giovedì 28 dicembre 2017

Top five internazionale 2017

Decidere quali siano i top five nel mare magno delle uscite discografiche internazionali progressive non è agevole. Propongo qua di seguito alcuni lavori, tra i dischi che ho potuto ascoltare, che ritengo meritevoli di menzione per questo 2017 che volge ormai al termine.

Nau Aletheia: Los misterios de Eleusis
I Nau Aletheia si sono formati a Buenos Aires nel 2014 grazie ad Alvar Llusá-Damian, già violinista nella rinnovata formazione -per l' E.P. Resplandor (2016)- dei mitici Bubu, fondamentale prog-band sudamericana degli anni settanta. 
Il loro primo full lenght si intitola "Los misterios de Eleusis", uscito l'8 Marzo per Viajero Inmovil Records, fa riferimento ai misteri eleusini che erano riti esoterici che si praticavano nell'antichità presso il tempio di Demetra nella città greca di Elusi di fronte all'isola di Salamina.Il disco, di 52 minuti diviso in undici tracce, è quasi totalmente strumentale e veleggia mirabilmente tra jazz/fusion progressive e momenti leggiadri più sinfonici con intermezzi folkeggianti e post rock.
Line up: Alvar Llusá-Damiani: violino, chitarre elettriche e acustiche. Gabriel Herrera: tastiere, sequencer, chitarra elettrica. Juan Pablo Gonzalez: basso elettrico e fretless e alla batteria Ezequiel Bonani. A questi valenti musicisti si sono affiancati per la registrazione di alcune tracce del disco numerosi ospiti, tutti meritevoli di menzione: Al flauto Natalia Abate,Emilio Ariza, Camila Gonzalez. Al sax Lucas Zampi. Alle percussioni Adrian Foppiano. All'oboe Lucas Misael Cuadra. Al clarinetto Nicolas Ruggiero.Al fagotto Italo Antunez. Ai cori Tiziana Rocca e alla voce Guadalupe Hidalgo per la mini suite di nove minuti dal titolo "Menocchio" che conclude il disco e che è dedicata a Domenico "Menocchio" Scandella (1532-1600) un mugnaio friulano processato e giustiziato dalla Santa Inquisizione.
Per chi ha tempo/desiderio di ascoltarsi l'intero-magnifico-album, eccovi la possibilità!



Kotebel: Cosmology
L'ensamble spagnolo dei Kotebel è giunto al settimo album in studio con Cosmology, un lavoro ambizioso basato sulla rappresentazione musicale di quattro concezioni del Cosmo.
Il disco, uscito il 6 Luglio per la label francese Musea Records, è un platter totalmente strumentale che si divide in nove tracce per un oretta di musica ove l'eterogeneità regna sovrana tra groove jazzistici, mirabili momenti prog sinfonici, incursioni flautistiche del virtuoso venezuelano Omar Acosta ad impreziosire sequenze poliritmiche di assoluto spessore. 
Line up: Carlos Franco Vivas: batteria, percussioni. César Garcia Forero:chitarre. Jaime Pascual Summers: basso. Adriana Nathalie Plaza Engelke: piano, tastiere e Carlos G. Plaza Vegas: tastiere. Ospite: Omar Acosta al flauto.
Ecco la settima traccia dell'album dal titolo "A bao a qu"





Arabs in Aspic: Syndenes Magi
Quinta fatica in studio per i Norvegesi Arabs in Aspic. Il nuovo lavoro, di 42 minuti dal titolo Synddenes Magi, è stato rilasciato da Apollon Records e si divide in sole tre tracce di cui l'ultima- Morket 3- dura più di 20 minuti.Il sound dei nordici è sempre intriso di heavy prog che si espande in territori psyco-space elettronici con momenti intimi folkeggianti rigorosamente acustici.
I testi hanno per tematica l'instabilità del nostro mondo attuale e il cantato per la prima volta in madre lingua ben si "amalgama" con il tappeto sonoro proposto.
Line up: Jostein Smeby: chitarra, voce. Stig Arve Kvam Jørgensen: tastiere, voce .Erik Paulsen: basso, voce e Eskil Nyhus: batteria, percussioni. Ospiti: Halvor Viken Holand : violino e Alessandro Elide: percussioni. L'artwork estremamente fascinoso è di Julia Proszowska Lund.
Propongo la title track che è anche il brano di apertura.


Gevende: Kirinardi
Terzo disco per i talentuosi turchi Gevende. Il 17 Febbraio è uscito, per la label Baykus, Kirinardi. Nove brani per quasi 40 minuti in cui l' eclettico sound proposto scuote l’animo dell’ascoltatore per la varietà dell'offerta artistica che veleggia tra folk etnico, jazz-fusion e progressive di matrice psichedelica con il cantato in lingua madre.
Line up : Okan Kaya: chitarra, basso synth, cori. Ahmet Kenan Bilgiç: voce, chitarra. Gökçe Gürçay: batteria, percussioni. Ömer Öztüyen:viola. Serkan Emre Ciftci: tromba, flicorno, sintetizzatori, cori. Ospiti: Barış Ertürk: baritono e sassofono tenore. Erkan Çavdaroğlu e Çağlar Haznedaroğlu: violino. Burak Kayan: viola e Erman İmayhan: violoncello
Ecco la sesta traccia del platter dal titolo "Aglaya Aglaya"



Malabriega: Fiebre
Disco particolarissimo per i Malabriega (una parola del Sud della Spagna la cui semantica rappresenta la complessità del lavorare assieme), ensemble di Siviglia giunto con Fiebre al  primo full lenght il 29 Settembre per la Sacramento Records, una etichetta indipendente spagnola creata nel 2012.  Undici tracce, di cui due brevi strumentali Prologo e Confia,  più la bonus track "Vuela" per  47 minuti di musica che creano un album delizioso e raffinato ove prog, rock e flamenco si fondono assieme per dare essenza vitale ad una prelibata e originale pietanza sonora.
Line up: Juan Castro: voce. Joaquin Sainz: chitarra elettrica. Manuel Soto Noly: chitarra flamenco. Sergio Carmona: basso e alla batteria Raul Gomez.
In ascolto la title track, il terzo brano del disco


