giovedì 19 dicembre 2019

Top Five Italiana 2019

Comporre, suonare,realizzare e  produrre dischi progressivi in Italia nel terzo millennio è opera ardua per la mancata diffusione ed esposizione delle proposte sonore, nonostante tutto ciò la qualità rimane sempre di "gusto superiore". Sono a proporvi,  tra quelli che ho potuto ascoltare  e in rigoroso ordine alfabetico, i miei favoriti per quest' anno solare.

Aliante: Sul confine
I toscani Aliante dopo due anni dall'ottimo Forme Libere, sempre con la puntuale produzione di Vannuccio Zanella ( M.P. & Records https://www.mprecords.it ), si ripresenta con "Sul Confine", un album ispirato dal romanzo Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati. Il collaudato e affiatato trio libera la propria creatività strumentale con otto affreschi neo progressivi (la title track divisa in sette parti per 48,08 di musica e il secondo brano Nel cielo di 4,17) inclini al gusto della melodia con afflati jazzistici che intrigano l'apparato cognitivo del melomane progressivo.
Line up:Jacopo Giusti: batteria e percussioni. Enrico Filippi: sintetizzatori, tastiere e moog. Alfonso "Ermenauta" Capasso: basso.
Link utile: https://www.facebook.com/aliantemusica/
In ascolto "Viaggio nel vento" la prima parte della traccia iniziale

Arcadelt: Arc 8
L' ensemble romano, a distanza di venticinque anni dal disco d'esordio, il 20 Maggio è ricomparso sulla scena  progressiva italiana con il full lenght "Arc 8 " (Lizard Records), un significativo lavoro diviso in sette tracce inedite per 43 minuti di musica e il bonus de "Sotto i ponti" una cover ghost track -alla batteria Fabio Ferri-, brano dei concittadini Pierrot Lunaire, tratto dal loro omonimo disco d'esordio del 1974.  .
Il tappeto sonoro del nuovo lavoro è indirizzato verso un raffinato neo progressive di stampo britannico con afflati più energici per un prodotto di buon spessore artistico.
Line up: Pierfrancesco Drago (voce), Fabrizio Verzaschi (chitarre), Giacomo Vitullo (tastiere), Sandro Piras (batteria, percussioni) e Fabio Cifani (basso). 
Sito ufficiale: http://www.arcadelt.net
In ascolto la quinta traccia "Assenze", brano inedito -targato Drago/Vitullo- che in un repertorio anglofono è invece cantato in italiano con sublime intervento (magnifico l'arrangiamento) agli archi dell'Euterpe Quartet :  Guendalina Pulcinelli, Angelika Srodon, Aurelia Capaccio ed Elena Bianchetti.

Celeste: Il risveglio del principe
L’ensemble sanremese negli anni settanta ci aveva deliziato con “Principe di un giorno”, nel 2019 il multiforme Ciro Perrino, unico rimasto della formazione storica, ha ridato forma e sostanza  al progetto Celeste, attorniandosi di talentuosi musicisti (vedi line up) per 50 minuti di un full lenght diviso in otto tracce (sette per l’edizione in vinile). Un lavoro pervaso da un gran senso della melodia e dal magico suono del Mellotron, compagno fedele di delizie folk jazz progressive, in cui si erge una semantica raffinata. Girovogando tra i testi: “…Sereno e altero prosegui intento nella tua sacralità…. empi l’orizzonte……. Rimparando gli antichi Peana, magicando e il corpo s’illuminerà….non voltarti per non vederti….non specchiarti per non saperti…non parlarti per non sentirti….bianca vestale, antiche essenze….La tua veglia infinita porterà verità….”.
La verità è che il buon Perrino, compositore sopraffino, ha fatto centro con “Il Risveglio del Principe” giacchè-appena terminato- si ha voglia di riascoltare il disco che cresce di fruizione in fruizione. Da evidenziare che, ulteriore complemento di qualità, l’opera esce per la Mellow Records del vate progressivo Mauro “Faraone” Moroni, autentico punto di riferimento per ogni rispettabile progster. Da sottolineare gli incantevoli disegni di copertina di Laura Germonio e la parte grafica a cura di Claudio Feltrini.
Line up: Ciro Perrino: voce solista, coro,  mellotron, mini moog, tastiere, pianoforte, percussioni sciamaniche, glockenspiel. Enzo Cioffi: batteria. Francesco Bertone: basso. Mauro Vero: chitarre e coro. Sergio Caputo: violino. Mariano Dapor: violonello e coro. Marzio Marossa: percussioni e coro. Marco Moro: flauti e sax tenore. Andrea De Martini: sax contralto e tenore. Massimo Dal Prà: pianoforte, tastiera, clavicembalo. Gli ospiti: Ciro Perrino Junior: voce recitante e gong. Alfio Costa: organo hammond. Elisa Montaldo: voce e Claudia Enrico: bastone della pioggia (rainstick).
Link utile: https://mellowlabelproductions.bandcamp.com/album/il-risveglio-del-principe
In ascolto l'intero strepitoso disco

Conqueror: In orbita
La band messinese, giunta con "In orbita" (Ma.Ra.Cash Records) al sesto album in studio, prosegue un cammino d'alto tenore progressivo attraverso sette tracce per poco più di tre quarti d'ora di musica. L'album, uscito il 27 Marzo, è un concept ispirato alla leggendaria figura del cosmonauta sovietico (primo uomo nello spazio il 12 Aprile 1961) Jurij Gagarin 
( vedi https://it.wikipedia.org/wiki/Jurij_Gagarin ), valorizza l'arte dei siciliani tra momenti prog sinfonici e sprizzate jazzy con sempre in buona evidenza la vocalità suadente di Simona Rigano. Da segnalare l'artwork di Giusy Lo Conti ( https://www.facebook.com/Giusy-Lo-Conti-Artista-356346821776136/ ).
Line up: Simona Rigano: voce, tastiere, synth. Tino Nastasi: chitarra. Sofia Ferraro: sax, flauto, EWI. Edoardo Ragunì: basso. Natale Russo: batteria, percussioni. Da segnalare la presenza del violinista Giovanni Alibrandi.
Sito ufficiale: http://www.conqueror.it
In ascolto la quarta traccia dal titolo "Kedr" (il soprannome dato da Gagarin alla sua missione spaziale)



