sonorità canterburiane, un genere che 
il musicista di Nottingham fin da ragazzino  ha imparato ad apprezzare grazie ai gusti paterni e all'incontro con dischi fondamentali quali quelli degli Hatfield and the North e degli Egg. Il tappeto sonoro orientato verso apprezzabili sfumature jazzy con aspetti melodici sopraffini rendono questo lavoro - godibile fin dal primo ascolto-  molto ben suonato e prodotto.
Stevenson nel disco si è cimentato con tastiere, Mellotron M4000D, organo Hammond, sintetizzatore analogico Arturia, organo Korg CX-3, pianoforte, Hohner Pianet T, basso, chitarre elettriche, synth Nord Electro, voce, sound design, rumori, registrazioni sul campo, percussioni. Con lui hanno collaborato Andrea Moneta (Leviathan): batteria, percussioni. Andy Tillison (The Tangent): tastiere e coproduzione.coproduzione. Caroline Joy Clarke: voce.  Theo Travis : flauto. Mike Benson: sassofono tenore.
In ascolto "V", la sesta traccia del disco.

Anche nel 2020 desidero segnalare un disco non progressivo che mi ha colpito positivamente nell'ascolto. La scelta è caduta su "Not our first goat goat rodeo" di Yo-Yo Ma, Stuart Duncan, Edgar Meyer & Chris Thile. L'album uscito il 19 Giugno per la Sony Masterworks segue dopo 9 anni il primo capitolo di un  "goat rodeo" il cui termine si riferisce a un evento caotico in cui molte cose devono andare per il verso giusto affinchè la situazione funzioni. Questo disco fila perfettamente con la magica alchimia sonora tra folk, country e jazz divisa in dieci tracce in cui i quattro musicisti: il francese di nascita, di genitori cinesi ma Newyorchese a tutti gli effetti Yo-Yo Ma (classe 1955 al violoncello), Stuart Duncan (classe 1964 al violino, banjo e voce), Edgar Meyer (classe 1960 basso e pianoforte) e Chris Thile (violino, mandolino, chitarra e voce) s'elevano magistralmente su tappeti sonori suadenti seppur non sempre di semplice fruibilità.
In ascolto e in visione la terza traccia "The trappings" ove il quartetto si fa accompagnare al canto da Aoife O'Donovan




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