More solito, segnalo un disco lontano dal pianeta progressivo. 
Passionale, arioso, poetico, raffinato,evocativo: questo è Lantern, il nuovo prezioso regalo che gli statunitensi Oregon, giunti al trentesimo disco, donano ai fruitori della musica di qualità che non ha età nè tempo. L'album, rilasciato il 27 Giugno 2017 per la label romana Cam (creazioni artistiche musicali) Jazz, consta di dieci tracce per 62 minuti di autentica delizia sonora e sopraffino gusto estetico. Da rilevare che è il primo disco degli Oregon senza uno dei quattro membri fondatori ossia il bassista Glen Moore sostituito -fin dal 2015- con grande perizia dall'italiano Paolino Dalla Porta che ha affiancato i "veterani" Paul McCandless: oboe, corno inglese, sassofono soprano, clarinetto basso, flauto, Ralph Towner: chitarra classica, pianoforte, sintetizzatore e Mark Walker: batteria, percussioni.
Propongo la versione live della prima traccia del disco, "Dolomiti Dance"








martedì 26 dicembre 2017

Top five italiana 2017

Anche quest'anno condivido, mediante il blog, le proposte dell'area progressiva italiana che mi sono piaciute maggiormente tra quelle che ho potuto ascoltare.

Unreal City: Frammenti Notturni
Giunta al terzo disco, la giovane band guidata dal "vate delle tastiere" il compositore (liriche e musica) Emanuele Tarasconi e dalla "quota rosa" (purtroppo non sono molte le donne che suonano progressive....) l'eccellente chitarrista Francesca Zanetta, ha lasciato una ulteriore impronta sonora di grande qualità.
Il disco, dal titolo crepuscolare "Frammenti Notturni", rilasciato per l'AMS Records il 10 Settembre, si sviluppa in cinque tracce per oltre tre quarti d'ora di musica che creano al fruitore un setting cognitivo di mero godimento psicofisico sonoro
L'album, che non riscontra cadute di livello artistico, è caratterizzato da aspetti sinfonici e romantici con tendenze prog-darkeggianti e alcuni fraseggi simil jazzistici funkeggianti, tutto è guarnito con grande sensibilità dalla perizia degli strumentisti. Da rilevare la profondità dei testi che sono autentici e scintillanti gioielli in montature sonore splendidamente rifinite.
Line up Emanuele Tarasconi: tastiere,theremin, chitarra acustica e voce. Francesca Zanetta: chitarre e mellotron, Dario Pessina: basso e la new entry Marco Garbin: batteria e percussioni. Guest stars: Camilla Pozzi: voce e Matteo Bertani: violino.
Ecco la quarta traccia del disco, la mini suite "Il nido delle succubi"

Barock Project: Detachment
Riconosco di avere un debole per l'ensemble modenese capitanato dal "genietto" Zabbini, giunto al quinto lavoro in studio con "Detachment. Questo nuovo disco di 75 minuti, rilasciato il 20 marzo per la label Artalia, nonostante l'assenza del cantante Luca Pancaldi (presente nel gruppo dal 2002),  non delude le aspettative del melomane progressivo, anzi... considerevole sostanza sonora e mirabilie compositive ne fanno un ulteriore masterpiece del nuovo millennio. L'album si compone di tredici tracce assai variegate: dal neo prog ad afflati fusion-jazzistici,da sprizzate etniche a poderose incursioni sinfoniche. Tutto è realizzato con creatività per un album maturo, ricco di contaminazioni benefiche.   
Line up: Luca Zabbini: pianoforte, tastiere, chitarre acustiche, voce solista. Eric Ombelli: batteria. Marco Mazzuoccolo: chitarre elettriche e Francesco Caliendo al basso elettrico. 
Da rilevare la presenza del cantante/polistrumentista inglese Peter Jones ospite vocale in due brani : "Broken" e "Alone" di cui ha scritto anche le liriche. 
L'interessante artwork è del grafico ferrarese Simone "Anomalia" Furia.
In ascolto "Happy to see you" altra lirica scritta da Peter Jones ma non cantata da lui.



Phoenix Again: Unexplored
I bresciani Phoenix Again, dalla lunga militanza nello scorso millennio con il nome Phoenix, hanno rilasciato il 6 Maggio per la Black Widow il loro terzo disco in studio dal titolo "Unexplored".
Una band transgenerazionale con elementi fondamentali i fratelli Lorandi (Antonio classe 59, Sergio classe 65, il maggiore Claudio purtroppo è scomparso nel 2007) e il batterista Silva classe 59.  Un album variegato, il cui eclettismo fa mantenere alta la concentrazione al fruitore negli otto affreschi sonori di cui si compone, i quali si snodano tra mood tipicamente prog seventies, hard rock e momenti melodici di intensa bellezza.
Line up: Antonio Lorandi: basso, voce. Sergio Lorandi: chitarre acustiche ed elettriche, voce
Giorgio Lorandi: percussioni, voce. Marco Lorandi: chitarre elettriche, voce. Alessandra Lorandi: voce. Andrea Piccinelli: tastiere e Silvano Silva: batteria, percussioni, voce.
Da rammentare che la copertina è un disegno ad olio del compianto Claudio Lorandi dal titolo "Riflessi d'autunno".
In ascolto la sesta traccia "Valle della luna"