Giant the vine: Music for empty places
La band genovese si è formata nel 2014 per iniziativa del polistrumentista Fabio Vrenna che ha avuto la sorte di incontrare  il chitarrista Fulvio Solari e il batterista Daniele Riotti per creare un combo  dedito ad unire afflati progressive e alternative rock di qualità. Il trio ligure affiancato dai musicisti ospiti: il bassista torinese Marco Fabbricci e alle tastiere Chico Schoen e Ilaria Vrenna (figlia di Fabio) ha dato alla luce nell'Aprile 2019 al disco d'esordio "Music for empty places" per la label Lizard Records http://www.lizardrecords.it del dinamico Loris Furlan. Il full lenght, totalmente strumentale,  è caratterizzato da energia, raffinatezza e gusto melodico sopraffino (che libidine quelle chitarre molto Hackettiane...) e si dipana per 48 minuti e otto tracce che hanno- nei titoli- come fil rouge il tema dell'assenza, a tal proposito fa rabbrividire il ringraziamento a Mark Hollis, leader e front man dei Talk Talk, scomparso mentre il disco era in stampa. Un lavoro che si ha desiderio di riascoltare più volte per carpire al meglio le molteplici sfumature di grande spessore artistico che alla prima fruizione non sono evidenti, davvero un ottimo esordio!!
Da sottolineare che, dopo l'uscita dell'album, il bassista Antonio Lo Piparo si è unito in pianta stabile alla band. 
Link utile:https://www.facebook.com/GiantTheVine/
In ascolto la sesta traccia Lost People, 
Come di consueto evidenzio un disco non progressivo che ha catturato la mia attenzione, si tratta della "chitarra solitaria" di Paolo Spaccamonti che ha realizzato il 20 Settembre
 "Volume 4" un album strumentale di dodici tracce che pone l'arte del multiforme e navigato chitarrista torinese sempre più in evidenza, attraverso un percorso tra stoner e math rock di assoluta qualità espressiva. Come ben evidenzia Alberto Campo: "ascoltandolo ci si immerge in un mondo gravido di suggestioni".
Ecco la seconda traccia: "Ablazioni".

martedì 17 dicembre 2019

Top Five Internazionale 2019

La musica progressiva propone ogni anno degli ottimi dischi, molto difficile rimanere aggiornati sulle copiose uscite, a seguire le mie scelte tra gli album internazionali che ho avuto la sorte di ascoltare.

Zeitgeist: Frank Wyatt & Friends
Gli Zeitgeist in tedesco "Spirito del tempo" è una espressione ottocentesco, coniata nell'ambito della filosofia romantico-idealista teutonica, che indica  la tendenza culturale dominante di una data epoca. A livello musicale Zeitgeist è un progetto che vede alla guida di numerosi e ottimi musicisti il poliedrico Frank Wyatt: compositore e polistrumentista (e non solo), membro fondatore di gruppi rock progressivi quali Happy The Man, Oblivion Sun e Pedal Giant Animals. Il 1 Novembre è stato pubblicato il disco "Frank Wyatt & Friends" in cui in un oretta di musica per dieci tracce, l'artista statunitense e i suoi amici offrono un rock progressivo d'alto livello con sfumature fusion e da camera che lasciano un gusto benefico al palato del progster. Commuove il fatto che Wyatt, tra le note di presentazione di questo disco, abbia esternato che è malato di tumore e che la musica sia una medicina importantissima per aggredire il grande male.
Line up: Stan Whitaker: chitarre e voce. Frank Wyatt, Kit Watkins, Andrew Colyer e David Rosenthal: tastiere. David Hughes e Rick Kennell: basso elettrico. Cliff Fortney: voce. Mike Beck: percussioniRon Riddle, Joe Bergamini,  Chris Mack Bill Brasso: batteria. Peter Princiotto: sitar e orchestrazione.
Sito ufficiale: https://frankwyattmusic.com/the-zeitgeist-music
In ascolto la quinta traccia: The Approach


Charlie Cawood: Blurring into motion
Charlie Cawood, nato a Barking nella periferia di Londra il 31 Marzo 1988, è un compositore/polistrumentista . Il 6 Settembre ha scritto, orchestrato e prodotto il suo terzo lavoro "Blurring into motion". L'album si dipana in dodici tracce per poco più di cinquanta minuti di soave proposta musicale, in cui Cawood, suonando chitarra e basso, esprime tutto il suo talento compositivo per un prelibato prog da camera. Il disco vede svariati ospiti: Marjana Semkina: voce. Alice Barron e Georgia Hannant: violino. Maddie Cutter: violoncelllo. Robyn Hemmings: contrabbasso. Julie Groves: flauto. Emily Suzanne Shapiro: clarinetto. Ben Marshall: corno inglese. Thomas Stone: contrabbasso. Lucy Brown: corno francese. Nathaniel Dye: trombone . Maria Moraru: pianoforte. Elen Evans: arpa. Beibei Wang: vibrafono. Anello Catherine: glockenspiel. Evan Carson: bodhran, percussioni e Steve Holmes: minimoog, bass synth.
Link utile: https://charliecawood.bandcamp.com/album/blurring-into-motion
In ascolto "Falling into blue", la sesta traccia dell'album in cui alla voce solista si cimenta Marjana Semkina, l' incantevole singer  de "Iamthemorning", gruppo russo di San Pietroburgo. 
https://iamthemorningband.bandcamp.com


