martedì 26 dicembre 2017

Top five italiana 2017

Anche quest'anno condivido, mediante il blog, le proposte dell'area progressiva italiana che mi sono piaciute maggiormente tra quelle che ho potuto ascoltare.

Unreal City: Frammenti Notturni
Giunta al terzo disco, la giovane band guidata dal "vate delle tastiere" il compositore (liriche e musica) Emanuele Tarasconi e dalla "quota rosa" (purtroppo non sono molte le donne che suonano progressive....) l'eccellente chitarrista Francesca Zanetta, ha lasciato una ulteriore impronta sonora di grande qualità.
Il disco, dal titolo crepuscolare "Frammenti Notturni", rilasciato per l'AMS Records il 10 Settembre, si sviluppa in cinque tracce per oltre tre quarti d'ora di musica che creano al fruitore un setting cognitivo di mero godimento psicofisico sonoro
L'album, che non riscontra cadute di livello artistico, è caratterizzato da aspetti sinfonici e romantici con tendenze prog-darkeggianti e alcuni fraseggi simil jazzistici funkeggianti, tutto è guarnito con grande sensibilità dalla perizia degli strumentisti. Da rilevare la profondità dei testi che sono autentici e scintillanti gioielli in montature sonore splendidamente rifinite.
Line up Emanuele Tarasconi: tastiere,theremin, chitarra acustica e voce. Francesca Zanetta: chitarre e mellotron, Dario Pessina: basso e la new entry Marco Garbin: batteria e percussioni. Guest stars: Camilla Pozzi: voce e Matteo Bertani: violino.
Ecco la quarta traccia del disco, la mini suite "Il nido delle succubi"

Barock Project: Detachment
Riconosco di avere un debole per l'ensemble modenese capitanato dal "genietto" Zabbini, giunto al quinto lavoro in studio con "Detachment. Questo nuovo disco di 75 minuti, rilasciato il 20 marzo per la label Artalia, nonostante l'assenza del cantante Luca Pancaldi (presente nel gruppo dal 2002),  non delude le aspettative del melomane progressivo, anzi... considerevole sostanza sonora e mirabilie compositive ne fanno un ulteriore masterpiece del nuovo millennio. L'album si compone di tredici tracce assai variegate: dal neo prog ad afflati fusion-jazzistici,da sprizzate etniche a poderose incursioni sinfoniche. Tutto è realizzato con creatività per un album maturo, ricco di contaminazioni benefiche.   
Line up: Luca Zabbini: pianoforte, tastiere, chitarre acustiche, voce solista. Eric Ombelli: batteria. Marco Mazzuoccolo: chitarre elettriche e Francesco Caliendo al basso elettrico. 
Da rilevare la presenza del cantante/polistrumentista inglese Peter Jones ospite vocale in due brani : "Broken" e "Alone" di cui ha scritto anche le liriche. 
L'interessante artwork è del grafico ferrarese Simone "Anomalia" Furia.
In ascolto "Happy to see you" altra lirica scritta da Peter Jones ma non cantata da lui.



Phoenix Again: Unexplored
I bresciani Phoenix Again, dalla lunga militanza nello scorso millennio con il nome Phoenix, hanno rilasciato il 6 Maggio per la Black Widow il loro terzo disco in studio dal titolo "Unexplored".
Una band transgenerazionale con elementi fondamentali i fratelli Lorandi (Antonio classe 59, Sergio classe 65, il maggiore Claudio purtroppo è scomparso nel 2007) e il batterista Silva classe 59.  Un album variegato, il cui eclettismo fa mantenere alta la concentrazione al fruitore negli otto affreschi sonori di cui si compone, i quali si snodano tra mood tipicamente prog seventies, hard rock e momenti melodici di intensa bellezza.
Line up: Antonio Lorandi: basso, voce. Sergio Lorandi: chitarre acustiche ed elettriche, voce
Giorgio Lorandi: percussioni, voce. Marco Lorandi: chitarre elettriche, voce. Alessandra Lorandi: voce. Andrea Piccinelli: tastiere e Silvano Silva: batteria, percussioni, voce.
Da rammentare che la copertina è un disegno ad olio del compianto Claudio Lorandi dal titolo "Riflessi d'autunno".
In ascolto la sesta traccia "Valle della luna"