Basta!: Elemento antropico
L'eclettico gruppo toscano dei Basta! (rigorosamente con accento esclamativo!) colpisce nel segno sonoro con "Elemento Antropico" (Lizard Records 2017). Un full lenght di cinquanta minuti di  poderosa cavalcata -quasi totalmente strumentale- ad eccezione di alcune parti parlate (voce narrante Riccardo Sati), in una delle quali (Intro) troviamo il Deus ex machina del prog nostrano del nuovo millennio ossia Fabio Zuffanti. Le undici tracce, in cui si divide il platter, esaltano pienamente tutta la perizia compositiva del giovane ensemble. 
L'album, di grande livello tecnico ed emozionale, si struttura in composizioni eterogenee e movimentate, esplorando con disinvoltura  prog sinfonico, heavy folk-rock, avant-jazz.
Tutti questi paesaggi sonori si "fondono" per un prodotto di grande spessore e dalla fruizione gradevolissima.  
Line up: Damiano Bondi: diamonica e tastiere. Saverio Sisti : chitarre. Giacomo Soldani: basso. Andrea Tinacci: clarinetto  e sax. Roberto Molisse: batteria
Ascoltiamo la seconda traccia "Il muro di Ritmini Strambetty"

Il Cerchio d'oro: Il fuoco sotto la cenere
A distanza di quattro anni del mitologico "Dedalo e Icaro" l'esperta band savonese de Il Cerchio d'oro mette alla prova la propria inossidabilità con il fuoco. Il loro terzo full lenght d'inediti del millennio "Il fuoco sotto la cenere" è un'opera matura di grande portata emotiva.
Il disco, rilasciato per la dinamica etichetta Black Widow il 14 Luglio, consta di sette tracce per quarantotto minuti di genuino progressive dove l'ensemble - ben affiatato- mette “a fuoco” tutti gli elementi che lo contraddistinguono: armonie vocali sublimi, gusto “superiore” per la melodia. Anche in questo disco la talentuosa formazione ligure si nobilita ulteriormente attraverso la presenza di tre icone del prog anni settanta: Pino Ballerini (Rovescio della Medaglia) al canto in “Per sempre qui”, il batterista Paolo Siani (Nuova Idea) e il cantante/tastierista Giorgio Usai (New Trolls) nel brano più “tirato” del disco ossia ” Il Rock e l’inferno”. Un plauso per la cover finale dedicata a Ivan Graziani con “Il fuoco sulla collina”rimodellata sui canoni della band con originali trasformazioni timbriche-sonore.
Line up: Piuccio Pradal: chitarra acustica, voce. Giuseppe Terribile: basso, chitarra, voce.Gino Terribile: batteria, percussioni, voce. Franco Piccolini: tastiere. Simone Piccolini: tastiere, cori e la new entry Massimo Spica alle chitarre. 
Propongo Il fuoco nel bicchiere, la quinta traccia del disco. Il  testo del paroliere Pino Paolino, con musica del "giovane" Simone Piccolini, tratta con accurata analisi un tema estremamente pernicioso-recidivante qual'è l'alcolismo. " ...E cerco ancora l'amore in fondo al bicchiere. La vita è ora un sogno infranto da bere".

Come ogni anno desidero evidenziare un bel lavoro -non progressive -che mi ha colpito molto per la raffinatezza sonora. Si tratta di un album che meriterebbe più visibilità essendo opera di grande spessore artistico. Il disco in questione è Ostinato blu dei torinesi  Glad Tree rilasciato il 22 Settembre per M.P.& Records e la produzione di Vannuccio Zanella e degli stessi Glad Tree. La seconda fatica discografica del combo, che nel frattempo ha sostituito il vocalist/percussionista Kamod Raj con Mario Bruno già hammondista dei mitici Procession nel 1971, si sviluppa in dieci tracce per tre quarti d'ora di sensazioni jazz, afflati etnici, radici blues. La magica chitarra del collezionista di gemme sonore Marcello Capra illumina la scena assieme al suadente flauto di Lanfranco Costanza e alle tastiere di Mario Bruno. Da rilevare le versioni personalissime di Mystery Train ( Junior Parker), Waiting for the right time (John Mayall) e la Bourree (Bach) che, abbinate alle composizioni del trio, creano ornamenti non solo virtuosistici ma emozione che si eleva allo stato primordiale quando, ascolto dopo ascolto, il disco cresce di bellezza endogena.
A voi il primo brano del disco dal titolo "Ostinato".

lunedì 18 dicembre 2017

Akineton Retard

Gli Akineton Retard, il cui nome prende origine da un farmaco utilizzato per il trattamento del morbo di Parkinson, sono un ensemble strumentale che è stato formato nel 1994 dal chitarrista Vicente García-Huidobro, dal sassofonista Leonardo Arias e dal bassista Pablo Araya, studenti di musica all'Università del Cile.
Il gruppo ha rilasciato tra il 1999 e il 2015 un disco live "Akineton ao vivo" nel 2005 e cinque in studio, di cui quattro nel nuovo millennio. Il loro sound è orientato verso una eclettica e virtuosa proposta che coniuga jazz e rock progressivo con i fiati-in primis il sax-in forte evidenza. 
Line up: Vicente García-Huidobro: chitarre. Leonardo Arias: sax tenore e soprano, clarinetto basso. Cristián Bidart: batteria. Edén Carrasco: sax alto e tenore. Jaime Concha: basso elettrico.
Link utile: https://myspace.com/akinetonretard