Oddarrang: Hypermetros
I finlandesi Oddarrang, fondati nel 2003 dal compositore/percussionista Olavi Louhivuori, sono giunti con Hypermetros, uscito il 27 Settembre alla quinta fatica discografica. L'album, in otto tracce per quasi tre quarti d'ora di musica,  mantiene un elevato standard di qualità sonora indirizzato-come il resto della loro produzione- verso melodie di raffinato impatto emotivo con riferimenti all'ambient music, al jazz, alla world music, al post rock con sprizzate progressive.
Line up: Olavi Louhivuori: batteria, synth, voce. Ilmari Pohjola: trombone, synth, voce. Lasse Sakara: chitarre, voce. Lasse Lindgren: basso, sintetizzatori, voce. Osmo Ikonen: violoncello, sintetizzatori, voce.
Sito ufficiale: http://www.oddarrang.com
Link utile: https://oddarrang.bandcamp.com
In ascolto la seconda traccia dal titolo Ohlop

Pyramidal: Pyramidal
L'ensemble dei Pyramidal, formatosi nel 2009 ad Alicante, nel sud della Spagna, ha pubblicato il terzo full lenght il 15 Aprile. L'album omonimo propone, nelle sue cinque tracce per poco più di tre quarti d'ora di musica per lo più strumentale, un vigoroso space rock progressivo con inflessioni psichedeliche e stoner rock. 
Line up: Miguel Ángel Sanz: chitarra, sintetizzatore. Óscar Soler: chitarre elettriche e acustiche, voce. Miguel Rodes: basso. Lluís Mas: batteria, percussioni, missaggio.
Sono intervenuti come ospiti: César Tenorio: synth. Arantxa Marín: sax tenore. Judit Aliaga : violino. Miguel Rodes Jr: tromba.
Link utile: https://pyramidalmusic.bandcamp.com/album/pyramidal
In ascolto la quarta traccia: Digital Madness



Mindspeak: Eclipse chaser
I Mindspeak sono un ensemble costituitosi a Vienna nel 2009 da Viktoria Simon (voce), Simon Nagy (basso), Alex Clement (chitarra), Christoph Kasparovsky (tastiere) e Gabriel Lahrmann (batteria). Il secondo disco in studio "Eclipse Chaser", rilasciato il 21 Giugno, è un album che si orienta, nelle otto tracce per un ora di musica,  verso un eccellente crossover progressivo con inclinazioni melodiche e con menzione particolare alla ariosa vocalità di Viktoria Simon, estremamente godibile. All’ultimo disco hanno collaborato Olivia Baniqued al flauto, Thomas Korner al sax alto, Philipp Lion alla voce secondaria e Eva Flieder alla direzione del Coro Weinhaus ( http://chor-weinhaus.at/ ).
Link utile: https://mindspeak.bandcamp.com/album/eclipse-chaser
In ascolto la quarta traccia "Lift-Off"

















Come di consueto segnalo un disco che non può rientrare propriamente nell'universo Prog anche se con Today, Tomorrow and the Next Day dei Bart qualche attinenza la possiamo riscontrare. Il secondo album dell'ensemble di Toronto  presenta dodici tracce pervase da delicatezza melodica e potenza compositiva, con infusioni jazzistiche di spessore inframezzate a momenti interpretativi vocali di Chris Shannon e Nathan Vanderwielen che aprono il cuore. 
Link utile: https://barttheband.bandcamp.com/album/today-tomorrow-the-next-day
In ascolto la sesta traccia Willows Want



domenica 15 dicembre 2019

Tal Wilkenfeld

Tal Wilkenfeld, nata a Sydney il 2 Dicembre 1986, è una talentuosa bassista già nota per aver suonato con Jeff Beck, Allman Brothers Band, Herbie Hancock, Wayne Shorter, Eric Clapton e molti altri. Dopo essersi trasferita negli Stati Uniti, si è laureata alla Los Angeles Music Academy College of Music nel 2004.
Nella band che porta il suo nome la Wilkenfeld canta le sue canzoni e suona la chitarra che è poi il primo strumento ad aver imbracciato all’età di 14 anni. Ha inciso due dischi solistici: l’album pop jazz fusion “Transformation” nel 2007 e quello più a matrice cantautorale “Love Remains” il 5 marzo 2019. 
Il suo sound non è certo rigorosamente progressive ma l’ho voluta inserire in questo blog sia per la grande perizia tecnica, sia perché mi piace pensare che sia progressivo tutto ciò che si nutre di innegabile talento e Tal ne è esempio sopraffino.
Sito ufficiale: https://talwilkenfeld.com
Album consigliato: Love Remains (2019)

Folklore

Il progetto è nato  a Brisbane, in Australia, nel 2012 come duo acustico (Taylor-Rizzalli), poco dopo si è plasmato come quartetto arrivando a distribuire, a livello digitale, un E.P. autoprodotto il 5 Settembre 2015 dal titolo “Follow Embers”.
La loro proposta sonora è un suadente mix di folk progressivo che si interseca con afflati etnici medio orientali, indiani, gitani e celtici con fraseggi armonici vocali a tre voci.
Line up: Andrew Taylor: chitarra, voce, percussioni. Christian Rizzalli: chitarra, voce.
Lizzie Ryan-Budd: voce, percussioni e Nick MacGregor: tastiere.

