giovedì 31 dicembre 2015

Top Five Internazionale 2015

Queste sono le mie scelte internazionali progressive per quest’anno tra tutti i dischi che ho potuto ascoltare.


Thieves' Kitchen: The Clockwork Universe
Sei tracce, oltre 50 minuti di musica, per il sesto disco dei britannici Thieves' Kitchen con echi seventies,toccate fusion, afflati canterburiani e folkeggianti , il tutto ben condito con una voce femminile calda e suadente, quella della vocalist Amy Darby.
La presenza di musicisti degli Anglagard  come la flautista Anna Holmgren ,il bassista  Johan Brand  oltre all’ex tastierista Thomas Johnson arricchiscono ancor più la proposta sonora, per un prodotto di grande varietà espressiva e qualità tecnica-emozionale.
Completano la line up il chitarrista Phil Mercy e il batterista Paul Mallyon.



Ciccada: The finest of miracles
I greci Ciccada, dopo 5 anni di silenzio discografico , con l’uscita del secondo disco “The finest of miracles” confermano, anzi migliorano, quanto di buono avevano realizzato nel precedente lavoro.
La band ateniese, nei tre quarti d’ora del disco impreziositi dalla strepitosa voce femminile Evangelia Kozoni, naviga soavemente tra folk, melodie sinfoniche con una azzeccata combinazione tastiere-flauto e sprizzate simil jazz.
Line up: Evangelia Kozoni (voce), Nicolas Nikolopoulos (flauto, sax, Mellotron synth, piano elettrico, pianoforte, glockenspiel), Yorgos Mouchos (chitarre) e Yannis Iliakis (batteria, percussioni).


Mystery : Delusion Rain
Non è assolutamente una delusione il sesto lavoro in studio dei canadesi Mystery anzi è un piccolo gioellino neo prog con sei tracce per una abbondante oretta  di gradevolissima musica
La band di Montreal guidata magistralmente dal chitarrista Michel St-Père dimostra di essere particolarmente ispirata in particolar modo nella splendida suite di quasi venti minuti  The willow tree dove i fraseggi strumentali, gli assolo e la vocalità del cantante/flautista  Jean Pageau creano una comunione benefica per le orecchie dei fruitori.
Completano la line up: il bassista François Fournier, il tastierista Benoît Dupuis, il batterista  Jean-Sébastien Goyette  ed il secondo chitarrista Sylvain Moineau.


Echolyn: I Heard You Listening
Il quintetto della Pennsylvania con I Heard You Listening, nono album di una serie (raffinata) iniziata nell’ormai lontano 1991, mantiene caratteristiche di grande qualità sonora seppur con un punto d’incontro che cresce ascolto dopo ascolto essendo gli Echolyn una band  non paladina dell’immediatezza.
Il disco diviso in nove tracce di un’ora abbondante di prog sinfonico è un lavoro, more solito, ricco di sfumature di gusto, estremamente curato negli arrangiamenti, dal quale emerge il talento ed il tasso tecnico dei musicisti: Brett Kull (chitarra e voce), Raymond Weston (voce), Tom Hyatt (basso), Paul Ramsey (batteria) e il tastierista  Christopher Buzby.  



Nemo: Coma
Il nono album dei Nemo è certamente da annoverare tra i lavori meglio riusciti nel panorama prog sinfonico di quest’anno.  Il quartetto capitanato dal chitarrista e cantante Jean Pierre Louveton sfodera eclettismo e gran classe . Il disco di 56 minuti, sempre con liriche in francese, fluisce senza intoppi nelle sei tracce di cui si compone.
Di Coma si può trovare anche una limited edition comprendente un secondo disco bonus nel quale sono contenute due cover ( Rat Bat Blue dei Deep Purple e Ten Years Gone dei Led Zeppelin) e tre brani riferiti alla Trilogia della divina Commedia.
Oltre al già citato leader Louveton suonano nel disco il batterista Jean Baptiste Itier, il bassista Ollivier Long e il tastierista/cantante Guillame Fontaine.




Mi permetto anche di citare un extended play di 25 minuti(tre tracce in studio e una live) che merita la menzione in quanto il prog sinfonico di questo ensamble britannico , seppur di chiara derivazione genesisiana,è davvero una grande risorsa per i progger del terzo millennio. Trattasi di Wassail dei Big Big Train



Tra i lavori non progressive che ho ascoltato segnalo:
Louise Le May: A Tale Untold
Leggerezza ed intensità nella sua vocalità  espressiva, Louise Le May è artista di grande talento, capace di far vibrare corde emotive pur nel minimalismo di questo suo folgorante debutto discografico full-length (ha al suo attivo un e.p. del 2009).
A Tale Untold, questo il titolo dell’album della musicista inglese, è un disco da seguire con attenzione per cogliere le rilevanti sfumature in esso contenuto.
Un impressionante debutto!


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