Album consigliato: Azufre (2015)

venerdì 15 dicembre 2017

Ciolkowska

I Ciolkowska sono una band proveniente da San Pietroburgo, la seconda città della Russia -dopo Mosca- per dimensioni e abitanti.Il nome del gruppo fa riferimento alle idee del "Cosmismo russo", un movimento filosofico e culturale emerso in Russia alla fine dell'800 , fondatore  Nikolai Fjodorov (1828-1903), che auspicava il controllo della materia e la colonizzazione di nuovi mondi.Per approfondimenti: 
http://www.lintellettualedissidente.it/storia/cosmismo-urss-futuro/.
Il quartetto ha al suo attivo nel 2014 un E.P. "At the height of the trees"(tre tracce per 25,52 di musica) e nel 2015 il full lenght "Pistolet Budushchego"(otto tracce per 63,42 di durata), rilasciato per l'etichetta R.A.I.G Records https://raig.bandcamp.com
Il loro sound, per lo più strumentale, è caratterizzato da possenti vortici progressive space-psichedelici a tratti ipnotici e, soprattutto, dal suadente tocco folk semi acustico dell'ukulele di Alesya Izlesa che crea, dato il principio di contrasto, uno scenario assolutamente originale. 
Line up: Alesya Izlesa: ukulele. Yegor Svysokikhgor: chitarra, voce. Ivan Moiseev: basso, voce. Kirill Tsarkov: batteria, percussioni.
Link utile: https://raig.bandcamp.com/album/ciolkowska-pistolet-budushchego
Album consigliato: Pistolet Budushchego (2015)

giovedì 14 dicembre 2017

Aliante

L'ensemble toscano degli Aliante (non l'omonimo duo folk di Salerno, nè la prog band lombarda degli Aliante 70 di cui in questo blog già parlammo:  
https://progressivedelnuovomillennio.blogspot.it/2015/02/aliante-70.html) nasce alla fine del 2016 e si struttura con l'appoggio del dato di realtà dell'esperienza. Tre amici, ottimi strumentisti, già compresenti nei Radiosfera e due di essi (Capasso e Giusti) membri degli Egoband, tra i più significativi gruppi progressive degli anni novanta, decidono di percorrere le strade di un nuovo progetto anzi, chiamandosi Aliante, i cieli di una nuovà entità musicale. In questo modo, grazie all'aiuto produttivo di Vannuccio Zanella,sono giunti al debutto discografico il 6 Settembre 2017 con "Forme Libere" per la label M.P. Records. Il lavoro si struttura in otto tracce per oltre tre quarti d'ora di musica. Nell'album,dopo una breve introduzione (voce recitante Serena Andreini), il trio libera la propria creatività strumentale con sette affreschi sonori, ricchi di afflati psyco jazz-rock con tema centrale le sonorità progressive che tanto fanno bene all'apparato cognitivo del progster.
Line up:Jacopo Giusti: batteria e percussioni. Enrico Filippi: sintetizzatori, tastiere e moog. Alfonso "Ermenauta" Capasso:Basso ed effetti.
Link utile: https://www.facebook.com/aliantemusica/

martedì 12 dicembre 2017

Trauma Forward

I Trauma Forward sono un progetto di Castiglion Fiorentino (provincia di Arezzo) che si è materializzato nel 2012 grazie ai compositori  Jacopo Bucciantini (batteria, voce) e  Davide Lucioli (tastiere,voce) a cui si sono aggiunti successivamente, per la realizzazione discografica, il bassista Michael De Palma e il chitarrista Francesco Zuppello.
Il nome del progetto (letteralmente in italiano Trauma in Avanti) si riferisce all'etimologia greca della parola Trauma che indica ferita o lesione del corpo prodotto da cause esterne sia taglienti o laceranti, sia contundenti. In questo caso la semantica della proposta artistica fa anche riferimento al dolore dell'anima. 
L'ensemble toscano ha un unico album all'attivo dal titolo "Scars" (label L.M. European Music), un concept composto nel 2012 e registrato tra il 2015 e il 2016 che racconta il viaggio avventuroso di due manichini vuoti, un'esperienza esistenzialista attraverso emozioni e sofferenze.
Il disco, quasi interamente strumentale con una base di partenza prog sinfonica, è estremamente gradevole nella varietà della proposta sonora e ha la prerogativa di mantenere desta l'attenzione del fruitore nelle sue dodici tracce per poco più di quaranta minuti che spaziano dall'elettronica all'acustica con chitarre distorte e percussioni in evidenza. 
Questo lavoro d'esordio ha una genesi molto particolare, rimando a questo link per tutti i doverosi approfondimenti:  http://www.hamelinprog.com/scars-la-genesi-dellesordio-discografico-dei-trauma-forward/




Album consigliato: Scars (2016)

giovedì 7 dicembre 2017

The Forty Days

The Forty Days sono un progetto progressivo toscano (i musicisti sono di Pisa e Livorno) attivo, nell'odierna formazione dal Settembre 2015. Dopo alcuni live per collaudare l'intesa musicale, il 28 Ottobre 2017 viene alla luce il loro disco d'esordio per la Lizard Records dal titolo "The colour of change", un concept album che ha come focus narrativo l'uomo trentenne del terzo millennio con il proprio bagaglio di paure, emozioni e riflessioni. 
Sette tracce (di cui una strumentale) per oltre tre quarti d'ora di energico sound dove la band lavora su coordinate sonore che veleggiano tra neo prog, psyco hard-rock, sprizzate -soprattutto chitarristiche- Floydiane e cenni funky, il tutto miscelato  con perizia strumentale e compositiva.
Le liriche, in inglese, sono scritte dal chitarrista Dario Vignale e interpretate con vocalità intensa e nobile timbrica da Giancarlo Padula.
L'originale artwork è del giovane Matteo Di Giacomo e le foto del booklet di Laura Messina.
Line up: Giancarlo Padula: voce e tastiere. Dario Vignale: chitarre e cori. Massimo Valloni: basso e alla batteria Giorgio Morreale.
Link utile: https://www.facebook.com/thefortydaysita

Album consigliato: "The colour of change" (2017)


Basta!