Album consigliato: Follow Embers (2015)

venerdì 13 dicembre 2019

Karnivool

I Karnivool sono un progetto che nasce nel 1997 a Perth grazie al giovanissimo cantante Ian Kenny e al coetaneo/polistrumentista Goddard. Dopo una costruttiva gavetta (anche un paio di E.P.) e numerosi cambi di line up, Kenny attorniato da Andrew 'Drew' Goddard: chitarra solista, batteria, voce, arrangiamenti per archi. Mark Hosking: chitarra, voce e Jon Stockman al basso elettrico, ha dato alle stampe il primo full lenght nel 2005 dal titolo “Themata”. Dopo questo disco, rintracciabile anche come doppio vinile e con l’aggiunta del batterista/percussionista Steve Judd, l’ensemble australiano ha pubblicato altri due album: “Sound Awake” nel 2009 e “Asymmetry” nel 2013 la cui confezione contiene anche un dvd del concerto registrato al Forum Theatre di Melbourne. 
La loro proposta sonora è un potente heavy progressivo con melodie di buona fattura per un buon prodotto non certo innovativo ma degno di essere fruito anche per la calda accoglienza di pubblico e critica.

Album consigliato: Asymmetry (2013)


Frosty Leo

I Frosty Leo sono un ensemble di Perth, il nome è tratto da una nebulosa proto-planetaria scoperta nel 1987, rimando per gli eventuali approfondimenti astronomici al link: https://en.wikipedia.org/wiki/Frosty_Leo_Nebula.
Il trio ha rilasciato un omonimo E.P. autoprodotto l’8 Febbraio 2017, sei tracce strumentali per quasi 24 minuti di musica che veleggia nel mare della fusion progressiva.
L’artwork è a cura di Felix Ding: http://www.heyfelixding.com
Line up: Dom Barrett: chitarra. Ethan Darnell: batteria e Callum Morrison: basso.

Album consigliato: Frosty Leo (2017)


lunedì 9 dicembre 2019

Kettlespider

Band fondata nel 2011 a Melbourne da Simon Wood (batteria), Haris Boyd-Gerny (chitarra), Scott Ashburn (chitarra), Geoffrey Fyfe (tastiere) e Colin Andrews (basso).
L’esordio discografico risale al 2012, allorquando il quintetto ha dato alle stampe “Avadante”. A questo bel debutto, apprezzato da critica e pubblico, ha fatto seguito- dopo varie pubblicazioni live o di singoli digitali- l’omonimo album del 2017. 
Il disco, dall’accattivante art work di Rob Cotton( https://www.facebook.com/RobCottonArt/ ), è composto da otto tracce per quasi quaranta minuti di musica e vede la presenza in due brani del fiatista David Acuna.
Il loro universo sonoro- meramente strumentale- è costellato da ottimi riff heavy- progressivi, un eccellente utilizzo della melodia e un corposo uso delle tastiere, per un prodotto piacevole e di ottima fattura compositiva.

Album consigliato: Kettlespider (2017)


Unitopia

La band è stata formata da Mark Trueack (voce) e Sean Timms (tastiere, chitarra) ad Adelaide nel 1996.  Soltanto nel nuovo millennio i due artisti, attorniati da altri valenti musicisti, tra cui Matt Williams (chitarra), Monty Ruggiero (batteria), Shireen Khemlani (basso), Tim Irrang (percussioni) e  Peter Raidel (sax) hanno potuto rilasciare i loro quattro dischi: “More than a dream (2005), il doppio cd “The garden” (2008),“Artificial” (2010) e nel 2012 il disco di cover “Covered mirror vol.1: smooth as silk”, tra cui due medley dedicate agli Yes e ai Genesis, Rain Song dei Led Zeppelin e la splendida "Calling Occupants of Interplanetary Craft" dei Klaatu ( https://youtu.be/Ydb1bsGBl3g ).
Da sottolineare la copertina degli ultimi tre dischi creata dall’artista Ed Unitsky http://unitedprogressivefraternity.com/site/artwork_ed_unitsky/.
L’ensemble miscela una combinazione di qualità sinfoniche progressive con melodie più semplici simil pop, ad impreziosire il tutto la voce “unica” di Trueack che rende il loro sound più intenso e coinvolgente.
Con rammarico, per i sostenitori di questa band, è stato annunciato nel Gennaio 2014 il loro ritiro dalle scene musicali.

Album consigliato: The Garden (2008)

giovedì 5 dicembre 2019

Blank Manuskript

Degli austriaci  Blank Manuskript avevamo già scritto -seppur brevemente-su questo blog, vedi: http://progressivedelnuovomillennio.blogspot.com/search?q=Blank+Manuskript+.
Negli ultimi anni, l'ensemble di Salisburgo ha rilasciato, oltre all'E.P. A profound path nel 2013, re ottimi dischi: The waiting soldier nel 2015, Studio - Live - Session At ORF Radio Kulturhause nel 2018 e Krasna Hora nel 2019. 
La loro ardita proposta musicale è caratterizzata da sofisticati arrangiamenti sinfonici e da estese improvvisazioni psichedeliche, i loro live act sono molto teatrali e coinvolgenti.
Line up: Peter Baxrainer: chitarre, voce. Dominik Wallner: piano, piano elettrico, sintetizzatore, organo, clavinet, celesta, mellotron, voce. Jakob Aistleitner: sassofono, chitarra, basso, flauto, glockenspiel, percussioni, voce. Alfons Wohlmuth: basso, flauto, bottiglie, voce. Jakob Sigl: batteria, percussioni, voce.
Sito ufficiale: http://www.blankmanuskript.at
In ascolto l'intero ultimo album