Basta!: Elemento antropico
L'eclettico gruppo toscano dei Basta! (rigorosamente con accento esclamativo!) colpisce nel segno sonoro con "Elemento Antropico" (Lizard Records 2017). Un full lenght di cinquanta minuti di  poderosa cavalcata -quasi totalmente strumentale- ad eccezione di alcune parti parlate (voce narrante Riccardo Sati), in una delle quali (Intro) troviamo il Deus ex machina del prog nostrano del nuovo millennio ossia Fabio Zuffanti. Le undici tracce, in cui si divide il platter, esaltano pienamente tutta la perizia compositiva del giovane ensemble. 
L'album, di grande livello tecnico ed emozionale, si struttura in composizioni eterogenee e movimentate, esplorando con disinvoltura  prog sinfonico, heavy folk-rock, avant-jazz.
Tutti questi paesaggi sonori si "fondono" per un prodotto di grande spessore e dalla fruizione gradevolissima.  
Line up: Damiano Bondi: diamonica e tastiere. Saverio Sisti : chitarre. Giacomo Soldani: basso. Andrea Tinacci: clarinetto  e sax. Roberto Molisse: batteria
Ascoltiamo la seconda traccia "Il muro di Ritmini Strambetty"

Il Cerchio d'oro: Il fuoco sotto la cenere
A distanza di quattro anni del mitologico "Dedalo e Icaro" l'esperta band savonese de Il Cerchio d'oro mette alla prova la propria inossidabilità con il fuoco. Il loro terzo full lenght d'inediti del millennio "Il fuoco sotto la cenere" è un'opera matura di grande portata emotiva.
Il disco, rilasciato per la dinamica etichetta Black Widow il 14 Luglio, consta di sette tracce per quarantotto minuti di genuino progressive dove l'ensemble - ben affiatato- mette “a fuoco” tutti gli elementi che lo contraddistinguono: armonie vocali sublimi, gusto “superiore” per la melodia. Anche in questo disco la talentuosa formazione ligure si nobilita ulteriormente attraverso la presenza di tre icone del prog anni settanta: Pino Ballerini (Rovescio della Medaglia) al canto in “Per sempre qui”, il batterista Paolo Siani (Nuova Idea) e il cantante/tastierista Giorgio Usai (New Trolls) nel brano più “tirato” del disco ossia ” Il Rock e l’inferno”. Un plauso per la cover finale dedicata a Ivan Graziani con “Il fuoco sulla collina”rimodellata sui canoni della band con originali trasformazioni timbriche-sonore.
Line up: Piuccio Pradal: chitarra acustica, voce. Giuseppe Terribile: basso, chitarra, voce.Gino Terribile: batteria, percussioni, voce. Franco Piccolini: tastiere. Simone Piccolini: tastiere, cori e la new entry Massimo Spica alle chitarre. 
Propongo Il fuoco nel bicchiere, la quinta traccia del disco. Il  testo del paroliere Pino Paolino, con musica del "giovane" Simone Piccolini, tratta con accurata analisi un tema estremamente pernicioso-recidivante qual'è l'alcolismo. " ...E cerco ancora l'amore in fondo al bicchiere. La vita è ora un sogno infranto da bere".

Come ogni anno desidero evidenziare un bel lavoro -non progressive -che mi ha colpito molto per la raffinatezza sonora. Si tratta di un album che meriterebbe più visibilità essendo opera di grande spessore artistico. Il disco in questione è Ostinato blu dei torinesi  Glad Tree rilasciato il 22 Settembre per M.P.& Records e la produzione di Vannuccio Zanella e degli stessi Glad Tree. La seconda fatica discografica del combo, che nel frattempo ha sostituito il vocalist/percussionista Kamod Raj con Mario Bruno già hammondista dei mitici Procession nel 1971, si sviluppa in dieci tracce per tre quarti d'ora di sensazioni jazz, afflati etnici, radici blues. La magica chitarra del collezionista di gemme sonore Marcello Capra illumina la scena assieme al suadente flauto di Lanfranco Costanza e alle tastiere di Mario Bruno. Da rilevare le versioni personalissime di Mystery Train ( Junior Parker), Waiting for the right time (John Mayall) e la Bourree (Bach) che, abbinate alle composizioni del trio, creano ornamenti non solo virtuosistici ma emozione che si eleva allo stato primordiale quando, ascolto dopo ascolto, il disco cresce di bellezza endogena.
A voi il primo brano del disco dal titolo "Ostinato".

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