I Basta! rigorosamente con il punto esclamativo per non confondersi con Basta nome d'arte di Vasiliy Vakulenko (classe 1980) un rapper russo di Rostov sul Don o con i Basta un quintetto tedesco di Colonia che canta a cappella scrivendosi e arrangiandosi i pezzi, sono una band fiorentina attiva discograficamente dal  2013 con con un E.P. dal titolo "Oggetto di studio" lungo mezz'ora diviso in otto tracce. 
Ma è con "Elemento Antropico" (Lizard Records 2017) che l'eclettico gruppo toscano mette a fuoco pienamente tutta la perizia compositiva per un lavoro di grande livello tecnico ed emozionale.Il disco, lungo quasi 50 minuti per 11 tracce, è totalmente strumentale ad eccezione di alcune parti parlate (voce narrante Riccardo Sati) in una delle quali (Intro) troviamo il Deus ex machina del prog nostrano del nuovo millennio ossia Fabio Zuffanti.  Questi intermezzi servono come trait d'union per raccontare in parole e tanta musica una storia (vera) inerente un circense di nome Samuel Wasgate (1855-1939), un orfanello che iniziò a lavorare presso il circo del funambolo Guillermo Antonio Farini, il cui vero nome era William Leonard Hunt, famoso per la sua traversata -da acrobata sul filo- delle cascate del Niagara nel 1860. Samuel , travestendosi spesso da donna , sembra che si sia esibito (e fu uno dei primi) anche come uomo/donna cannone.
Dalla prima traccia "Entro nell'antro":"Quando arrivò da me,non era più lo stesso: quel viaggio lo aveva cambiato.In peggio se mai era possibile.Diceva di chiamarsi Samuel.Raccontava di essere arrivato da un altro mondo. 
La proposta sonoro shakera con eccellente disinvoltura , in composizioni eterogenee e movimentate, prog sinfonico, heavy folk-rock, avant-jazz, il tutto per un prodotto di grande spessore e dalla fruizione gradevolissima.  
Line up: Damiano Bondi: diamonica e tastiere. Saverio Sisti : chitarre. Giacomo Soldani: basso. Andrea Tinacci: clarinetto  e sax. Roberto Molisse: batteria


Album consigliato: Elemento Antropico (2017)

lunedì 4 dicembre 2017

Quarto Vuoto

I Quarto Vuoto sono una band di Treviso che si è formata nel 2010. Il nome del gruppo fa riferimento al Rub Al-Khali il secondo deserto di sabbia più grande del mondo, denominato anche Quarto vuoto, luogo impervio della penisola Araba, ancor oggi inesplorato totalmente e ovviamente non abitato data la notevole escursione termica (da molti gradi sottozero di notte a oltre 60 gradi verso mezzogiorno)  e la presenze di dune che superano ampiamente i 300 metri.
La proposta musicale del gruppo veneto non è però così inospitale, pur essendo -non sempre- semplicissima nella fruizione. I Quarto Vuoto hanno esordito nel Gennaio 2014 autoproducendo l'omonimo ed eccellente E.P. contenente tre composizioni originali (di cui una si intitola proprio Rub Al-Khali), per una durata totale di 30 minuti in cui ha partecipato anche Federico Lorenzon (voce / violino).
Il 16 Giugno 2017 - finalmente- il gruppo trevigiano ha realizzato il primo full lenght, in questo caso totalmente strumentale, per la dinamica etichetta Lizard Records dal titolo "Illusioni". Il disco, a cui partecipano come ospiti Mauro Spinazzè (Violino) e Giulio Dalla Mora (sax tenore),è diviso in sei tracce per quasi 50 minuti di musica. Il tappeto sonoro è un godibile crossover di momenti progressivi solenni, di sprizzate sperimentali psyco-space e di stimolanti effusioni  fusion, il tutto con garbata perizia strumentale dei giovani componenti della band. Lo stimolante Artwork è opera di Lorenzo Giol, scrittore (e non solo) di letteratura fantasy, originario di Pordenone.
Line up 2017: Edoado Ceron: basso. Luca Volonnino: chitarre.Mattia Scomparin: tastiere e Nicola D'Amico alla batteria e percussioni.
Link Utile: https://soundcloud.com/quarto-vuoto



Album consigliato: Illusioni (2017)

sabato 18 novembre 2017

Mobius Strip

Jazz-rock progressivo dalle tinte canterburiane per i Mobius Strip, nuovo ensemble di Sora (cittadina in provincia di Frosinone), che si è formato nel 2014 e che nella Primavera del 2017 ha esordito discograficamente  con l'omonimo album rilasciato per la label transalpina Musea Records.
Il nome della band è il medesimo di un sestetto più incline al Funk-Rock-Jazz proveniente da Winfield città del New Jersey e autore di un solo disco interamente strumentale nel 2014 dal titolo "It's not deep".
Il nome deriva dal matematico/astronomo tedesco August Ferdinand Mobius (1790-1868) che ha scoperto il "Nastro" (Strip) che porta il suo nome, una delle figure più sorprendenti del mondo matematico, per approfondimenti: https://www.focus.it/scienza/scienze/quali-caratteristiche-ha-il-nastro-di-moebius.
Il disco, la cui copertina- estremamente variopinta- è opera di Francesco Tersigni, consta di sei tracce, composte da Lorenzo Cellupica, per oltre tre quarti d'ora di sound strumentale ove il giovane quartetto laziale offre pagine creative di notevole spessore musicale.
Line up: Lorenzo Cellupica: piano, organo, tastiere. Nico Fabrizi: sax tenore, sax contralalto, flauto. Eros Capoccitti: basso elettrico e Davide Rufo: batteria.
Link utile: https://mbiusstrip1.bandcamp.com/releases