Album consigliato: Krasna Hora (2019)

martedì 3 dicembre 2019

Khadavra

 Khadavra è una band fondata nel 2012 ad Arvika, una cittadina svedese di 15.000 abitanti.
Attualmente il quartetto si è spostato a Goteborg, sulla costa occidentale. Hanno rilasciato due dischi autoprodotti: A true image of the infinite mind nel 2014 e Hypnagogia l' 11 Maggio 2019.
il loro stile è orientato verso la psichedelia progressiva con "divagazioni" folk, jazzistiche.I testi sono in madrelingua.
Line up: Sebastian Eriksson: chitarra, sitar, didgeridoo, voce Alexander Eriksson: batteria, percussioni, marimba, voce. Jon Klintö: basso e corno francese e Nils Erichson: tastiere, chitarra.
In ascolto il loro ultimo album

Album consigliato: Hypnagogia (2019)

Kosmos

I Kosmos sono un ensemble originario di Turku una città- fondata nel 1229- di quasi 200.000 abitanti della Finlandia sud occidentale. Hanno all'attivo cinque album: Tarinoita Voimasta (Storie di potere) (2005), Polku (Sentiero) (2007), Vieraan Taivaan Alla (Sotto un paradiso alieno) (2009), Salattu Maailma (Mondo nascosto) (2013) e quest'anno Ajan Peili (Specchio del tempo ). Il loro suadente e ipnotico tappeto sonoro s'indirizza verso una miscela ben amalgamata di psichedelia progressiva con afflati folk. Le loro canzoni, cantate in finlandese, sono orientate -secondo Olli Valtonen, il paroliere principale- a descrivere "l'altra realtà principalmente mistica e cosmica.
Line up: Päivi Kylmänen (voce), Kimmo Lähteenmäki (batteria, congas, organo, mellotron), Kari Vainionpää (chitarra, basso), Olli Valtonen (shruti box, taalmala) e Ismo Virta (chitarra, mellotron, organo, sintetizzatore, batteria).
Sito ufficiale: http://www.nic.fi/~ovaltone/kosmos/frontpage.htm
In ascolto l'intero penultimo album
Album consigliato: Salattu Maailma (2013)

martedì 26 novembre 2019

Charlie Cawood

Charlie Cawood (classe 1988) è un compositore e multistrumentista/bassista tra gli altri dei Knifeworld (band rock psichedelica dell'iraniano britannico Kavus Torabi) e degli Lost Crown https://progressivedelnuovomillennio.blogspot.com/2019/11/lost-crowns.html
Per la biografia rimando a https://en.wikipedia.org/wiki/Charlie_Cawood .
Nella sua carriera solistica, alla stregua di un Mike Oldfield del terzo millennio, ha rilasciato due dischi estremamente interessanti: "The divine abstract" nel 2017 e "Blurring into motion" il 6 Settembre 2019. I suoi lavori dalle copertine sgargianti di colori, per la maggior parte orchestrali,  sono estremamente suadenti, un folk progressivo da camera di livello eccelso. 
Link utile: https://charliecawood.bandcamp.com
In ascolto "Falling into Blue" la sesta traccia dell'album "Blurring into motion" con alla voce solista Marjana Semkina, l'incantevole cantante del gruppo russo di San Pietroburgo Iamthemorning https://iamthemorningband.bandcamp.com

Album consigliato:  Blurring into motion (2019) 


lunedì 25 novembre 2019

Lost Crowns

I Lost Crowns sono un supergruppo che si è formato a Londra nel 2018 grazie a Richard Larcombe cantante/multistrumentista/compositore già leader (in coppia con il fratello James) degli Stars In Battledress vedi  http://www.starsinbattledress.com.
Il musicista britannico si è attorniato di numerosi artisti della scena londinese: Charlie Cawood (Knifeworld, Tonochrome, My Tricksy Spirit) al basso, i tastieristi Rhodri Marsden (Prescott, Scritti Politti) e Josh Perl (Knifeworld), Nicola Baigent (North Sea Radio Orchestra, William D. Drake) al clarinetto e Keepsie alla batteria, per realizzare il disco "Everynight something happens", un lavoro di 48 minuti diviso in otto tracce con imponenti reminiscenze prog-psichedeliche tra i Gong e gli Henry Cow con sprizzatine Barrettiane.
Link utile: https://lostcrowns.bandcamp.com

UMÆ

Il trio internazionale degli UMÆ  si è formato nel 2017 grazie all'islandese  Guðjón Sveinsson (voce, chitarra) e ai canadesi Anthony Cliplef (chitarra, voce) e Samy-George Salib (batteria).L'album di debutto, datato 3 gennaio 2019 dal titolo "Lost in the View", è un concept album che si dipana in dodici tracce per oltre un ora di crossover progressivo di ottima fattura. Il disco è impreziosito dalla presenza di molti musicisti ospiti tra cui il cantante John Wesley (Porcupine Tree), il tastierista Adam Holzman (Miles Davis, Steven Wilson) e il bassista Conner Green (Haken).
Sito ufficiale: https://www.umaeband.com
Link utile: https://umaeband.bandcamp.com/album/lost-in-the-view
In ascolto la seconda traccia "Turn back time" alla voce solista John Wesley.

mercoledì 13 novembre 2019

Great Wide Nothing

I Great Wide Nothing sono un trio di Atlanta (capitale dello Stato della Georgia) fondato nel 2017. album di debutto "The View From Olympus" nell'aprile 2019, quattro tracce per quasi quaranta minuti di musica che s'indirizza verso un vigoroso neo progressive con un uso molto efficace di ricche trame melodiche.  
Line up: Daniel Graham (chitarre elettriche e acustiche, basso, voce), Dylan Porper (tastiere) e Jeff Matthews (batteria).
In visione e ascolto lapoderosa title track in versione live


martedì 5 novembre 2019

Thank You Scientist

Thank You Scientist è un ensemble originario di Montclair , una cittadina di quasi quarantamila abitanti del New Jersey. Si sono formati nel 2009 grazie a tre studenti universitari il chitarrista Tom Monda, il sassofonista Ellis Jasenovic e il trombettista Andrew Digrius. La line up ha subito poi varie evoluzioni per le uscite discografiche che si sviluppano in un E.P.
 ( The perils of time travel nel 2011) e tre album (Maps of non existent places nel 2012, Stranger heads prevail nel 2016 e il doppio cd/lp Terraformer nel 2019 per la label Evil Ink Records) . La loro proposta sonora è intrisa di afflati jazzistici e fusion per un tappeto sonoro gradevole al fruitore.
 Line up: Salvatore Marrano: voce. Tom Monda: chitarre. Ben Karas: violino. Joe Gullace : tromba. Sam Greenfield: sassofono. Cody McCorry: basso e Joe Fadem: batteria.
Sito ufficiale: https://thankyouscientist.com
Album consigliato: Terraformer (2019)

Antonio Papagni “Dai Led Zeppelin allo Zen”

Non è mia prassi, su questo blog, analizzare libri, ma il saggio che ho recentemente letto merita un approfondimento seppur non sia a contenuto progressive e riguardi lo scorso millennio.

Antonio Papagni “Dai Led Zeppelin allo Zen”


Antonio Papagni, romano classe 1956, attualmente cittadino di un borgo nelle adiacenze del lago di Vico (m.507) in provincia di Viterbo, lago - d’origine vulcanica - ricordato nel mondo musicale come  titolo del terzo e ultimo disco (1979) del duo Francesco “Checco” Loy e Massimo Altomare.

Il Papagni è l’autore di un saggio di 263 pagine, con le esaurienti note e tutto il resto si arriva a 325. “Dai Led Zeppelin allo Zen” (CartaCanta editore) questo il seduttivo titolo di un lavoro che ci accompagna - con puntualità- in un percorso di analisi antropomorfica dal 1972 al 1990. Oculata divisione, anno dopo anno, per un diario appassionante che ci riporta a essi come se il libro diventasse una macchina del tempo e producesse come memorandum degli “scripta manent” per fissare i ricordi. Un’opera in cui ci si potrebbe perdere dato il considerevole numero di citazioni discografiche, librarie e filmiche, ma Antonio ci conduce con guida esperta e non si ha timore di smarrirsi o deviare il cammino.  
Lo scrittore romano, da buon padre di famiglia, osserva e rimprovera (quando si sbaglia) o si felicita (quando si fa bene) in un’essenzialità che è nota di merito sulla naturalezza della pubblicazione. Partendo dal folgorante imprinting del secondo disco dei Led Zeppelin, l’autore è molto sincero e non le manda a dire, ecco alcuni esempi: il vate Hemingway criticato per il suo Il vecchio e il mare (1952) “scritto in un’artificiosa prosa biblica con i dialoghi che oscillavano tra il maestoso e il pittoresco”, d’altra parte “i maestri si possono anche non amare fino in fondo”.
 I Rolling Stones nel 1974 diventati “solo l’ombra di se stessi, fenomeno di massa volgarizzato e semplificato”. I Pink Floyd nel 1976 “avevano presentato la loro nenia Wish you were here, un tardivo omaggio all’ormai dimenticato Syd Barrett. Solo la chitarra di Gilmour in Shine on you crazy diamond permette di giustificare in parte le 5000 lire spese per il disco”. Sempre nel 1976 il virtuoso chitarrista John Mclaughlin con Inner Worlds “uno dei suoi dischi più brutti…cade nel kitsch e si lascia sedurre anche lui da malsane tentazioni commerciali”. Emerson Lake & Palmer con l’album doppio Work volume 1 (1977) “all’ascolto un lavoro davvero inutile…soldi buttati e tempo perso”. I Tangerine Dream nel 1977 con l’album doppio dal vivo Encore “nessun cambiamento e nessuna innovazione nello stile del trio tedesco”. Nel 1983 Procession dei Weather Report “con l’uscita dal gruppo di Jaco Pastorius, Peter Erskine e Robert Thomas rimaneva solo la nostalgia per atmosfere e suoni lontani”. 
Sul punk, l’autore mette una pietra tombale con l’affermazione “non comprai nessun album perché la semplicità, l’immediatezza, l’odio e le arroganti contraddizioni che sviluppavano questi gruppi erano ben lontane dalla complessa ragionevole concezione di militanza né mi avvicinai neanche per curiosità, ai Queen”. 
Sono compiaciuto quando un saggio parla di altri libri, soprattutto quando cita uno dei preferiti della mia adolescenza: “Per chi suona la campana” di Ernest Hemingway.
 Rielaborando l’imprinting ci si potrebbe chiedere: “Per chi suona il dirigibile?” o citando il Battiato di Pollution: “Ti sei mai chiesto che funzione hai caro libro? “. Una estremamente pregnante, è che si ha voglia di comprare/ascoltare ogni disco segnalato che non si possiede – ad esempio il sottoscritto da musicofilo diversamente giovane ha acquistato due cd di Jon Hassell- tanta è l’enfasi, il trasporto passionale con cui l’autore li descrive, ciò vale anche per i libri. 