venerdì 17 novembre 2017

Acqua Fragile

I parmigiani Acqua Fragile, formatisi nel 1971, hanno scritto due pagine importanti della storia del prog con 33 giri di grande qualità come l'omonimo nel 1973 e Mass Media Stars nel 1974. La band, dopo tanti anni di silenzio, ha voluto riproporsi nel 2017 con "New Chant", un disco di inediti in cui l'eccezionale e dinamico vocalist Bernardo Lanzetti ha ricompattato la "vecchia guardia" sia affidando il particolare disegno di copertina realizzato a china e tempera all'artista Alberto Baroni (già autore della copertina del primo disco), sia condividendo la creazione discografica con il batterista/percussionista Piero Canavera e il bassista Franz Dondi. Al trio "storico"  si sono affiancati -di brano in brano- ospiti di grande spessore artistico. Per approfondimenti rimando al blog del caro amico Athos Enrile: 
http://athosenrile.blogspot.it/2017/10/acqua-fragile-new-chant.html.
Il nuovo lavoro, rilasciato Venerdi 13 ottobre dalla label britannica "Esoteric Antenna" affiliata alla Cherry Red statunitense, è composto da otto tracce per quaranta minuti di godibilissima fruizione sonora in cui spicca-more solito- la vocalità romantica e drammatica di Bernardo Lanzetti (classe 1948) che non è solo "intatta" ma si fa notare per una maggiore estensione rispetto al passato. 
Parti strumentali e testi (per la prima volta uno in italiano) di eccelsa levatura, per un prog sinfonico che ha senso anche nel terzo millennio. Estrapolando alcuni frammenti di un disco che non accusa cali di tensione, possiamo focalizzare l'attenzione sulla breve poesia "Rain Drops" del celeberrimo Pete Sinfield, messa in musica da Lanzetti and co., che narra 
- liricamente- di un intenso amore tra due persone, questa la sinossi del brano: " Ci siamo incontrati come gocce di pioggia sul vetro di una finestra/ Avevamo occhi solo per noi stessi/ Siamo scesi lungo il vetro e ci siamo avvinghiati /E abbiamo dimenticato le nostre sofferenze/ Una di noi, innamorata,ha trascinato l'altra innocentemente verso il letto..." .
Altra novità gustosa è la presenza di un brano in italiano "Tu per lei" ove il concetto base si staglia sul fatto che il musicista non deve usare la musica per scopi personali ma deve contribuire allo sviluppo della musica stessa. Questo assioma riprende una massima dello scozzese- monaco tibetano- Jamie Muir (percussionista/rumorista dei King Crimson della prima metà degli anni settanta) il quale parafrasando John Fitzgerald Kennedy enunciava: "Quando ti avvicini alla musica non devi pensare a quello che essa può fare per te, pensa invece a ciò che tu puoi fare per lei". Nel testo si fa riferimento anche al famoso aforisma di Frank Zappa: "Parlare di musica è come danzare d’architettura", praticamente l'accostamento tra la danza e l'architettura provoca a livello cognitivo una specie di non sense.E' lapalissiano non comprendere come si possa ballare d'architettura!!!! Il desiderio del compositore/chitarrista di Baltimora era quello di esternare che parlare di musica non ha senso,la musica la si suona o la si ascolta!. Noi facciamo l'uno e l'altro proponendovi la prima traccia del disco dal titolo "My Forte". "....Alcune persone sono nate per farcela,i loro sogni diventano realtà"


Link utile: http://bernardolanzetti.blogspot.it

domenica 12 novembre 2017

London Underground

I London Underground (omonimi di un ensemble di reggae-new wave attivo negli anni ottanta) sono un gruppo  formatosi nel  Dicembre 1998  a Firenze grazie a Gianluca Gerlini: organo Hammond, piano mellotron, Daniele Caputo: voce e batteria e Marco Piaggesi al basso. Tre dischi all'attivo di cui due, entrambi per Musea Records, nel terzo millennio "Through a glass darkly" nel 2003 con cantiche in perfetto inglese e lo strumentale "Honey Drops" nel 2010. Nei primi due dischi era presente il cantante/batterista pisano Daniele Caputo  già con i mitici  Birdmen of Alkatraz (psichedelia anni 80) e i neo progressive Standarte (tre dischi negli anni novanta).
Gli album sono caratterizzati da vigorosi afflati psyco prog di fine 60-inizio 70 con il sound magico dell'hammond e del mellotron suonati da Gerlini (anche lui ex Standarte) in evidenza per un tappeto sonoro di ottimo livello. 
Ultima line up: Gianluca Gerlini Tastiere . Alessandro Gimignani: batteria. Fabio Baini: basso.
Sito ufficiale: http://www.londonundergroundband.com/php/en/band-members.html
In ascolto l'intero album



Album consigliato:  Through a glass darkly (2003)


giovedì 2 novembre 2017

Unreal City

Ulteriore prova convincente (anzi di più…) per gli Unreal City. L'ensemble guidato dalla “coppia” Zanetta-Tarasconi si consolida come una delle più entusiasmanti realtà del rinvigorito Progressive italiano del terzo millennio. Di loro avevamo già ampiamente trattato (vedi  http://progressivedelnuovomillennio.blogspot.it/2013/04/unreal-city.html e
La straordinaria band, dai numerosi e gratificanti trascorsi live anche extraeuropei, è così giunta alla terza produzione discografica con "Frammenti Notturni", rilasciato il 10 settembre per AMS Records e le cui registrazioni sono avvenute presso il rinomato Studio 2 di Padova. 
 Il lavoro, cinque tracce per oltre tre quarti d'ora di godimento psicofisico sonoro, è eterogeneo e mai fine a se stesso, conducendo il fruitore nei meandri dell'oscurità che è il tema dominante –pur non essendo un concept album- del disco. 
Estrapolo dai profondi testi in ordine di apparizione: "la notte fuori è fredda e non ammette negazioni", "ora vaghi come un'ombra ignota alla città", "la luce già separava la nebbia dall'oscurità", "la notte ci inghiottiva già", "intrappolata nel ricordo delle notti", "a noi non serviva affatto quella luce" "nelle religioni della luce si nascondono sempre i demoni del buio".
Il disco, che non riscontra cadute di livello artistico, è caratterizzato da aspetti sinfonici e romantici con consuete tendenze prog-darkeggianti ma dal crepuscolarismo più tenebroso e alcuni fraseggi simil jazzistici funkeggianti, il tutto guarnito con grande sensibilità dalla perizia degli strumentisti e dal particolarissimo " vate" delle tastiere il giovane Dottor Emanuele "Ema" Tarasconi, compositore di musica e liriche, le quali sono autentici e scintillanti gioielli in montature sonore splendidamente rifinite.
Line up Emanuele Tarasconi: tastiere,theremin, chitarra acustica e voce. Francesca Zanetta: chitarre e mellotron, Dario Pessina: basso e la new entry Marco Garbin: batteria e percussioni.
Guest stars: Camilla Pozzi: voce e Matteo Bertani: violino.
Sito ufficiale: http://www.unrealcity.it
Ecco "La grande festa in maschera", traccia di apertura, nonchè più lunga, del disco.
Il brano consta di 5 movimenti di cui quattro strumentali: Desir, Exitacion, Orgasme e Resolution che sono inframmezzati dal cantato Plateau.