Papagni ci offre un viaggio benefico attraverso dischi che già da soli segnano il percorso, l’autore ben delinea le proprietà peculiari, è lodevole -come se si fosse in una pinacoteca- vedere menzionare/fluire le opere d’arte. Leggendo il libro mi è venuta in mente la metafora del cavallo dello psicoterapeuta statunitense Milton H. Erickson (1901-1980) che mi permetto di riassumere in quest’occasione: Tornando a casa incontrai un cavallo, era scappato da chissà dove con le redini sulla groppa. Era mansueto così gli saltai in groppa e, visto che aveva le briglie, presi in mano le redini dicendo:” Hop! Hop!”, indirizzandolo verso la strada. Sapevo che l'animale avrebbe girato nella direzione giusta. Il cavallo si mise a trottare e a galoppare lungo il percorso. Ogni tanto deviava in qualche campo, allora gli davo una scrollatina e richiamavo la sua attenzione e lo facevo rientrare sulla strada, s’infilò infine nel recinto di una fattoria. Il fattore disse: ”dunque è così che è tornato quello scemo. Ma dove l’hai trovato?”, io dissi: ” a circa quattro miglia da qui”. “E come hai fatto a sapere che dovevi venire qua?”. ”Io non lo sapevo”, risposi “lo sapeva il cavallo. Io non ho fatto altro che mantenere la sua attenzione sul percorso”. Il lettore (il cavallo) in genere conosce la direzione in cui vuole dirigersi, tutto quello che deve fare l’autore (il conduttore) è guidarlo in modo intelligente! E così il Papagni ha fatto: “Non si può vedere ciò che non si cerca” come ben ci insegna il cognitivismo, le cose le vedi se hai l’idea che ci siano e il saggio offre molteplici idee.
 Da sottolineare la memoria prodigiosa nel ricordare con esattezza acquisti di dischi e libri associandoli agli avvenimenti che la massa ha frequentato a es. Nove settimane e mezzo film culto degli anni Ottanta, un decennio che- in un universo parallelo- ha prodotto Jon Hassell e David Sylvian, due tra gli artisti preferiti dal Papagni. Tra l’altro con “City: work of fiction” di Jon Hassell del 1990 l’autore pensa che quest’album ci proietti verso una società distopica decretando la fine dell’Utopia del mondo euro-occidentale di attendersi grande musica, pittura e forse letteratura, visione apocalittica che angoscia. 
Altra figura imprescindibile è il leader dei King Crimson, Robert Fripp, il quale -attraverso i suoi seminari di chitarra- si propone “non come maestro ma nello spirito del sensei giapponese come -colui che è andato prima-, felice di condividere ciò che aveva imparato con quelli che desideravano intraprendere un cammino simile”. Della serie: un trip alla ricerca di Fripp! 
Ulteriore personaggio amato da Antonio è il poliedrico Brian Eno. Tra le cose scritte su di lui, mi soffermo sul concetto del non musicista che sarebbe, per Eno, persona incompetente dal punto di vista tecnico ma ricco di genio creativo. Mi domando: “ La musica per non musicisti ha portato alla nascita del punk?” . “Nel punk la tecnica non era importante e i gruppi non sapevano suonare: usavano tre accordi (ndr: anche troppi…) per sfogare la loro rabbia con canzoni che non duravano mai più di tre minuti”. 
Parafrasando Papagni (vedi pag. 187) bisogna prendere atto della pregnanza di ogni percorso, spesso mi son trovato d’accordo con quello che ha analizzato l’autore ma da melomane progressivo diversamente giovane indico come totem/epigono di un’era magica la Locanda delle Fate con “Forse le lucciole non si amano più” , al contrario Papagni afferma che sia  “L’apprendista “ degli Stormy Six “l’ultima gemma di musica progressiva italiana”.  
E’ comunque questione di gusti anche perché il materiale del disco locandiero era di un paio d’anni addietro. 
Stimolante il contraddittorio con ciò che si legge! Ma poi sopraggiunge lo Zen a calmare, Zen come sviluppo di percezione intimo delle cose. Per arrivarci ci vogliono 200 pagine, molti anni e un artista come Jon Hassell con la sua musica che lo avvicina a noi, ” la musica come richiamo, annunciazione, visione” La musica come assenza, vuoto, silenzio interiore” tra l’altro la sua performance al Teatro Olimpico di Roma il 25 novembre 1988 è per Papagni “il più affascinante concerto che abbia mai visto”. Zen intrasportabile giacchè non può migrare dall’estremo oriente perchè è profondamente collegato (come scrive Alan W. Watts nella premessa de “La via dello zen”, libro che va letto con grande apertura mentale) “a istituzioni culturali che ci sono estranee … l’Occidente non è mai preparato ad accogliere il significato impalpabile dello zen” e allora che senso ha il libro? 
L’autore con la nota 248 ci fa comprendere l’idea conclusiva dello scritto ossia che lui sia un militante attivo perché conosce interpreta e critica le opere, un diritto/dovere o dovere/diritto di non rimanere in silenzio in questa realtà di slow food cognitivo. 
Ed è per questo che lo lodiamo e consigliamo senza remore.


mercoledì 30 ottobre 2019

Vèlooo

I Vèlooo sono un ensemble strumentale di Pau, città del sud/ovest della Francia, sede di tappa svariate volte del Tour de France di ciclismo. Il progetto è iniziato come un quartetto di due chitarristi (Yoan Puisségur e Jean Philippe Straebler) e il duo ritmico di Julien Lacoma e Féderico Acosta, con questa line up hanno pubblicato l'omonimo E.P. nel 2008. Successivamente Straebler ha lasciato la band e come trio hanno pubblicato l'album "Même PasMal" nel 2012. La loro proposta sonora è un crossover di avant-progmetal con sprizzate corpose di psichedelia.
Line up: Yoan Puisségur: chitarra. Julien Lacoma: basso. Fédérico Acosta: batteria
Link utile: https://atantreverduroi.bandcamp.com/album/v-looo-m-me-pas-mal
Qua in versione live

Album consigliato: Même PasMal (2012)

martedì 29 ottobre 2019

The Pneumatic Transit

The Pneumatic Transit è un ensemble di Chicago che ha pubblicato solo digitalmente due album: "Concerto for a double moon" il 13 Ottobre 2015 e il 14 Giugno 2019 "Chordae tendineae".
La loro proposta sonora, meramente strumentale,è orientata verso una fusion progressiva di ottimo livello con momenti molto ispirati simil musica da camera.
Line up attuale: Jeffery Zampillo: chitarre. Michael Shell: batteria. Stephen Manns: basso. Waz Fox:  fender rhodes, moog. Carl Coan: sassofoni. Willie Waldman: tromba.
Sito ufficiale: http://thepneumatictransit.com
Link utile: https://thepneumatictransit.bandcamp.com
Album consigliato: Concerto for a double moon (2015)

C Sides Project

Il progetto C Sides prende vita nel 2007 grazie a tre membri dell'ensemble gallese dei Magenta ossia Allan Mason-Jones (batteria, percussioni), Dan Fry (basso, voci) e Martin Rosser (chitarre, tastiere, voci).
Tre dischi all'attivo: "Devitrification" (2011), "We are now" (2017) e "10 Days" (2018), un concept album che si basa sui dieci giorni in cui Nellie Bly, una giornalista americana alla fine del 1800, trascorse in manicomio dell'isola Roosevelt, vicino a Manhattan.
La loro proposta sonora, non certo innovativa, si avvicina ad un hard rock progressivo con virate melodiche che fluiscono comunque con piacere.
 Line up recente: Sian Elson: voce. Martin Rosser: chitarra, voce. Kevin Dawson: tastiere. Allen McCarthy: voce e basso. Allan Mason-Jones: batteria, percussioni.
Sito ufficiale: https://www.thecsidesproject.com/ 
Link utile: https://csides1.bandcamp.com/



Album consigliato: Devitrification (2011)

lunedì 28 ottobre 2019

Igzit nine

I giapponesi Igzit nine sono stati formati all'inizio del nuovo millennio da Emi Hatsutaka e Noboru Inoue dopo un'esperienza con la band dalle neppure tanto vaghe reminiscenze progressive Brain Salad.
Hanno pubblicato un solo omonimo disco nel 2003, otto tracce per 42 minuti abbondanti di musica meramente strumentale che si avvicina alla fusion progressiva, un lavoro interessante che ha messo in luce il talento esecutivo dei musicisti ma che non ha più avuto seguito.
Line up:Emi Hatsutaka: piano, sintetizzatori. Takashi Morita: basso. Noboru Inoue: chitarre, tastiere, percussioni. Satoshi Izutani e Takeshi Ishimaru: batteria. 

Oh no ono

Oh no ono è un quintetto che si è formato nel 2003 ad Aalborg, città situata nella  Danimarca settentrionale. Dopo aver pubblicato l' E.P.  "Now You Know: Oh No Ono" nel marzo 2005 a cui sono seguiti altri cinque tra il 2006 e il 2009, la band ha rilasciato il loro full lenght di debutto "Yes" nell'Agosto 2006 e il secondo disco il 20 Aprile 2009 dal titolo "Eggs", entrambi per la etichetta indipendente danese Morningside Records, fondata nel 2001.
Il loro sound è proteso verso uno psyco pop progressivo con sprizzate space rock.
Dopo aver subito un imponente furto nel loro studio di registrazione, la band ha annunciato nel Novembre 2011 lo scioglimento.
Line up:  Malthe Fischer: chitarra, voce. Nicolai Koch: sintetizzatore, tastiere. Nis Svoldgård: basso. Aske Zidore Christensen: chitarra. Kristoffer Rom Hansen: batteria.
Link utile: https://ohnoono.bandcamp.com

Album consigliato: Eggs (2009)

giovedì 24 ottobre 2019

Oddarrang

Il progetto finlandese degli Oddarrang prende vita nel 2003 grazie al compositore nonchè percussionista Olavi Louhivuori. Nei loro cinque album rilasciati tra il 2006 "Music Illustrated" e il 27 settembre 2019 "Hypermetros", il quintetto ha sempre mantenuto un elevato standard di qualità sonora indirizzato verso melodie di raffinato impatto emotivo con riferimenti all'ambient music, al jazz, alla world music, al post rock con sprizzate progressive.  
Sito ufficiale: http://www.oddarrang.com 
Link utile: https://oddarrang.bandcamp.com/album/hypermetros
Line up: Olavi Louhivuori: batteria, synth, voce. Ilmari Pohjola: trombone, synth, voce. Lasse Sakara: chitarre, voce. Lasse Lindgren: basso, sintetizzatori, voce. Osmo Ikonen: violoncello, sintetizzatori, voce.
Album consigliato: Agartha (2016)

Odd Palace

Gli Odd Palace sono un giovane ensemble danese. Dopo aver pubblicato digitalmente gli E.P. "Insomnia" nel 2015 e "Tools" nel 2017, sempre digitalmente il 25 Maggio 2018 hanno rilasciato il loro primo full lenght dal titolo "Things to Place On the Moon", dieci tracce per oltre 50 minuti di musica orientata verso un heavy rock-progressivo di buona fattura.
Dal 7 Giugno 2019 è disponibile in rete il singolo "The unknown".
Line up: Gert Børsting: voce, tromba, chitarra acustica. Søren Lærkholm e Lasse Grube : chitarre. Patrick Wolfgang: basso e Morten Peetz: batteria
Link utile: https://oddpalace.bandcamp.com/album/things-to-place-on-the-moon


Album consigliato: Things to Place On the Moon (2018)