venerdì 27 ottobre 2017

Onségen Ensemble

Gli Onségen Ensemble, band finlandese fondata nel 2005, hanno all'attivo un unico album "Awalai" nel 2016 e due E.P. tra il 2005 e il 2007.
La loro proposta sonora è un interessante mix di prog, space e post-rock  con sfumature di musica folk finlandese.
Line up: Esa Juujarvi: basso, tastiere. Kimmo Nissinen: chitarra e Veijo Pulkkinen: batteria
Link utile: https://onsgenensemble.bandcamp.com/releases

Album consigliato: Awalai (2016)

mercoledì 25 ottobre 2017

I Will Kill Chita

I Will Kill Chita, abbreviato IWKC  (il nome dell gruppo è un grottesco riferimento alle tensioni  passate tra i membri), sono una band moscovita formatasi  nel 2008 grazie ai fratelli Nikita e Nikolai Samarin.
La loro proposta, totalmente strumentale con riferimenti psyco-sinfonici, art rock e avanguardia, si snoda attraverso quattro album dal 2012 "Urban Fears" al 2017 "Hladikarna" .
Line up: Nikolai Samarin: tastiere, chitarre. Nikita Samarin: batteria. Andrei Silin: tastiere. Alexander Ivanov: basso e Artem Litvakovsky: violoncello.
Sito ufficiale: http://www.iwkc.ru/


 Album consigliato: Evil bear Boris (2015)

lunedì 23 ottobre 2017

October Equus

Gli October Equus sono una band strumentale di Madrid attiva  dal 2004 con un demo "Hydra" e dal 2006 con cinque full lenght in studio di cui l'ultimo "Isla Purgatorio" è stato rilasciato nel 2013. Da segnalare anche quattro live per una sostanziosa produzione dal tappeto sonoro non di facile fruibilità, tra  prog cerebrale, avant rock "da camera" e sfumature di free jazz. 
Il nome del gruppo che in latino significa "Cavallo di Ottobre" deriva da un rito del paganesimo romano che corrispondeva a un sacrificio animale in onore di Marte (Dio della guerra) che si celebrava il 15 ottobre, in coincidenza con la fine della stagione agricola e delle attività militari.
La line up storica del gruppo prevede la presenza del trio di strumentisti Ángel Ontalva (nome d'arte di Ángel Rodriguez Morales) : chitarra, Víctor Rodríguez: tastiere e Amanda Pazos Cosse al basso, i quali di volta in volta si sono serviti di musicisti di grande spessore per le loro non semplici proposte artistiche.
Link utile: https://it-it.facebook.com/pg/octoberequus/about/?ref=page_internal

Album consigliato: Saturnal (2011)

sabato 21 ottobre 2017

Ligro

I Ligro sono un eteregoneo ensemble indonesiano composto nel 2004 dal chitarrista Adi Darmawan, dal bassista Agam Hamzah e dal batterista/percussionista Gusti Hendy.
I tre strumentisti, che provengono da diverso back ground musicale, hanno iniziato a suonare in concerti in tutto il mondo per poi rilasciare tra il 2008 e il 2015 tre ottimi album in studio chiamati tutti "Dictionary".
Il loro tappeto sonoro è un tessuto ricco di sfumature, dalla fusion ad afflati simil progressivi, passando attraverso parti molto free-jazz, ostiche ma ricche di fascino e tecnica sopraffina.
Link utile: https://ligro.bandcamp.com

Album consigliato: Dictionary 1° (2008)

venerdì 20 ottobre 2017

RasaSound

Gli ungheresi RasaSound sono stati fondati nel marzo 2010 da Balázs Szende, poi batterista per l'album Technicians of the sacred del 2015 dei britannici Ozric Tentacles
( vedi: http://progressivedelnuovomillennio.blogspot.it/2013/06/ozric-tentacles.html ).
La band magiara ha esordito nel 2011 con un E.P intitolato "Synthetic Nature", nel Novembre 2016 ha rilasciato digitalmente il full lenght autoprodotto "Beginnings".
Il sound è orientato verso uno space rock psyco-progressivo estremamente curato e molto orientato all'elettronica
Line up: Viktor Horváth: chitarra. Balázs Szende: batteria. Oliver Mayne e Zsolt Iványi: tastiere. Roland Pokornyik: basso e Levente Barta: percussioni
Link utile: https://rasasound.bandcamp.com

Album consigliato: Beginnings (2016)

venerdì 6 ottobre 2017

Samanovo Zbozi

I Samanovo Zbozi sono una band di Ostrava, la terza città più popolosa-con 300.000 abitanti- della Repubblica Ceca, situata a nord-est a pochi chilometri dal confine con la Polonia. Il gruppo ceco si è formato nel 2009. La loro attivita discografica si snoda tra due E.P "Samanovo Zbozi" nel 2013 e il 17 Aprile 2017 il lavoro d'annunciato addio del batterista dal titolo "Kolotoc".  Nel febbraio 2015 hanno rilasciato l'unico full lenght dal titolo "Pribeh Kuretee", in italiano: "La storia di un pollo".  Il loro sound è una mistura di segmenti jazzy, afflati progressivi, sprizzatine psichedeliche, grooves hard rock, per una proposta eclettica e non banale con il cantato in lingua madre.
Line up 2017: Jakub Novák: voce e chitarre. Kamil Tomek: basso e voce. Pavel Jurečka: batteria.
Link utile: https://samanovozbozi.bandcamp.com/album/p-b-h-ku-ete


Album consigliato: Pribeh Kurete (2015)

giovedì 5 ottobre 2017

Jordsjø

I Jordsjø di fatto sono un duo di Oslo che si è formato nel 2014 grazie al desiderio di esprimersi in musica del bravissimo cantante/polistrumentista Håkon Oftung  e dell'eccellente batterista/percussionista Kristian Frøland. 
In breve tempo i due ragazzi nordici, accompagnati di volta in volta da altri strumentisti,  hanno rilasciato quattro splendidi album autoprodotti (tutti solo formato cassetta o digitale!) in cui traspare, con un cantato in lingua norvegese, una grande capacità melodica di coniugare il progressive vintage sinfonico al folk con scenari nordici con sprizzatine qua e là psichedeliche. Da sottolineare la presenza di un doppio vinile  dal titolo "Jordsjø" uscito quest'anno che, in pratica, racchiude il meglio dei primi tre album. Sempre nel 2017 esattamente il 17 gennaio ha visto la luce la loro quarta fatica dal titolo "Jord", un lavoro maturo che può proiettare il duo in una dimensione internazionale.
Link utile: https://jordsjo.bandcamp.com/album/jord
Qua il gruppo in dimensione live

Album consigliato: Jord (2017)

venerdì 22 settembre 2017

Trevor Rabin

Sudafricano di nascita seppur di cittadinanza statunitense, il polistrumentista-cantante Trevor Rabin (Johannesburg 13 Gennaio 1954), importante membro degli Yes nel periodo 1982-1995 nel terzo millennio ha composto colonne sonore per film di successo quali "Il mistero dei templari”, “L’apprendista stregone” e molti altri.
Da segnalare un uscita discografica solistica datata 8 Maggio 2012 dal titolo “Jacaranda”, lavoro compositivo più orientato verso il jazz/rock fusion.
Dall’Ottobre 2016 con Anderson e Wakeman, il buon Rabin sta portando in tour- hanno suonato anche in Italia- uno spettacolo di ottimo livello che sfocerà in un disco nel 2018.


Album consigliato: Jacaranda (2012)

giovedì 21 settembre 2017

Savage Lucy

I Savage Lucy sono un gruppo strumentale proveniente da Johannesburg, più precisamente della provincia metropolitana di Gauteng, formatosi nell'aprile 2011.
Dopo due E.P. nel 2012 dal titolo “MK ultra” e “Verstaan?” hanno rilasciato il loro primo e unico full lenght il 7 Agosto del 2015 dal titolo “Reverie”.
Il trio mette sul pentagramma note che veleggiano su canoni progressivi con virate metal, jazzistiche e financo blues, per un sound eclettico e di buon valore.
Line up: Austen Ramsay Lewis: chitarre. Steven Bosman :percussioni e Clint Falconer  al basso.
Sito ufficiale: http://savagelucy.co.za

Album consigliato: Reverie (2015)

mercoledì 20 settembre 2017

OhGod!

OhGod! -rigorosamente tutto attaccato con esclamativo finale- è un ensamble di Città del Capo più incline al prog metal con strizzatine melodiche verso l’alternative rock.
La band si è formata nel Luglio 2013 dalle ceneri di un altro gruppo dal  tappeto sonoro simile ossia i Lane Evermore di Pretoria.
Di fatto, finora, non hanno rilasciato fisicamente album se non l’E.P. digitale autoprodotto nel Marzo 2015 dal titolo “Forrest Feuds”, ma sono doverosi di segnalazione per la capacità tecnica che hanno dimostrato nei quattro brani strumentali dell’E.P., speranzosi che ci possa essere un album intero nel loro futuro.
Line up: Stefan Steyn (chitarra).David Houston (chitarra).Danny Harris (batteria) e Mark Woolfrey (basso).
Questo è il live di una nuova traccia 2017 dal titolo Kepler


Album consigliato: Forest Feuds (2015)

giovedì 14 settembre 2017

The Ocean doesn’t want me

I The Ocean doesn’t want me sono un ensemble originario di Pretoria, la capitale amministrativa del Sud Africa. Il nome del gruppo prende spunto dal titolo dell'omonimo recitativo di Tom Waits, la sesta traccia dell'album Bone Machine del 1992.
Hanno pubblicato due full lenght: “Which hope to live for” nel 2008, “As the dust settles” nel 2012  e un E.P. “The reins” nel 2015.
Il loro stile è orientato verso il metal-progressive in chiave terzo millennio.
Line up: Beastie: basso e voce. CF: chitarre e voce. Robin: percussioni, synths ed elettronica.


Album consigliato: As the dust settles (2012)

AlbinoBeach

Gli  AlbinoBeach sono un trio proveniente da Johannesburg formatosi nel 2006 grazie a Garrick van der Tuin (batteria), Kalin Pashaliev (basso) e Ian Finch (chitarra).
Autori di un solo album dal titolo “Cacophonic” nel 2015 e di due E.P “Albinobeach” nel 2008 e “Angolan Girls” nel 2011, il terzetto ha dimostrato ottime capacità di coniugare più stili: dal prog alla musica etnica, dal jazz all’ambient elettronico, dal metal al trip hop.
Una particolarità è quella che negli spettacoli dal vivo sono soliti proporre al pubblico di esplorare direttamente strumenti insoliti come, ad esempio, il bulgaro Kaval, antico strumento a fiato dell’area mediterranea.
Line Up: Kalin Pashaliev: basso. Garrick van der Tuin: batteria. Ian Finch: chitarra.Boris Tzvetanov: batteria e percussioni.Nenad Djelic: chitarra elettrica e Ivan Batchvarov al violino.


Album consigliato: Cacophonic (2015)